Dal 29 luglio al 5 settembre 2011
Come ogni anno l’Associazione compie il periodico viaggio di verifica delle proprie attività, realizzate a favore dei rifugiati politici Tibetani che vivono in India.
E come ogni anno l’intervento sarà svolto in diverse tappe.
- La realizzazione e stampa del Numero 3 della Rivista “THE QUEST” predisposta da giovani monaci della Jangtse Thoesam Norling School dell’Università Monastica di Gaden. Questo secondo numero della Rivista è stato stampato in una Tipografia locale (Hubli). Inoltre, al fine di rendere gli ideatori autonomi nelle operazioni necessarie ai numeri successivi è stato donato alla Scuola Monastica un computer, con software dedicato e collegamento web.
- La riedizione del progetto “SPECIAL MEMORIES”, già realizzato presso la Old People’s Home, sia del Doeguling Tibetan Settlement, in due nuove realtà istituzionali: il Tibetan settlement di Bylakuppe (India del Nord) e il Tibetan Settlement di Nussorie (India del Nord).
- la verifica dell’andamento dei lavori per la realizzazione del progetto “Le stanze della Memoria”, finanziato dall’Associazione, per l’attrezzatura dei locali finalizzata alla terapia occupazionale degli ospiti della Olde People’s Home
29 luglio – venerdi’
Mi accompagna, già da adesso, una preoccupazione leggera e mi domando se sarò in grado di completare tutte le cose a Mundgod prima della partenza per Delhi. Lo scorso anno, essendo in due persone, abbiamo fatto la metà delle cose che mi aspettano quest’anno, nel doppio del tempo. E quindi la preoccupazione mi pare dovuta.
Innanzi tutto dovrò “combattere” con i giovani monaci della Norling School per fare in modo di completare il terzo numero del Magazine “The Quest”. Sempre nell’auspicio che il nostro software vada d’accordo con i font e con l’impaginato.
Poi trascorrerò una giornata a Hubli per consegnare il file alla Tipografia e ritirare le copie della Rivista. Con l’occasione mi auguro di riuscire a fare tutti gli acquisti programmati, sia per attrezzare la stanza per la Riabilitazione cognitiva alla Old People’s Home, sia per contribuire al progetto del monaco Yeshi Gyaltsen che si occupa di realizzare un interessante “doposcuola”: niente compiti ma storia del Tibet e la cura per la coscienza politica e sociale degli alunni delle tre classi che da lui sono state attivate.
Nelle giornate restanti, fino al 5, il materiale andrà consegnato e dovrò visitare e salutare tutti i bambini e i nonni, a nome degli sponsor che li stanno aiutando.
Dubito che mi sarà possibile realizzare a Bylakuppe lo stesso progetto dello scorso anno, di collegamento tra gli ospiti della Old People’s Home, nati in Tibet e i bambini, nati in esilio. Mi sarebbe piaciuto molto e mi pesa anche un po’ disattendere la richiesta pervenuta. Ma, a meno di non tornare a Mundgod dopo Dharamsala, non averei proprio il tempo materiale, neanche se andasse tutto perfettamente liscio, come non è possibile che vada …
Sto pensando che questa è la prima volta che non festeggio il mio compleanno a Mundgod e anche se sarà, comunque un bel compleanno con altri amici, mi mancherà l’allegria operativa dei monaci al Gayang Gyalrong Kamtsen, la vocina del piccolo Tenzin Gyatso che intona l’inno tibetano al posto di Happy Birthday, le tremende torte al burro di imprecisati colori, il palloncini con la carta brillante dentro fatti scopiare con lo spillone. E la festa nel giardino del Monastero con tutti i bambini, le loro famiglie, gli amici adulti, privati e istituzionali, insieme agi attivisti tibetani e agli hunger strikers.
La partenza per Delhi, comunque, è il 6 mattina! E partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo Primo Ministro Lobsang Sangay, mi sembra doveroso, oltre che un piacere. Non so cosa aspettarmi esattamente da questa cerimonia. Che sarà decisamente particolare, vista l’assunzione di quel potere temporale sinora detenuto dal Dalai Lama. Lobsang è il nuovo Kalon Tripa (eletto allo scadere del secondo mandato del Prof. Sandong Rinpoche che ha ricoperto la carica per gli ultimi 10 anni), cioè il chief executive della Central Tibetan Administration. L’inaugurazione avverrà l’8 agosto (alle ore 9.00, 9 minuti e 9 secondi) data della nascita di Guru Rimpochè (Padmasamhava). Ci sarà un evento pubblico al Tsuglakhang, il Tempio del Dalai Lama a Mc Leod Ganj. A marzo scorso i Tibetani in esilio in 30 Paesi hanno eletto Lobsang Sangay, dopo la decisione del Dalai Lama di lasciare il potere temporale, mantenendo quello religioso. Lobsang Sangay è un esperto di diritto internazionale e, al tempo della sua elezione, era visiting research fellow alla East Asian Legal Studies Programme alla Facoltà di Legge di Harvard.
Ovviamente l’elezione di questo Primo Ministro segna una nuova fase nella storia della Comunità Tibetana in esilio e della sua lotta per la libertà. E’ degno di nota che Lobsang Sangay sia stato definito un “terrorista” dal Governo di Pechino per la sua precedente attività presso il Tibetan Youth Congress, notoriamente radicale … il suo programma include, come priorità, il miglioramento della qualità dell’educazione, ampliare il network con la Comunità internazionale e Cinese sul problema del Tibet, salvaguardare l’ambiente del Tibet, migliorare il benessere economico dei Tibetani che vivono nei Settlements e rafforzare i legami con il Governo Indiano.
A Dharamsala, dopo la visita al Nyingtob Ling e al Tibetan Children Village, avrò modo di rallentare i ritmi … E di trascorrere un po’ di tempo con tutti quegli amici che mi aspettano e che anche io aspetto ogni anno di incontrare.
Poi deciderò come proseguire. Anche in funzione del permesso per l’Arunachal Pradesch che, sicuramente, sarà problematico se non impossibile, visti i tempi, la situazione e anche il clima. Di sicuro passerò qualche giorno tra Derhadun – per rivedere Tsering Paljor – e il Tibetan Settlement di Mussoorie, sempre per il progetto di collegamento tra persone anziane e bambini. Al contrario, per quanto ne so, l’amministrazione locale ha il progetto di spostare la Scuola media e di allontanarla dalla Casa di Riposo, perché gli ospiti non vengano “disturbati”.
E, di sicuro, passerò almeno una giornata a Manali per visitare la Scuola dove, a breve, sarà realizzato il progetto finanziato dalla Provincia di Roma. Una formazione specifica per un gruppo di studenti meritevoli, affinché apprendano a insegnare, ai loro futuri alunni, tutte le materie in lingua tibetana.
Per il resto si vedrà …
Intanto eccomi al Queen Alia Airport di Amman. Un posto bizzarro. Con due aree separate. Una wireless dove però non si può tenere in carica il laptop e una serie di coffe shop, da Starbucks in avanti, dove ti fanno mettere in carica ciò che vuoi, anche dietro al bancone, ma dove non ci si può collegare …
Cosa che faccio rapidamente all’arrivo al Kohinor Hotel di Mumbai. Dopo un viaggio allucinante. Tra una signora asmatica e un russatore da competizione … In un gelo polare, degno di miglior causa. Analogo a quello della stanza. Dove, forse, con un po’ di impegno riuscirò a spegnere tutto. E andare a dormire qualche ora, essendo ormai quasi le 7.
30 luglio – sabato – Mumbai-Hubli-Mundgod
Posso dire che anche il volo da Amman Mumbai è stato “articolato”. Con la cena identica al pranzo della tratta precedente solo servita da personale più villano. Dopo aver optato per un rassicurante succo di frutta e dopo un po’ di tv, confidavo in un giusto sonno. Niente di più incauto, vista la collocazione: affianco alla madre iperansiosa di un adolescente asmatico. E al di là del corridoio un russatore da competizione … Il che mi ha fatto considerare una specie di paradiso la stanza ovattata del Kohinor Hotel, raggiunta alle 5 del mattino. E che, salvo il clima polare, mi è sembrata il primo regalo di una Mumbai piovosa e caotica fina dalle prime luci dell’alba.
Alla reception lo stesso omino di tutti gli anni, fermo in un tempo astratto, una specie di Highlander locale, piccolo, gentile e puntiglioso, quasi elemento immutabile di un arredo bizzarro. Fuori da questa ennesima cattedrale, in muratura antimuffa perfetta, il solito groviglio di cavalcavia in costruzione perenne, di teli di plastica tendenti al blu, unica casa possibile e conosciuta per oceani di esseri umani e di gesti che solo qui sembrano aver un senso. Come lavare i panni, accovacciati in strada, sotto una pioggia battente, con la testa protetta da un improbabile ombrello tenuto da un bambino tanto piccolo da scomparirci sotto.
L’aeroporto per i voli domestici, raggiunto con una puntualità anomala, nonostante i lavori stradali,, il diluvio e il traffico, mi sembra piacevolmente anomalo. Uno dei pochissimi luoghi dove l’aria condizionata è semplicemente tale, invece di essere una diabolica prassi in competizione perenne con qualche calotta artica. E anche il volo procede liscio per consegnarmi a una Hubli un po’ freddina ma almeno senza acquazzone.
Ad accogliermi la solita piccola delegazione proveniente dal Monastero. Jigme Gyaltsen, identico a uno, due, tre, dieci anni fa, Yeshe Gyatso loquace e perennemente sorridente e il piccoloTenzin Gyatso, l’ultimo (e per ora unico) bambino entrato nel Monastero. Il pulmino che ci trasporta ha un autista fenomenale: il mitico “Geko Man” di imperitura memoria! Sì, proprio lui, quello che mentre capitombolava a terra dal tetto della sua vettura, continuava a sorridere ineffabile, civolando con le mani sul vetro del finestrino. E che continuava a sorridere mentre io, scesa tempestivamente dalla macchina per aiutarlo, avevo semiucciso aprendogli lo sport allo proprio sulla testa!
E, dopo un’ora, eccomi di nuovo al Monastero. Anche lui sempre lo stesso, con nessuno dei lavori in progetto ancora iniziati ma con un tono di maggiore (sebbene un po’ apparente) pulizia e cura. Addirittura sul mio letto campeggiano dei lenzuoli appena comprati, una fantastica coperta tibetana a fiori rossi e un cuscino asfissiato dentro una federa di due taglie più piccola ma ancora con il cartellino addosso!
Mentre i monaci presenti al momento mi vengono a salutare, con in testa Ken Tsering in splendida forma e Lobsang Samphel in t-shirt adolescenziale e mentre Jigme Gyaltsen prepara, con la solita rapidità e competenza, una semplice cena, arriva la sorpresa più bella: Yeshi Lungtok, direttamente da Delhi che mi fa le feste con il suo cuore a forma di tornado, con una lunghissima katha per me e che mi parla, come al solito in un dialetto cinese. E io, come al solito capisco ogni parola !!! E’ ai sette cieli perché ha ottenuto una specie di passaporto, insomma un documento che gli permetterà di entrare in Tibet, attraverso il Nepal e poi tornare indietro. Allo scopo di rivedere, dopo secoli di separazione, la madre. Alla mia domanda su quanti anni abbia, dice “karpo” e per farmi capire meglio indica con una mano la sua testa e con l’altra la katha che ho al collo. Che importa quanti anni può avere una madre “con i capelli bianchi”? E alla mia domanda sul padre, sorride e mette le mani giunte a fianco della guancia destra, chiudendo gli occhi ma senza perdere il sorriso. Dunque il padre è morto e la madre si merita il regalo di vedere di nuovo il figlio, dopo anni infiniti e prima che lui debba rappresentarla con un analogo gesto di riposo sereno … Poi mi racconta degli esami che ha fatto, mi spiega che il nome sul passaporto è quello di quando era bambino e che poi ha cambiato nell’attuale quando è arrivato in Monastero e di come farà per tornare a casa, indicando i giorni sul mio cellulare: in treno fino a Delhi, in treno fino a Katmandu in Nepal e poi in aereo fino alle vicinanze di casa. Poi riconosce la mala che ho al polso e che lui 10 anni fa mi ha regalato. Mi ringrazia di portarla ancora … E mi chiede di Francesco mio figlio, di Roma, di come è il tempo, di come va il mio lavoro. Per concludere, facendomelo capire perfettamente, al di la’ delle parole: “io sono felice e tu? Io prego sempre che tu lo sia”.
Ecco, adesso posso dormire sentendomi a casa. E’ il momento buono per farlo, mentre si spengono tutte le luci e generatore interrome, in silenzio, il suo lavoro.
31 luglio – domenica – Mundgod
Vorrei che potesse esser una tranquilla domenica indiana. Di quelle pigre in cui non si fa altro che sentire il caldo e la pioggia sottile sopra la pelle. Non lo è … I primi problemi nascono dalla connessione. Che non ho. Nonostante abbia acquistato una fantastica penna di ultima generazione, nuova di zecca. E nonostante gli sforzi di Karma (del Karma internet point) che ce la mette tutta per ottenere qualche risultato. Inoltre la luce elettrica è del tutto svanita. Pare stiamo facendo dei lavori (?). Dove e per quanto tempo resterà a lungo un mistero.
Approfitto dell’inatteso tempo vuoto per salutare il mio amico Pema Wangdue. Per lui il tempo deve essersi fermato. Ha sempre lo stesso fantastico sorriso smagliante, a dispetto degli ultimi denti che gli sono rimasti: tre! E anche le poche cose che vende sembrano esere sempre le stesse. Come novità ci sono solo due “vicini di bottega” che dividono con lui il pezzetto di marciapiede e gli tengono compagnia. Si fermano molte persone di fronte a lui, gli fanno tirar fuori calze, portafogli, cappellini dalle scatole legate con lo spago e gli chiedono i prezzi di tutto. Ma non comprano nulla … Lui non si perde d’animo, sorride sempre e ricomincia sempre da capo. Per non interferire nelle trattative faccio amicizia con il più giovane dei suoi vicini. E’ un ragazzino, meno ottimista di Pema. E mi da piena conferma di quanto sia duro stare tutto il giorno seduto per terra, all’aperto, nell’attesa di tornare a casa con qualche piccolo oggetto in meno … Facciamo le solite foto di rito, Pema si mette in posa, fiero del suo lavoro e si fa bello prendendo in mano una mala che un po’ sgrana e un po’ si poggia sul cuore. Ovviamente mi invita a casa sua per l’indomani, anche per fare altre foto migliori, mi da notizie della moglie e mi dice che per loro va tutto bene (!). Prometto di andarlo a trovare ma sapendo già che forse mi sarà impossibile e mi sento come se stessi per tradire un bambino.
Poi è il momento di dedicarsi al Magazine “The Quest”. Come prevedibile Ngodup Tsering non è riuscito a mandarmi nulla di quanto richiesto e necessario. Tranne un file .pdf del tutto inutile e una serie di foto inutili altrettanto per l’esiguità della loro dimensione.
Al Monastero mi aspettano due dei 12 monaci che hanno dto vita a “The Quest”. Mi informano che Mr. Ngodup Tsering è “in treno”. Per dove/da dove/fino a quando resta un mistero. Visto che ciascuna richiesta riceve risposte sempre un po’ evasive e differenti. Facendo una sintesi fra tutte, deduco che non sarà di ritorno prima del 3. E quindi non mi resta che assoldare i due baldi monachelli e decidere, come al solito, di fare tutto in regime autarchico totale.
Nel frattempo giungono le prime piccole delegazioni alla spicciolata. Tutte con valanghe di mele (che non posso mai mangiare) e succhi di frutta. Il primo è il monaco Gyaltsen, cui ho promesso aiuto per il suo progetto di un “doposcuola politico” per i bambini. E gli immancabili Gedun Gyatso e Palsang Gyatso, pieni di inviti (che devo declinare) e pieni di speranze che la loro sponsorizzazione non sia sospesa davvero. Come, purtroppo è. Visto che sono decisamente adulti e che pare nessuno voglia continuare ad aiutare altro che bambini. Possibilmente piccoli …
01 Agosto – lunedì – Mundgod
Questa giornata mi sembrava non dovesse mai finire.
Ho iniziato a lavorare alla Norling School ieri sera alla 18, insieme ai due monaci, Lobsang Samphel che ha deciso di darci una mano e un plotone accanito di di zanzare. E, per incredibile che possa sembrare, ne sono uscita stamattina alla 5. E ne ho le prove … Anzi ne siamo usciti. Visto che alla fine siamo rimasti soltanto in due, io e il monaco Kelsang. Decisamente i più determinati e operativi. Salvo qualche caduta di stile … Una vale tutte le altre. Al termine della prima revisione prego uno dei monaci di stampare una copia per sicurezza e di salvare tutto il lavoro. Resiste. Insisto. Resiste ancora (la stampa fa consumare toner). Insisto di nuovo. Alla fine la spunto io e ho le mie belle 50 paginette calde di stampa. L’ultima delle quali esce con un cigolio sinistro proprio mentre il monaco, invece di salvare il file lo cancella e, in un secondo netto, vuota anche il cestino! Lui stesso rimane attonito. E nessuno saprà mai il senso della sua azione. Non ci resta da fare altro che partire dal file originale e rifare tutte le correzioni, da capo, aderenti alla copia in stampa. Quattro ore di lavoro buttate … Arrabbiarsi sarebbe poco. Ma risulta impossibile di fronte allo stupore di Kelsang, alla sua valutazione dell’irrilevanza e della rimediabilità dell’evento e alla risata che accompagna le sue parole “ohhh, non so some ho potuto fare, è successo! Non importa, ricominciamo?”
Facendo un bilancio complessivo potrei dire, comunque, che abbiamo concluso abbastanza. Cioè re-impaginato tutto il numero, corretto i moltissimi errori, cercato altre foto di dimensione adeguata, dato al tutto una parvenza di ordine e di impostazione.
Alle 9,30 – rianimata da un sole amichevole e mite – ero già pronta a ricevere di nuovo il Ven. Gyaltsen per definire le parti operative del nostro aiuto al suo progetto. La sua idea è quella di attivare una sorta di doposcuola, dedicato a far approfondire agli studenti aspetti delle cultura tibetana e aiutarli a comprendere il senso dell’attuale situazione politica e delle azioni conseguenti da poter intraprendere nel futuro. Il progetto inizierà in tre Campi di Mundgod e Aref International contribuirà alla realizzazione della classe nel Campo n. 9, acquistando il materiale e gli arredi necessari. Il che avverà già domani nella caotica Hubli, a un’ora di macchina da Mundgod.
Subito dopo aver parlato anche con il referente del Doeguling Tibetan Settlement in merito al progetto per gli ospiti della Old People’s Home, mi è stato possibile completare il breve articolo da inserire nella Rivista. E incontrare di nuovo Mrs. Chonyi Dolma dello staff per definire le modalità operative del nostro sostegno. Che sembra aver mutato un po’ lo scopo. Di riabilitazione cognitiva, per ora, non se ne parla. Pare che gli ospiti non ne abbiano bisogno (?) o non siano pronti. Il che sembra una traduzione piuttosto elegante della … realtà dei fatti. Dalla trattativa susseguente deriva un accordo a metà strada. Niente tappetini individuali perché tutti gli anziani possano pregare (come chiesto da loro). E niente esercizi e strumenti di potenziamento cognitivo (come auspicato da parte mia). Ci incontriamo sulle strategie e strumenti per conservare al massimo possibile l’autonomia e le competenze di base per la vita di relazione. Tradotto, domani, sempre nella caotica Hubli, cominceremo con l’acquistare deambulatori, bastoni, sedie che da noi si chiamano “comoda” e … anche qualche tappeto.
Alle 17 sono di nuovo alla Norling e miracolo vuole che entro un’accettabile ora di cena tutto sia completato. Mi sfugge il come ci siamo riusciti e garantisco davvero poco sulla qualità dei risultati. Naturalmente appena si è fatto buio, anche la corrente elettrica ha reputato il suo compito esaurito. Quindi, giusto per mantenere il rito dello scorso anno, abbiamo concluso con l’accompagnamento musicale del generatore. Ma, stavolta, mancavano anche le due candele. Il che vuol dire che le ultime pagine sono state composte illuminando la tastiera con il cellulare …!
Al rientro al Monastero sono stata rapita dal debate nella piccola sala di preghiera. I giovani monaci c’erano tutti, compreso il piccolo Tenzin Giatso, cui spetta l’onore di servire il the al latte (buonissimo). Devo dire che l’impegno che tutti i monaci mettono nel rispondere e nel fare domande, pur essendo molto elevato e carico di energie, non impedisce a nessuno di loro di scoppiare in fragorose risate e di divertirsi, sempre e comunque, qualunque circostanza ne dia l’occasione.
02 Agosto – Martedì – Mundgod-Hubli-Mundgod
Sveglia alle 7, si parte per Hubli … ma gli imprevisti non mancano mai.
