Proteste Hong Kong, l’ex colonia britannica sta regnando nel caos?
Le proteste di Hong Kong hanno ormai assunto caratteristiche da guerriglia, e sembra da entrambe le parti in causa. Da venerdì 8 ottobre a martedì 13 novembre 2019, infatti, nell’ex isola britannica si sono registrati numerosi scontri, che hanno portato anche alla morte di alcune persone. Proviamo a fare un cronoriepilogo di quanto accaduto.
Proteste Hong Kong, morto un giovane studente
Chow Tsz-lok, studente di 22 anni presso la Hong Kong University of Science, cadde dal terzo al secondo piano di un parcheggio di Tseung Kwan O, diventato uno dei luoghi di protesta. Secondo i testimoni, la dinamica sarebbe stata causata mentre “la polizia stava compiendo un’operazione di dispersione della folla con l’uso di gas lacrimogeni” (Open).
Portato al Queen Elizabeth Hospital, le condizioni del giovane si sono aggravate tra la notte del 3 e la mattina del 4 novembre. Infine, la mattina dell’8, l’istituto ospedaliero non ha potuto fare altro che dichiararne il decesso. In seguito, la polizia di Hong Kong smentirà “di aver interferito con le operazioni dei paramedici giunti sul posto.
La polizia spara su un manifestante
Come ben sappiamo, non è la prima volta che le proteste di Hong Kong si tingono di rosso sangue. Purtroppo quanto accaduto la mattina dell’11 novembre, ad esempio, non è un caso singolare. Grazie a un video pubblicato sulla piattaforma Streamable e ripreso da Open, possiamo constatare che “almeno due persone sarebbero state ferite da colpi di pistola sparati dagli agenti a Sai Wan Ho”.
Nel video in questione sono ripresi propri i momenti degli spari. “Intorno
al secondo minuto, in una situazione relativamente tranquilla in cui la maggioranza dei presenti è composta da passanti e non da manifestanti, un poliziotto punta improvvisamente una pistola in faccia a un giovane col volto coperto”. Secondo i media locali, entrambi i feriti sarebbero stati portati d’urgenza in ospedale.
Alcuni manifestanti danno fuoco a un uomo che li contesta
Da lunedì 11 novembre sta circolando online un video (dai toni abbastanza forti) che ritrae alcuni manifestanti dare fuoco a un uomo che li contestava. Secondo le prime ricostruzioni, la vittima avrebbe accusato un gruppo pro-democrazia di essere “britannici”. Le ultime notizie raccontano che l’uomo “è in ‘condizioni critiche‘ per le ustioni di secondo grado sul 28% del corpo tra braccia e torace”.
La polizia aggredisce una donna incinta
Un altro video, stavolta diffuso il 12 novembre, racconta di una carica della polizia nei confronti di una contestatrice incinta. A denunciare l’accaduto su Twitter è Demosistō Joshua Wong, uno dei leader del partito pro-democrazia. “È una donna incinta quella che stanno aggredendo con lo spray al peperoncino – ha scritto – e che stanno spingendo a terra con la forza. Oltraggioso”.
Le forze dell’ordine colpiscono anche l’Università
Quella del 13 novembre è stata un’altra dura giornata di proteste a Hong Kong, che hanno portato la città a una paralisi quali totale. Ad esempio, sono state sospese diverse linee della metropolitana. Anche il parlamento ha dovuto tirare il freno a mano ai propri lavori per gli scontri cittadini.
Scontri che hanno visto nuovamente protagonista la polizia che, nella mattinata del 13 novembre, è entrata alla Chinese University “per evacuare 80 persone” (Open). Alcune testimonianze fotografiche parlano di “una situazione fuori controllo”. La polizia, infatti, avrebbe “picchiato e arrestato diversi studenti, uno dei quali ha perso i sensi”.
Tutto qui?
No, purtroppo. Sono numerosi gli eventi che ci stanno consegnando l’immagine dell’ex colonia quasi totalmente in preda al caos. Le manifestazioni pacifiche stanno ormai prendendo una piega preoccupante. La speranza è di rivedere gli animi rasserenarsi, da entrambe le parti.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante
Foto condivise su Twitter da Joshua Wong