Joshua Wong, dopo l’arresto l’udienza: “Mio dovere stare con Hong Kong”
Dopo aver documentato l’arresto (e il successivo rilascio) dell’attivista Joshua Wong – anche lui (come Agnes Chow e Nathan Law) preso di mira dalla nuova Legge sulla Sicurezza Nazionale -, oggi parliamo di cos’è successo il 30 settembre 2020, giorno in cui l’attivista pro-democrazia di Hong Kong è stato chiamato in udienza in tribunale.
L’udienza di Joshua Wong: ecco com’è andata
Per seguire sugli sviluppi, ci siamo affidati ai profili social di Joshua Wong. Il giovane, infatti, ha condiviso alcuni stati nei quali ha affrontato il tema in questione. In un primo post su Facebook, ad esempio, appena lasciato il tribunale distrettuale orientale, ha spiegato che è stata nuovamente stabilita la condizione di non lasciare l’ex colonia britannica, operazione secondo lui emessa per “non andare in giro per il mondo per parlare di Hong Kong”. L’aggiornamento più importante, però, riguarda la data d’inizio della causa, fissata il 18 dicembre 2020
In un secondo post ha specificato che si tratta della terza causa da lui affrontata, questa volta con sei accuse a suo carico: “Ho il dovere di continuare a stare con il popolo di Hong Kong”.
Joshua Wong ha parlato poi di questo processo anche su Twitter, sottolineando che il suo attivismo nel 2020 dovrà essere ancora più “resiliente” e che una delle accuse potrebbe essere ritirata se la CFA dichiarasse incostituzionale la legge anti-maschera. In questo lungo thread, l’attivista ha anche ricordato l’importanza di affrontare il tema dei 12 Youths.
In un video pubblicato qualche giorno dopo, Joshua Wong torna a parlare della legge di sicurezza nazionale, sottolineando sì che si tratta di una norma che potrebbe segnare la fine di Hong Kong, ma è giusto far sapere al mondo che i cittadini “continuano a combattere” anche nella Giornata Nazionale Cinese (1° ottobre 2020).
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Joshua Wong a Open: “Sono costantemente seguito”
In una recente intervista a Open, Joshua Wong è tornato a parlare pubblicamente di Hong Kong e della sua strana quotidianità da attivista: “La mia vita è cambiata molto, a partire dal fatto che vengo seguito costantemente da macchine e altri veicoli con a bordo gli agenti della sicurezza nazionale”. Questa è stata l’occasione anche per ribadire che “ci sono molti attivisti che hanno sofferto più di me, che ho passato quattro mesi in prigione: molti attivisti a Hong Kong hanno già trascorso più di 4 anni in carcere”.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante
Fonte foto: Twitter Joshua Wong
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