Tibet: una compagnia mineraria cinese ha utilizzato un’autorizzazione falsa per 40 anni
In Tibet la compagnia mineraria cinese Shin Chin ha utilizzato una lettera di autorizzazione falsa per portare avanti corroboranti attività minerarie nell’area nomade di Muri (prefettura di Tso Nyön), per quarant’anni. Lo riporta Phayul.com, citando a sua volta Dolma Kyab, l’autrice del blog di Trimleng che ha diffuso la notizia.
La vicenda della compagnia mineraria cinese
L’attività operativa della compagnia mineraria cinese sopracitata è iniziata nel 1959, a seguito dell’occupazione della Cina ai danni del Tibet. Dopo una breve interruzione avvenuta negli anni Ottanta, gli scavi sono stati ripresi in seguito e mai bloccati del tutto. Al momento, si stima che sia stata estratta un’area grande quanto la capitale Lhasa, causando enormi danni ambientali, il primo su tutti l’emersione di un manto roccioso. Inoltre, si stima che la società Shin Chin avrebbe guadagnato 10 milioni di yuan di profitti.
L’autorizzazione falsificata
Al centro dell’inchiesta ci sarebbe un’altra società mineraria, Halee (di Hong Kong), che nel 2001 ottenne una lettera per procedere con le proprie attività dal governo locale. Per poi, in seguito, vendere lo stesso documento a Shin Chin e Chin Tuhu Ti. Tra le due parti nacque una disputa nel 2005, che si risolse quando l’ufficio commerciale del governo regionale concesse la lettera di autorizzazione n. 296 alla Shin Chin Company, sostituendola con quella precedente.
Una dinamica che, nel 2016, fu messa sotto accusa dal Dipartimento di controllo delle Discipline del governo di Tso Ngön, dichiarando che il documento 296 fosse stato falsificato e richiedendone il ritiro immediato. Come se non bastasse, qualche mese fa, nel settembre dello scorso anno, il funzionario responsabile dell’emissione di tale documento, Wang Shihey, è stato arrestato.
Danni provocati
Le attività della compagnia mineraria cinese avrebbe determinato ingenti danni alla natura e alle popolazioni locali. Trimleng riporta alcune agenzie cinesi riguardanti la protezione dell’ambiente non difesa: oltre all’emersione del terreno roccioso, si parla di ingenti morti tra il bestiame locale. Inoltre, viene riferito di nomadi e monaci dell’area che avrebbero lamentato una serie di tremori causati dall’uso della dinamite, che avrebbe provocato problemi strutturali alle abitazioni presenti, con rischio inagibilità delle strutture.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante