Perché salvare gli anziani tibetani significa salvare la cultura tibetana
Qualche anno fa una mostra a Roma riguardante i terribili fatti di Auschwitz-Birkenau della Germania nazista incoraggiava il valore di essere “Testimoni dei testimoni“, cioè la nuova sede storica che deve custodire e trasmettere la memoria di chi sta scomparendo, allo scopo di evitare che certe atrocità non siano più commesse. Tutto ciò riguarda anche i Tibetani.
L’importanza storica degli anziani Tibetani
Il paradigma del ricordo storico non si applica solamente nel momento in cui bisogna rammentare le tragedie. Bensì è lungimirante utilizzarlo per non disperdere la conoscenza di un popolo, che per anni ha trovato una comunità a cui affacciarsi, una bandiera su cui rappresentarsi, una lingua con cui parlarsi e una terra in cui abitare. Il Tibet è un esempio lampante di un processo umano, culturale e religioso che non può essere abbandonato. Le radici e le evoluzioni di un pezzo di storia umana così variopinto e iconico va tutelato dagli affondi genocidari di chi pensa che il mondo debba girare solo in un verso.
I Tibetani, appunto, diventano la chiave per preservare una memoria storica, e far sì che le future generazioni inglobino nella propria memoria storica anche quanto preservato da chi c’era prima. Non bastano i libri di storia, non bastano gli articoli giornalistici, non bastano i documentari: serve uno sforzo in più. Bisogna immagazzinare la comprensione e l’empatia di guardare agli anziani tibetani come a una goccia di rugiada da salvare a tutti i costi, per non disperdere il sapere di una cultura florida e ricca di simbolismo.
La questione degli anziani Tibetani non può essere perpetrata unicamente sul ruolo della memoria, in quanto la questione tibetana nelle sue accezioni generali è un caso internazionale. Non si parla quindi solo di memoria collettiva, ma anche di tutela dei diritti umani di un popolo che, storicamente, si è spesso trovato a giocare – non per sua scelta – il ruolo di oppresso, gridando al mondo il proprio aiuto e trovando intorno a sé il fantasma dell’oblio.
Le vecchie generazioni del Tibet conservano numerosi ricordi, racconti e aspetti di vita quotidiana di una nazione che ormai non sembra esserci più, ma che ogni giorno si trova a essere colpita da scure di vario tipo semplicemente perché esistono. E allora ci viene da chiedere se ciò che finora stiamo facendo, anche solo per empatia, stia veramente funzionando, e se nel nostro modus operandi da comunità internazionale non serva tendere una mano nei confronti di chi sta lentamente (ma non silenziosamente) scomparendo sotto i nostri occhi.
La pandemia da Covid e gli anziani Tibetani: il filo logico del ricordo storico
Il 2020 ha ricevuto numerose accezioni, per una larga maggioranza è diventato un anno da ricordare, nel bene o nel male. Questa maledetta pandemia da nuovo Coronavirus ha espresso l’esigenza di essere i “Testimoni” di una fase della storia umana senza precedenti, non solo come fiaccole per le generazioni future su quanto è accaduto nel mondo, ma anche per ricordare le numerose inchieste legate appunto ai dubbi di una catastrofe che, forse, poteva essere combattuta meglio (si guardi al caso del piano pandemico italiano non aggiornato).
Questo ruolo un giorno determinerà la nascita dei “Testimoni dei testimoni”, appunto custodi di una memoria che rischia di scomparire con chi ha vissuto direttamente una tragedia. Un quadro sociale, umano e simbolico che rischia di corrodere la cultura dei Tibetani. Non dobbiamo dimenticarci del ruolo nevralgico che gioca la cura e la difesa dei ricordi di chi c’è stato prima di noi, in quanto è grazie anche al passato che possiamo apprendere insegnamenti e strumenti per migliorare il mondo che ci circonda. Ricostruire dalle macerie per edificare case più eque e consapevoli, verso una società che guardi agli anziani Tibetani come pergamene da proteggere dalle fiamme del totalitarismo.
Come Aref intende salvare la memoria degli anziani Tibetani
Tra i suoi obiettivi, Aref International Onlus pone la salvezza della memoria storica incastonata tra gli anziani Tibetani, vere e proprie gemme di un tempo che la Storia ha ancora oggi difficoltà a narrare. Il nostro progetto di punta è “Lo Spazio delle Memorie“, un programma di preservazione della cultura è dell’identità tibetana passando per gli anziani, ultimi testimoni viventi di un Tibet libero. Per portare avanti il nostro percorso di attivismo e volontariato abbiamo bisogno di un tuo semplice click per la campagna “Il mio Dono”, grazie alla quale la nostra associazione vuole raccogliere fondi per completare la propria mission.
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Articolo di Angelo Andrea Vegliante
Foto di copertina di Marilia Bellaterra