Cooperazione internazionale
a sostegno dei Rifugiati politici provenienti dal Tibet
nel mese di Dicembre
in occasione degli Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Mundgod
Come ogni anno l’Associazione compie il periodico viaggio di verifica delle proprie attività, realizzate a favore dei rifugiati politici Tibetani che vivono in India.
Nel corso del mese di Dicembre l’intervento è stato svolto in occasione dell’importante visita di Sua Santità il Dalai lama nel Doegulign Tibetan Settlement di Mundgod, a Mundgod, nello stato del Karnataka, dove l’Associazione opera avendo come propri referenti locali il Tibetan Settlement per i civili e il Gajang Gyalrong Khamtsen per i monaci.
Sua Santità il Dalai Lama ha conferito, dal 30 Novembre al 13 Dicembre gli importanti Insegnamenti di Jangchup Lamrim. Insegnamenti che si sono svolti, nella prima parte presso il Monastero di Gaden e per la seconda presso il Monastero di Drepung all’interno del Doeguling Tibetan Settlement. E che hanno visto la partecipazione di migliaia di fedeli – monaci e laici – provenienti da tutte le parti del Mondo.
6 dicembre – giovedì
Arrivo a Mundgod, in serata dopo un forte ritardo del volo da Dubai e dopo aver preso per un soffio il volo per Bangalore … per la prima volta da oltre 10 anni non c’è nessuno ad aspettarmi in aeroporto. Prendo, quindi l’unica macchina disponibile, un po’ malandata, che a tre quarti del viaggio buca la ruota in piena notte, in totale solitudine e in piena campagna. Il solerte autista, non avendo nemmeno una pila, riesce a riparare il danno solo grazie alla luce del cellulare … Qualcuno, dall’Ufficio di Polizia, aveva avvisato i monaci che non sarei arrivata, non essendo in possesso del Permesso per l’Area Protetta (P.A.P.)! E nessuno riuscirà a capire mai l’origine di questa informazione … Visto che, almeno questa volta il PAP era, incredibilmente, in mio possesso addirittura in anticipo rispetto alla data di arrivo! Ma pare che i controlli per gli Insegnamenti del Dalai Lama, abbiano gettato i funzionari locali in una sorta di delirio di controllo, al di là anche dell’utilità e della logica. Anche con la richiesta di un timbro sulla card di accesso da apporre, a cura degli Uffici, in aggiunta al PAP.
Anche la “mia” stanza è occupata. Da una coppia di Taiwanesi che mi stanno, da subito e senza nemmeno conoscerli, poco simpatici … Avrò conferma dell’epidermica impressione quando li avrò conosciuti …
7 dicembre – venerdì
Nonostante una tranquilla notte di riposo, tutto sembra procedere per il verso sbagliato. Il Representative del Tibetan Settlement è fuori Ufficio e la prima giornata passa inutilmente, tranne la festosa accoglienza di Tsering Wangdue.
Il piccolo centro è nel caos più totale. Auto, moto, bancarelle, polvere, clacson, confusione, sovraffollamento e … connessione saltellante. Non c’è niente da fare, la visita del Dalai Lama per gli insegnamenti ha il poter di stravolgere del tutto gli equilibri di questo Settlement. Che, al di là dei “benefici” si trasforma in una specie di centro commerciale, pieno di disordine e di confusione.
8 dicembre – sabato
Incontro Mr. Sonam Tenzin, Representative del Doeguling Tibetan Settlement che mi da la prima brutta notizia della giornata. Pare che, non si sa bene in base a quale criterio, siano state stampate solo 50 Press Card. Che sono state già tutte distribuite, prima del mio arrivo. Mi mostro accomodante e possibilista ma alla mancanza di “creatività” organizzativa mi irrigidisco un po’. Poi mi irrito. In fondo il problema è loro e sono loro che devono risolverlo. Perciò comunico che l’indomani mi aspetto che le cose siano state sistemate, in qualunque modo. Sonam Tenzin mi sorride a denti stretti e, presumo a ragion veduta, di non essere affatto nelle sue simpatie, vista la complicazione che gli sto creando nella sua fittissima attuale scaletta di responsabilità e di impegni.
