La fuga del Karmapa Lama
Grazie a Giampaolo Musumeci, giornalista, per questo importante e utilissimo servizio.
Dicembre 1999, monastero di Tshurpu, Tibet: un quattordicenne sale sul tetto del tempio e salta su una jeep che lo attende col motore acceso.
Non è un apprendista qualunque; è il Karmapa Lama, il monaco ritenuto la reincarnazione di una delle figure più importanti del buddhismo tibetano. In quasi un mese di fuga il ragazzo e i volontari tibetani che gli fanno da scorta attraverseranno i confini tra Cina, Nepal e India in condizioni meteorologiche proibitive a bordo di fuoristrada, elicotteri e perfino cavalli, schivando pattuglie dell’esercito cinese e mercenari nepalesi rinnegati per arrivare finalmente a Dharamsala, il centro indiano dove vivono la comunità tibetana in esilio e lo stesso Dalai Lama.
La fuga del Karmapa Lama è uno smacco per il governo cinese, che pianificava di usare il ragazzo contro l’autorità del Dalai Lama e fomentare uno scisma.
Ma i volontari tibetani hanno davvero fatto tutto da soli? Oppure hanno ricevuto l’aiuto delle agenzie di intelligence indiane, sempre a caccia di occasioni per mettere in imbarazzo la Cina?