Hong Kong, vietata marcia per i “12 Youths”. CHRF: “Faremo appello”
Nuove inquietanti ombre su Hong Kong. La scorsa settimana, infatti, è stata vietata al Civil Human Rights Front (CHRF) una manifestazione in favore della liberazione dei 12 Youths. Negli ultimi giorni il tema è diventato abbastanza noto all’opinione pubblica internazionale, anche a fronte dell’arresto (e del successivo e celere rilascio) dell’attivista Joshua Wong. Cerchiamo di capire la situazione.
Hong Kong: chi sono i 12 Youths?
Partiamo dalle ‘presentazioni’. Il termine 12 Youths è stato ‘coniato’ per indicare 12 cittadini di Hong Kong, inizialmente in detenzione penale a causa della nuova legge sulla sicurezza nazionale. Come mai sono in detenzione? Verso la fine di agosto 2020 hanno provato a varcare i confini nazionali (azione illegale in base alla legge cinese) per raggiungere Taiwan in motoscafo, meta preferita per i cittadini pro-democrazia dell’ex colonia britannica.
L’identità precisa di queste persone non è nota, ma sappiamo che sono individui tra i 16 e i 33 anni (da qui è facile intuire il perché dell’appellativo “youths”) e sono tenuti in isolamento a Shenzen (Cina). A fronte di questa situazione, è intervenuta persino la portavoce del ministero degli Esteri della Cina, Hua Chunying, la quale li ha bollati come “elementi che tentano di separare Hong Kong dalla Cina”.
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Tale scenario è sfociato anche nel mondo dei social, dove sono nati diversi hashtag in favore dei 12 giovani, attraverso i quali viene richiesta la loro liberazione: ad esempio, possiamo trovare #12youths oppure #12hkyouths, accompagnati molto spesso da #StandWithHongKong – scritta che abbiamo visto imbracciata anche da Nathan Law nella sua prima apparizione pubblica europea a Roma.
La manifestazione negata a Hong Kong: cos’è successo?
Veniamo ai fatti recenti. Venerdì 25 settembre 2020 la polizia di Hong Kong ha rifiutato la richiesta del CHRF di organizzare un corteo pro-democrazia in favore dei 12 Youths previsto per oggi, 1° ottobre 2020, data che tra le altre cose coincide con la Giornata nazionale cinese. La motivazione delle autorità è presta detta: rischio di violenza e trasmissione di contagi da Covid-19.
L”iniziativa sarebbe dovuta partire da Causeway Bay e avrebbe raggiunto il quartiere centrale degli affari. Purtroppo, però, le Forze dell’Ordine hanno bloccato la possibilità di manifestare in quanto, tra le altre motivazioni, sarebbero imputati alcuni eventi passati molto simili che avrebbero causato “vari incidenti violenti”, oltre al fatto che tale marcia passa vicino a “edifici ad alto rischio” (Radio Free Asia), come il quartier generale della polizia (al centro di un caso di manipolazione storica). Su Twitter, CHRF ha promesso che farà appello e ha condiviso la lettera ufficiale dell’obiezione delle autorità.
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Cosa dice la lettera della polizia di Hong Kong?
Oltre a quanto è appena stato detto, grazie a a RFA scopriamo un altro aspetto coercitivo e destabilizzante per la libertà di espressione democratica: “Dato che l’umore dell’opinione pubblica è ancora instabile in questo momento, la polizia ha buone ragioni per credere che alcuni manifestanti si allontaneranno dal percorso pianificato per compiere atti violenti di vandalismo”. Di tutta risposta, Jimmy Sham, “convevor” del CHFR, attivista pro-democrazia e dei diritti LGBT (è segretario dell’organizzazione Rainbow di Hong Kong), ha inviato i cittadini a vestirsi di nero.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante
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