Una prima visita va per il verso giusto. La visita alla OLD AN INFIRM PEOPLE’S HOUSE, in compagnia di Chonyi Dolma. Dove è stata realizzata, con il finanziamento di Aref International, una parte della pavimentazione stradale in cemento, alcuni sedili di pietra all’aperto e la pittura delle 108 ruote di preghiera che erano ormai giunte al termine del loro ciclo di vita …
Non ho né modo né tempo di incontrare quel monaco tenace e sorridente, caro amico degli ultimi anni. Invece assisto con dolore al trasferimento di un ospite ammalato in Ospedale. Il primo tratto del percorso va secondo la regola e la sedia a rotelle (una di quelle, a suo tempo acquistate) svolge egregiamente il suo compito. Ma arrivati fuori dal cancello la strada è troppo dissestata e piena di buche. Quindi la Direttrice, Mrs. Tamding Dolma, si carica l’anziano ospite sulle spalle e si avvia a piedi verso l’Ospedale, camminando a fatica tra le buche, come se fosse una cosa del tutto normale … Chonyi mi comunicherà, in seguito, che la degenza in Ospedale è durata “solo” un giorno e che il passaggio ad altra vita è avvenuto in modo sereno …
Poi, sempre accompagnata da Chonyi Dolma, faccio visita alla Suola di Musica dove l’insegnante mi mostra, molto contento, i nuovi strumenti musicali – flauti e tamburi con acordatura metallica (in sostituzione dei precedenti in pelle e corda) – da poco acquistati con il finanziamento di Aref International e che vedranno il loro primo utilizzo nel corso della ricorrenza del 23° anniversario dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace al Dalai Lama. Non lo saprà, in modo ufficiale, nessuno ma lo sanno i diretti interessati e mi sembra, comunque, un grande onore …
Sono a cena nella Gaden Jangtse Education and Cultural Society. Che ha attivato, al momento, circa 30 camere per gli ospiti, tutte molto confortevoli e dotate, ciascuna, di servizi. Inutile dire che gli ospiti sono tutti taiwanesi. La cena, come le successive, è tremenda. Con un abbondanza industriale di pietanze di aspetto e di gusto adatto agli ospiti. E preparata da due cuochi tibetani, che seppur gentili, non brillano certo in pulizia. E le fantastiche abilità culinarie di Jigme resteranno, per tutto il tempo, solo un ricordo.
In serata una preghiera, al lume delle candele, alla Main Prayer Hall. Dove vedo, per la prima volta, la statua di Gandhi, tutta dorata di fresco e senza la sua protezione di vetro.
9 dicembre – domenica
Eccomi, di nuovo, al Tibetan Settlement. Penso le mie intenzioni fossero assolutamente chiare. Oltre alla determinazione di non muovermi dall’Ufficio se non a problema risolto. E non mi importa molto della coccarda quale ospite d’onore, offerta con mille cerimonie! Ancora non mi abituo, dopo altre 10 anni, a questo curioso stile locale per cui le parole impiegate per descrivere gli eventi – e le operatività connesse – sono assolutamente sproporzionate ed esorbitanti rispetto alla semplice linearità degli eventi stessi. Quindi ci vuole un’oretta buona perché la mite Tsewang realizzi una copia della Press Card. Dove “realizzarla” significa proprio rifarla da capo al suo lentissimo computer, ritagliarla a mano dopo aver preso e sbagliato più volte le misure e mettere, infine, i timbri di competenza. Ancora una volta … Incredible India. Ma la Card spettante, finalmente c’è. E posso dunque accedere agli Insegnamenti dal Gate n. 2 …
Gli insegnamenti sono intensissimi e il Dalai Lama non si risparmia, come e più del solito. E, come al solito, ha più energia e determinazione di tutti i presenti messi insieme. Che sono tantissimi, un oceano multicolore di monaci, laici, anziani, bambini. Oltre a tantissimi stranieri. I testi caonici degli insegnamenti sono molto corposi e si accompagnano a qualche iPad. La temperatura, specie all’esterno, non aiuta, ciascuno cerca di proteggersi come può, le bottiglie d’acqua Kinley e Acquafina (le cui scatole vengono utilizzate come improvvisati tavolini) vengono distribuite a migliaia. Ma il caldo estivo presumibilmente contribuisce a qualche “distrazione” … Tra gli ospiti anche Richard Gere che sale nello spazio riservato, accolto da Lobsang Sangay. E’ uno dei tanti, in jeans e t-shirt. E nessuno, come è giusto che sia, sembra farci caso. Mi colpisce, in prima fila, Samdong Rinpoche, serio e concentrato, con una tensione ridotta e con qualche intenzionale accenno al sorriso. E mentre ricordiamo con piacere il tempo trascorso insieme a Gurgaon e Dharamsala, mi domando quali siano i pensieri che corono nella sua mente …
Inutile dire che, al termine, ho la mia solita occasione “speciale” per offrire una khata al Dalai Lama. Che, stringendomi la mano, mi illumina con il suo radioso sorriso e mi chiede di ricordargli il nome, in Italia, della mia città. Dico “Roma”. Chyime Cchoekyapa sovrappone la sua voce, dicendo “Rimini”. E siccome ribadisco “no, no, non Rimini, Roma”, Kundun scoppia in una delle Sue solite fragorose risate “Ohh, Roma, not Rimini … very different”. Non so come mi sia riuscita la foto, pochi attimi prima, mentre si avvicinava radioso, camminando, come al solito, a un metro dal suolo.
Nel pomeriggio è prevista la visita alla Scuola del Camp n. 6 dove è stato acquistato con il finanziamento di Aref International, il proiettore Sony, supertecnologico e lo schermo necessario e richiesto. Il responsabile è un simpaticissimo insegnante ecologista che si fa un vanto di andarsene in giro per tutta Mundgod a cavallo della sua ecologicissima biciclette, in barba ai gas di scappamento di macchine e motorini. E che, essendosi intestardito a trasportare il proiettore sulla sella della bicicletta suddetta, lo fa scivolare rovinosamente, riacchiappandolo solo un nanosecondo prima che si sfracelli al suolo …
Stasera si cena in Monastero. Ohimè insieme a un gruppetto di Taiwanesi. Almeno, per fortuna, cucinano i monaci e, quindi, si mangia in modo ottimale e suggestivo. Verdure fritte, rosse di chili e pomodoro, momo vegetariani, riso gustoso. E, soprattutto, niente brodaglie con tagliatelle di gomma …
Quasi al termine della cena arriva, come qui si usa, senza alcun preavviso, Geshe Gyaltsen con un paio di responsabili del Camp n. 9. Mi invitano per il 12, con la richiesta per un nuovo progetto. Del quale mi riservo di valutare la fattibilità.
10 dicembre – lunedì
Partecipo, non solo con l’accredito stampa ma anche con l’invito speciale quale ospite d’onore, alla cerimonia per il 23° anniversario del conferimento del premio Nobel per la Pace al Dalai Lama. Posso addirittura scegliere dove sedermi. Se ai piedi delle scale con altri personaggi più o meno di rilievo o in cima alle stesse, subito dietro al Dalai Lama, al primo Ministro Lobsang Sangay, al President del Vishua Hindu Parishad (VHP) Shri Ashok Singhal o accanto a Richard Gere. Opto per una posizione “libera”. Occupando ben due sedie, una in alto (dove però non è consentito fare le foto) e un’altra in basso dove poggio tutta l’attrezzatura. Il Dalai Lama sembra molto sereno. E anche il Primo Ministro. Richard Gere, informale, seduto subito affianco, non raccoglie particolari consensi. Ci scambiamo un paio di biglietti e, per buffo che possa sembrare, si ricorda della t-shirt rossa con l’immagine della “torcia umana” che gli avevo dato a Roma.
Di pomeriggio seguo un po’ gli insegnamenti. Non in senso tecnico me per le immagini e per le emozioni che trasmettono comunque. L’energia del Dalai Lama è, più del solito, inarrestabile e contagiosa.
Subito dopo spero di passare qualche oretta tranquilla in un internet point. Mi sono sistemata da poco quando il gestore Tenzin tira giù la saracinesca. Sembra che io sia la sola a domandarsi il perché di questa azione, mentre tutti gli altri continuano imperterriti il lavoro nelle proprie postazioni. Tenzin mi dice che chiude per sicurezza, perché sta per passare una candle march e non si sa mai … Riamango del tutto stupefatta dalla motivazione e, ovviamente, lascio subito l’ufficio. All’esterno è tutto tranquillo, la marcia è già passata, senza alcun rumore. Non mi resta, quindi, che prendere al volo un tuc tuc e seguire la direzione. Che è un campo all’aperto subito a ridosso della sede del Tibetan Settlement. Dove è stato allestito, su un ripiano, un enorme striscione con le foto di tutti gli immolati e infinite candele di burro. I partecipanti all’evento sono, in prevalenza Monaci. Un numero incredibile. Centinaia e centinaia. Tutti silenziosi. Tutti seduti in terra con gli occhi bassi. Poco dopo, alla spicciolata, arrivano alcuni laici. Quasi tutti anziani e con qualche bandiera. I ragazzi si contano sulla punta delle dita. Solo uno di loro ha lo sguardo agguerrito e una fascia sulla fronte con scritto “Free Tibet”. Un altro sparuto gruppo di ragazzini sembra fuori contesto, come fossero a un pic nic, più in attesa del Primo Ministro che partecipi all’evento … Incredibilmente, in mezzo all’oceano di tonache rosse incontro lo sguardo di Thupten Tsewang, il monaco che aveva partecipato allo sciopero della fame a Delhi, sempre bellissimo e sempre con una fiamma accesa dentro agli occhi, battaglieri anche se tristi.
11 dicembre – martedì
Di mattina (per me all’alba) partecipo alla preghiera di Lunga vita per il Dalai Lama. Piena di energia e piena di simboli. La Tse Tor (Torma di Lunga vita) passa dalle mani del Dalai Lama a quelle di un Monaco per le rituali benedizioni di chi assiste alla cerimonia sul palco ai piedi del “Dio vivente”. Le statue di Avalokiteswara e di Tara Bianca campeggiano. Le tre Ghek Tor (Torma) vengono portate su un vassoio prezioso. E le Tse Ril (offerte dolci) vengono distribuite fra tutti i presenti.
Come al solito mi sento un po’ in imbarazzo in questa posizione di privilegio. Dalla quale posso fissare in immagini sequenza speciali, anche al di là delle mie capacità di comprensione delle stesse.
Specie al termine della mattinata quando il Dalai Lama, fresco come un ragazzino, concede un incontro speciale a tutti gli stranieri presenti. Una folla smisurata. provenienti da tutte le parti del mondo. Che si accalca per ascoltare le Sue parole di amicizia. E’ proprio a un passo da tutti noi, fotografi in testa, mentre le forze di Polizia, con un imprevisto fuori programma, si accoccolano a terra per proteggerlo, senza disturbare la vista di nessuno.
12 dicembre – mercoledì
Arrivano, tutti insieme i 5 piccoli monaci che hanno appena trovato tramite Aref International, un nuovo legame di aiuto. Sono uno più buffo e commovente dell’altro. Tutti piccolissimi e all’oscuro dei dettagli della loro vita prima dell’arrivo in Monastero. Il tema dell’età, poi, è assai spinoso. E forse mai si potrà colmare la differenza tra gli anni che questi piccolo Tibetani ricordano di avere e quella che è registrata nella Scuola che stanno frequentando. Ciò nonostante, con l’aiuto di Jigmè Gyaltsen e di altri dello staff, riesco addirittura a costruire i semplici “genogrammi” delle loro famiglie. Lontane sia geograficamente che, già forse anche un po’, dalle loro memorie.
Dopo la visita in Monastro di Tenzin Chonzom, Yeshe Gyaltsen mi porta in macchina al Camp n. 9. Dove mi aspetano tutti i bambini della piccola Scuola e tutti i loro genitori. A posteriori mi domando se ho fatto bene o meno. Ma forse il dubbio è inutile. Quindi sono contenta dell’iniziative – non assolutamente programmata – di aver videoregistrato un messaggio da parte di molti di loro, di fronte alla bandiera del Tibet, per la Libertà del loro Paese …
13 dicembre – giovedì
Di mattina, sempre all’alba, una nuova Preghiera di Lunga vita per il Dalai Lama. Lo spazio, stavolta è molto ristretto e, nonostantepossa stare a distanza decisamente ravvicinata, la calca è spaventosa e l’uso della machina fotografica risulta piuttosto complicato … Così decido di assorbire la cerimonia per i suoi aspetti simbolici e toccanti se non per il suo specifico contenuto. La voce stentorea e dei monaci in preghiera, l’odore dell’incenzo, i riti che si susseguono, i doni che vengono offerti … E’ un susseguirsi incalzante di emozioni chhe sembrano non voler mai finire. Al termine inizia una piacevole e nuova attesa. In mezzo a una piccola folla, per salutare la patenza di Kundun che lascia Mundgod, dopo due settimane di permanenza. E che si confonde con la folla, dando il Suo saluto speciale, già in macchina ai fotografi che lo hanno seguito …
Al termine incontro Mrs. Chonzom e decidiamo di fare una visita non preannunciata a casa di Pema Wangdue. Il quale ci accoglie in canottiera, tutto sudato, di ritorno dal Tempio, felicissimo di questa nostra “sorpresa”. Vorrebbe quasi smontare la casa per offrire un regalo e si guarda attorno un po’ sperduto, non trovando niente di adatto. Alla fine opta per tre fantastici cordini, non da polso ma da torace, avvolti in una khata. Poi ci fa vedere la camera del figlio. Pulitissima (a differenza del resto della casa …) e ci racconta che fa il militare a Dehra Dun. Prima di salutarci si diverte un mondo alla proposta di fare le foto mentre abbraccia e bacia la sua “bellissima” moglie, sempre sorridente.
Prima di tornare al Camp n. 1, sempre con Mrs Chonzom visito una piccola sala di preghiera al Camp 3, dove è conservato un prezioso “tesoro”. Semplici oggetti rituali ma antichi e provenienti dal Tibet … Compreso un dorjee enorme che, al termine, viene appoggiato sulle spalle di tutti i visitatori. Sarà di certo un caso o un effetto del clima asciutto e clemente ma il dolore alla cervicale svanisce subito dopo …
14 dicembre – venerdì
Passo una piacevole giornata al Gaden Jangtse Education and Cultural Society. Non solo con una connessione wireless meravigliosa ma anche incontrando di nuovo i piccoli monachelli. E approfittando, secondo il mio solito, per videoregistrare anche il loro “grido” di Lbertà. accanto alle bandierine del Tibet che sventolano lungo tutta la strada.
Di ritorno al Monastero mi attende la gradita visita di Drakpa e della moglie. E una cena … sempre, purtroppo, in stile taiwanese.
15 dicembre – sabato
Iniziano i preparativi per la partenza. La macchina arriva alle 17:30 e, come ogni anno, tutti i monaci sbucano fuori all’improvviso per salutarmi con allegria. Oltre a Tsering Wangdue la cui amicizia, ormai, è un fatto gradevolissimo e consolidato. Ancora di più dopo che mi ha comunicato, con sua grande sorpresa (oltre che mia) di aver riconosciuto sua figlia tra gli studenti del CTE di Bhuntar. E’ la ragazzina bellissima che mi aveva particolarmente colpito con il suo videomessaggio, toccante ed emozionato …
E, come al solito, mi dispiace partire. Una gran corsa, mille impegni che si accavallano e troppo poco tempo da trascorrere, pigramente, con le persone che – ogni anno di più – mi sento amiche e care …
Il volo parte da Hubli alle 20:30 e farà scalo ad Hyderabad. Dove trascorro la notte in un fantastico Albergo, a ridosso dell’aeroporto.
16 dicembre – domenica
Il volo da Hyderabad parte, imprevedibilmente, in tempo e, dopo lo scalo a Dubai e la tratta successiva assolutamente confortevole e in un aereo semivuoto, sono di nuovo a Roma. Pronta per tornare al lavoro l’indomani mattina.
Alla fine di gennaio consegnerò i documenti per il nuovo viaggio di Agosto. E mi sembra già di non vedere l’ora …