Cina: Wang Quanzhang, legale esperto di diritti umani, è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione
Il Tribunale di Tianjin (nord della Cina) ha condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione Wang Quanzhang, avvocato specializzato nella difesa dei diritti umani. Come riportato da Askanews, il cinese è stato accusato di “sovversione dello Stato”. Oltre alla detenzione, è stato privato dei suoi diritti politici per cinque anni.
La storia di Wang Quanzhang
Wang Quanzhang è nato nella contea di Wulian, nello Shandong. Il suo lavoro ha riguardato principalmente la difesa di attivisti politici e contadini a cui è stata tolta la terra. Il 9 luglio 2015 il governo di Xi Jinping ha avviato una serie di arresti nei confronti di 200 persone tra avvocati e attivisti difensori dei diritti umani, nella vicenda nota come la repressione del gruppo 709. Tra questi, spuntò anche Wang Quanzhang, arrestato con l’accusa di “infrangere l’ordine sociale”.
A seguito del fermo, le autorità cinesi notificarono il fatto alla moglie, Li Wenzu, senza però indicare il luogo di detenzione del marito. Così facendo, la Cina negò un equo processo e un legale al cinese, oltre alla possibilità di incontrare la propria famiglia (che conta anche un figlio). La scomparsa dell’avvocato fu più volte denunciata dalla stessa compagna: celebre il viaggio di 12 giorni da Pechino a Tianjin, bloccato anzitempo dalle autorità locali.
Nel luglio 2018, gli fu concesso un legale, Liu Wiguo, il quale dichiarò che il suo cliente non aveva subito violenze o maltrattamenti durante la detenzione. Parole che, secondo Li Wenzu, nascondevano altro: “Stava cercando di dirmi che ha subito un tormento inumano”. La stessa tornò a denunciare la detenzione continua senza processo del marito nel dicembre dello stesso anno, radendosi la testa assieme a tre donne per le strade di Pechino.
Un’udienza controversa
Il processo arrivò il 26 dicembre 2018, presso la Corte Popolare Intermediaria N.2 a Tianjin. Secondo quanto riportato dalla BBC, l’accusa cinese contro Wang Quanzhang riguarda legami lavorativi con l’attivista svedese per i diritti umani, Peter Dahlin, e altri per “addestrare forze ostili”. A Li Wenzu non fu concesso di prendere parte all’udienza: alle 5 del mattino del giorno del processo, infatti, diversi funzionari della sicurezza la bloccarono in appartamento. Una sorte simile toccò a giornalisti e diplomatici stranieri, a cui fu negato l’accesso in aula.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante