Cos’hanno detto Biden e Xi Jinping durante il summit sul clima?
Durante l’ultima settimana di aprile 2021 si è tenuto il Climate Summit, il summit sul clima internazionale organizzato dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e che ha richiamato ben 63 leader mondiali con lo specifico obiettivo di presentare obiettivi per migliorare il clima, in linea con gli Accordi di Parigi. Presente (a distanza) anche il Presidente della Cina Xi Jinping.
Summit sul clima: il ritorno del multilateralismo climatico USA-Cina
Secondo Joe Biden, lottare contro il cambiamento climatico “è un’opportunità di creare milioni di posti di lavoro ben pagati nel mondo. È una sfida per ogni Paese, creare una nuova industria e investire in innovazione accelerando lo sviluppo delle tecnologie. È uno sforzo fondamentale che ogni Paese deve compiere”.
Di fatto, il summit sul clima di qualche settimana fa ha fatto riemergere l’esigenza di porsi degli obiettivi ancora più ambiziosi e di confermare quelli più importanti già noti, come il mantenimento delle temperature medie globali al di sotto di +1,5%.
Tuttavia, la notizia più importante riguarda il ritorno dopo 4 anni del multilateralismo tra USA e Cina in campo climatico, con obiettivi abbastanza ambiziosi – come spiegato in un video di ItalianClimateNet:
- taglio del 50/52% delle emissioni entro il 2030 (basato sui livelli del 2005);
- raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050;
- raddoppiamento dei finanziamenti climatici entro il 2024.
Da parte della Cina, poi, Xi Jinping non ha dato particolari aggiornamenti rispetto ai progetti già presentanti nel settembre 2020:
- raggiungimento del picco delle emissioni entro il 2030;
- raggiungimento della neutralità climatica entro il 2060.
La Cina e i problemi della salvaguardia climatica e ambientale
Per quanto la presenza di Xi Jinping al summit sul clima sia un fattore da non sottovalutare, vale la pena ricordare che il Paese asiatico non è nuovo a situazioni ambigue riguardo le questioni climatiche e ambientali. Basti pensare, ad esempio, all’imponente progetto della Nuova Via della Seta, che ha addirittura portato le ambizioni cinesi verso l’Artico, incurante delle possibili ricadute sull’ecosistema.
Oltretutto, c’è anche la storia a ricordarci che, per esempio, il Tibet è ha subìto impatti negativi climatici e ambientali dopo l’occupazione della Cina. L’elenco non finisce qui, ovviamente: ci sarebbe da discutere di concessioni minerarie false portate avanti per 40 anni, delle espulsioni dei nomadi tibetani, delle costruzioni di dighe e, infine, dei danni provocati dal noto inquinamento incontrollato all’interno del paese asiatico. Insomma, le ambizioni della Cina sono sicuramente interessanti, bisognerà capire quanto saranno realmente concrete.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante
Fonte foto di copertina: Avvenire (credit Ansa)