Lhasa, nascono nuovi “centri di sicurezza” per controllare i tibetani

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Lhasa, nascono nuovi “centri di sicurezza” per controllare i tibetani

A Lhasa, capitale del Tibet, è aumentata la presenza della polizia grazie alla creazione di nuovi “centri di sicurezza” che hanno lo scopo di sorvegliare più da vicino, i tibetani.

“Centri di sicurezza” di Lhasa, i testimoni: “Servono a prevenire proteste contro il governo cinese”

Come spiegato da Radio Free Asia, questi centri di sicurezza vengono utilizzati dalla Repubblica popolare cinese per controllare i tibetani che protestano contro il governo. In particolare, la nascita e la proliferazione di questi “centri di sicurezza” serve a facilitare uno stato centralizzato più forte, usando la sorveglianza come deterrente per eventuali dissidenti.

Secondo le fonti di RFA, queste stazioni di polizia starebbero spuntando in tutta Lhasa e in altre città tibetane – come già sta accadendo anche nello Xinjiang, regione dove gli uiguri stanno subendo numerose violazioni dei diritti umani. In base alle testimonianze raccolte, ci sarebbero più di 130 centri di sicurezza solo a Lhasa. “In questi giorni Il PCC – spiega una voce anonima – sta reclutando molti agenti della polizia in Tibet. Se sei un laureato idoneo a diventare ufficiale, trovare lavoro a Lhasa è diventato molto più facile”. Un altro testimone, invece, ha sottolineato che questo numero elevato di centri, poliziotti e militari serve per “prevenire le proteste contro il governo cinese da parte dei tibetani”.

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Lhasa, HRW: “Siamo molto preoccupati”

La direttrice cinese Sophie Richardson dello Human Rights Watch, si è detta “molto preoccupata” per quanto sta accadendo a Lhasa: “Queste attività controlleranno ulteriormente la libertà fondamentale di mobilità e i diritti umani dei tibetani all’interno del Tibet”.

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Articolo di Angelo Andrea Vegliante