Arrestato Lu Guang, il “cavallo oscuro” autore di una mostra fotografica contro l’inquinamento in Cina
“Lu Gang stava viaggiando nella regione occidentale il 3 novembre quando la moglie, Xu Xiaoli, ha perso ogni contatto con lui“. Lo riporta Cinaoggi.it, sottolineando che il fotografo cinese – autore di numerose denunce sociali, l’ultima riguardante l’inquinamento in Cina – stava percorrendo lo Xinjiang prima di sparire. Sette giorni dopo, la conferma: Lu Guang “è detenuto in una prigione di Kashgar” (LaCroix.com), ma non ci sarebbero novità sulla sua condizione di salute.
“L’arresto di Lu Guang potrebbe non essere motivato unicamente dalla paranoia della sicurezza dello Xinjiang o dal clima generale di repressione della Cina di Xi Jinping – ammette Kathleen E. McLaughlin, esperta americana della Cina -. Per capire dobbiamo tornare ai giorni in cui [Lu Guang] ha coperto diverse catastrofi umanitarie in Cina, che lo hanno reso famoso. L’attuale leader del Partito comunista nello Xinjiang stava gestendo la situazione di crisi in quel momento“. Insomma, sembra ipotizzarsi una vendetta politica nei confronti del fotografo cinese.
“Pollution in China”: la denuncia di Lu Guang
L’inquinamento in Cina è stato spesso oggetto di numerosi documentari. L’ultimo, appunto, porta la firma di Lu Guang, che ha vinto la 30esima edizione del W. Eugene Smith Memorial Fund presso l’Asia Society di New York grazie al suo reportage “Pollution in China“. Nel suo lavoro, il “cavallo oscuro” – com’è soprannominato dal circolo fotografico di Pechino – ha immortalato controverse situazioni ambientali: rifiuti chimici abbandonati, aria così inquinata da essere visibile a occhio nudo, fiumi ricolmi di spazzatura, liquami che conquistano i mari e via discorrendo.
La ricerca: “L’inquinamento causa un calo dell’intelligenza”
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte lanciato allarmi in merito all’inquinamento cinese, in particolare per la città di Pechino (basti pensare che, nell’agosto 2018, l’inquinamento atmosferico della città ha registrato un lieve calo, restando comunque tre volte superiore alla soglia di guardia stabilita dall’OMS). Un contesto che diventa ancora più disarmante a livello globale se si pensa ai cambiamenti atmosferici che stiamo assistendo, al “No” furioso di Trump nei confronti dell’accordo di Parigi e alla lotta alla plastica monouso condotta dall’Unione Europea.
Oltre alle prove fotografiche, diverse ricerche scientifiche hanno sollevato il problema in questione. Nell’agosto 2018, ad esempio, come riporta Corriere.it, la rivista Proceedings of The National Academy of Sciences ha lanciato un nuovo allarme: “L’alto inquinamento causa un grave calo dell’intelligenza“. Nel dettaglio, i risultati sono stati ottenuti con test di capacità aritmetica e del linguaggio condotti su 20 mila persona tra il 2010 e il 2014 nell’ambito degli studi delle famiglie cinesi. “Il danno cognitivo – si legge nell’articolo – potrebbe essere stato causato dalle sostanze ossidanti che producono neuro infiammazione e neuro degenerazione“. Per Pechino, ad esempio, si parla di un impatto equivalente a “perdere un anno d’istruzione“.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante