La COP29 ha fallito il “Terzo Polo”: Il Tibet sparisce dall’agenda climatica?

La COP29 ha fallito il “Terzo Polo”: Il Tibet sparisce dall’agenda climatica?

La 29a Conferenza delle Parti (COP29) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ha mostrato poca volontà politica nel affrontare la crisi climatica dell’altopiano tibetano, in particolare a causa dell’apatia della Cina. La regione dell’Himalaya, conosciuta come il “Terzo Polo”, è un hotspot di biodiversità e possiede una grande riserva di acqua dolce. Tuttavia, le conferenze multilaterali sul clima hanno fortemente risentito a causa della mancata partecipazione dei leader delle principali potenze e degli emettitori di carbonio, come il presidente cinese Xi Jinping e il presidente americano Joe Biden. Nonostante ciò, la COP29 ha realizzato progressi nell’azione globale per il clima, con un nuovo obiettivo finanziario che prevede un aumento dei finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo e un impegno per abbandonare i combustibili fossili e aumentare le energie rinnovabili. Inoltre, è stato raggiunto un accordo sui mercati del carbonio.

È stato sottolineato l’urgente bisogno di investimenti nell’adattamento climatico nella regione Himalayana. È stato lanciato un forum chiamato G-ZERO, che coinvolge piccoli paesi carbon-negative e carbon-neutral, incluso il Bhutan, per migliorare i pozzi di assorbimento del carbonio. Tuttavia, la partecipazione simbolica di due delegati tibetani non è sufficiente, poiché la regione dell’Hindu Kush Himalaya e le sue popolazioni non sono state incluse nella discussione e nella definizione delle politiche sui cambiamenti climatici. I quali stanno causando lo scioglimento dei ghiacciai del Tibet e cataclismi come inondazioni improvvise. Le politiche di sviluppo della Cina, che mirano a ottenere risorse come l’acqua e le terre rare del Tibet, stanno accelerando la crisi climatica della regione, causando imponenti danni ambientali e umani. Inoltre, la Cina sta sfruttando il controllo delle risorse idriche del Tibet per diventare un egemone dell’acqua, creando tensioni geopolitiche nell’Asia meridionale e sudorientale. È necessario un sforzo collettivo e una maggiore inclusione delle popolazioni indigene per affrontare in modo adeguato queste sfide.

Il futuro delle alte montagne asiatiche, in particolare della regione himalayana, dipende dalle decisioni prese dagli organismi climatici globali e dagli sforzi collettivi per costruire comunità resistenti al clima e proteggere questi ecosistemi vitali. È necessario un approccio unitario che vada oltre il business-as-usual e si concentri su investimenti mirati e sul sostegno internazionale. Questo richiede di quantificare i costi economici delle perdite e dei danni agli ecosistemi, al fine di promuovere nuovi investimenti e una maggiore coordinazione delle politiche. È importante affrontare le questioni transfrontaliere nella regione himalayana, come il monitoraggio del rischio climatico, la preparazione alle catastrofi, l’inquinamento atmosferico e la conservazione della biodiversità, con un approccio comune. Grazie al sostegno dei forum globali come le conferenze sul clima delle Nazioni Unite, si può attrarre l’attenzione internazionale sulla regione himalayana e accedere a fondi globali per l’ambiente. È necessario anche dare priorità alla crisi climatica himalayana nell’agenda multilaterale e amplificare le voci delle comunità emarginate. Inoltre, l’India e l’Occidente devono collaborare per affrontare le azioni della Cina in Tibet e inserire le preoccupazioni dell’Himalaya nell’agenda regionale indo-pacifica.

Fonte: COP29 Failed the ‘Third Pole’: Wither Tibet in the Climate Agenda? The Diplomat
https://thediplomat.com/2024/12/cop29-failed-the-third-pole-wither-tibet-in-the-climate-agenda/