Questo progetto, secondo quanto concordato con il Doeguling Tibetan settlement di Mundgod (South India), è volto alla realizzazione di uno spazio di riabilitazione per gli ospiti La “Old and Infirm People’s Home” del Camp 3 .
All’interno di questa struttura vivono più di 100 anziani. Le loro condizioni di salute risentono della difficile vita che hanno condotto dal momento della fuga dal loro paese. Molti di loro, quindi, non sono autosufficienti o sono affetti da molteplici malattie fisiche e sensoriali.
Abbiamo deciso di sostenere questo progetto, innanzi tutto, perché gli anziani possano riempire le loro giornate, non solo di ricordi ma di azioni concrete, migliorando la qualità della loro vita. E anche perché possano produrre manufatti tradizionali e contribuire, così, a conservarne la memoria, a sostegno del patrimonio culturale del loro Paese.
Il progetto è da intendersi quale PROGETTO RIABILITATIVO DI STRUTTURA e intende dare vita ad attività riabilitative e di TERAPIA OCCUPAZIONALE, attrezzando le stanze dedicate con i materiali necessari e contribuendo alla stesura e attuazione delle attività stesse. In particolare.
- fornire agli operatori coinvolti il know how necessario perché – coerentemente con le risorse, le scelte e gli orientamenti della propria cultura – realizzino al meglio le azioni riabilitativo-occupazionali:
- realizzare un Laboratorio specifico di attività riabilitative per la memoria, con esercizi di memorizing (tipici della cultura tibetana) e con esercizi grafici e di composizione
- intervenire in accompagnamento alla costituzione di specifiche iniziative (Laboratori) finalizzate, per la loro natura e caratteristiche, anche ad attivare un circuito capace di automantenimento e di espansione, attraverso la vendita dei manufatti e l’acquisto dei materiali necessari alla loro produzione. Tra questi: coltivazione di prodotti locali da orto; artigianale ( tessitura a telaio di piccoli tappeti, di borse e di cinture tibetani; stampa di t-shirt; produzione di mala; produzione di oggetti di piccola cartoleria; produzione di candele); Creativo (ideazione e realizzazione da parte di un grafico di un logo per la vendita dei prodotti).
PERCHE’ UN PROGETTO “RIABILITATIVO DI STRUTTURA” Necessità primaria è quella di realizzare un incontro fra la saggezza della millenaria tradizione buddista locale e le più recenti acquisizioni in ambito scientifico. Tale integrazione sembrerebbe essere il più etico e auspicabile dei presupposti per la realizzazione pratica di un intervento riabilitativo veramente efficace, da sempre alle prese con il dilemma sulle sue origini mediche o filosofiche e socio-culturali.
La Riabilitazione, come noto, è un complesso di interventi integrati, atti a restituire stima e dignità alla persona che, per motivi diversi, l’abbia perduta. Possiamo considerarla allo stesso tempo “processo di soluzione dei problemi” e “processo di educazione”, nel corso del quale si porta una persona a raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, funzionale, sociale ed emozionale, con la minor restrizione possibile delle sue scelte operative. Il processo riabilitativo riguarda pertanto, oltre che aspetti strettamente clinici, anche aspetti psicologici e sociali. Per raggiungere un buon livello di efficacia esso va mirato su obiettivi plurimi, programmati in maniera ordinata, perché l’autonomia raggiungibile nei diversi ambiti possa tradursi in “autonomia della persona” e in una migliore qualità della sua vita.
In tale ottica, accanto alla vera e propria Terapia Riabilitativa (che esula da questo progetto), assume notevole importanza l’Assistenza Riabilitativa, intesa come tutto quanto si fa a favore della vita quotidiana e della dimensione esistenziale della persona, per rispondere al suo “bisogno di sentirsi essere”.
Dunque il fine principale di ogni intervento riabilitativo è la Promozione Integrale della Persona Umana, in tutte le sue dimensioni secondo le potenzialità di ciascuno. Si realizza come risultato dell’integrazione di cura, riabilitazione, abilitazione, assistenza e educazione. E consiste nel favorire lo sviluppo non parcellizzato di singole abilità e capacità, ma di tutte queste all’interno di un essere unico e irripetibile, nel corso di tutte le fasi della sua vita. La promozione della persona segue pertanto, attraverso un vero processo “educativo” percorsi individuali, che portano alla realizzazione di quel progetto di vita che corrisponde alle aspirazioni, attitudini e capacità di ciascuno. E per questo la persona deve essere costantemente soggetto attivo di interventi e mai oggetto passivo di trattamenti. Solo questa attenta e costante osservazione partecipe della persona nella sua globalità ci permette di conoscere chi veramente sia e le sue potenzialità residue, prima ancora dei suoi deficit funzionali da eliminare o ridurre. Permettendoci inoltre di dare sempre e comunque una risposta ai suoi bisogni esistenziali anche là dove non sarà stato possibile recuperare le sue limitazioni.
L’International Classification of Functioning (ICF), il più recente strumento di lavoro prodotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (non più di tre anni fa dopo circa venti anni di studi e recepito da quasi duecento Stati), consente di descrivere secondo criteri condivisibili e confrontabili il funzionamento di una data persona con un dato stato di salute in un determinato contesto ambientale.
Per tale motivo si ritiene opportuno ispirarsi a tale strumento, nel programmare gli interventi di questo progetto, affiancando ai diversi progetti individuali il suddetto Progetto Riabilitativo di Struttura. Cioè la disponibilità e l’organizzazione degli spazi, del lavoro e delle modalità operative di tutta la struttura nel suo insieme, allo scopo di garantire un’idonea funzione di supporto finalizzata alla protezione e alla stimolazione delle capacità funzionali e relazionali delle persone anziane coinvolte, nel pieno rispetto della loro cultura di appartenenza. Con vantaggio aggiuntivo per la cultura di appartenenza stessa.