Il primo è gradito e si presenta sotto forma di Pema Wandue che tutto arzillo, nonostante la veneranda età, mi aspetta sul balcone, di fronte alla porta della mia stanza. Le chiacchiere sono inevitabili, come la khata e un suo particolare dono. Una bella sciarpa di lana molto pesante e over size. Mi vergogno un po’ di aver pensato “e adesso dove la metto???” ancor prima di farmi commuovere dal suo regalo. Che per le sue sostanze è impegnativo, specie in considerazione del fatto che l’Ufficio centrale di Dharamsala, ancora non ha spedito i soldi che Aref International ha inviato da svariati mesi. Pema tiene in una mano il bicchiere vuoto del the che gli è stato offerto e nell’altra due sportine insieme a un ombrello, così quando gli offro dei succhi di frutta per la moglie, il resto del the finisce per terra. E lui, in mille scuse, si piega per ripulire, con le dita (!!!) il pavimento. Non posso farne a meno, ogni cosa che fa questo nonnino mi mette di buon umore e, insieme, mi trasmette una tenerezza infinita, mista a un po’ di vergogna e un po’ di dolore.
Il secondo imprevisto è neutro. Mi aspettavo solamente Yeshe Gyaltsen, il monaco che mi ha presentato il progetto per la classe. E invece si sono con lui il Leader del Campo 9 e un suo segretario. Mi va anche bene ma, considerando che ci sarà anche Chonyi Dolma con il suo piccolo di appena 5 mesi, come ci staranno 7 persone, autista compreso nell’auto? Ci staranno stipate! I due monaci e l’autista davanti, io Chonyi e il Segretario dietro e il leader nel retro sedile, insieme ai pacchi …
Il terzo imprevisto è decisamente sgradito. All’appuntamento preso ieri, con gran dovizia di raccomandazioni e particolari, per le ore 8,30 tra me e il giovane monaco, Kelsang è disatteso. Nemmeno Ngodup, l’insegnate di Ingelese, fortunosamente raggiunto al cellulare da Jigme, sa dove sia. Quindi niente foto nuova da inserire nel Magazine e circa un’ora persa. Glisso sui miei toni telefonici con Ngodup. Visto che è arrivato tranquillamente a cose fatte e che ancora proponeva di spostare l’andata a Hubli e incontrarci in fine mattina …
Così, alla fine, si parte. E quel che avviene a Hubli, sotto una pioggia torrenziale, è un po’ troppo “articolato” per poter essere descritto. Le cose che riusciamo a fare, comunque, sono tantissime. I negozi visitati almeno una decina. E la merce acquistata in quantità tale da riempire interni e portabagagli sul tetto della nostra macchina, più un’altra appositamente noleggiata.
Gli arredi includono tavolini, sedie per gli scolari, due rotoli di linoleum per i pavimenti delle classi, un armadio di metallo, due sedie a rotelle per i nonni, sei deambulatori e cinque cassapanche di metallo. Gli oggetti sono molteplici: quaderni, libri, penne, un mappamondo, carte geografiche, cartelloni didattici, ecc. ecc.
Due le scene di maggior rilievo. L’attesa esagerata in ciascun negozio (accompagnata da un loop estenuante di: “please, have a seat, please have a the, please wait for the owner”), non tanto per gli acquisti quanto per l’emissione delle ricevute relativa, degli aspetti più svariati e multicolori. E, soprattutto, il carico di tutti i bagagli … Specie se si aggiunge che uno degli autisti è sempre l’ineffabile “Geko Man”, quello che quasi moriva, essendo precipitato, durante un’operazione analoga, giù dal tetto, senza smettere di sorridere mai!
Una nota a parte merita la Rivista. Il fantastico Abdul che lo scorso anno, sempre sorridendo, ci aveva stampato un centinaio di copie della “numero due”, è svanito. E la sua tipografia, più simile a un rifugio antiatomico devastato che a un negozio, è inesorabilmente chiusa. La nuova tipografia sembra “vera”. Con le macchine al loro posto e qualche computer. Ma nessun sorriso. Il proprietario è odioso, il ragazzino che farà il lavoro è perso, con la mente chi sa dove e il Tipografo sembra una statua di sale, triste e ostile Alla consegna del file, mi trattengo. Ma alla visione della bozza di stampa non ci riesco proprio. La copia che dovrei verificare è, in pratica, un origami, cioè una serie di fogli A4 ripiegati in otto, a formare i sedicesimi … Solo che essendo messi uno dentro l’altro, per simulare il numero intero, non sono sfogliabili e visibili tanto meno. E il tipografo si urta pure perché apro tutto e controllo le foto una per una. Che siano sbagliate mi fa quasi felice, così posso fargli rifare tutto da capo. Oltre al colore della copertina che, da quello del modello scelto, è diventato di una tonalita’ intermedia tra un uovo e una banana …
Quando finalmente, in serata si parte, il peggio sembra passato. Ma dopo una mezz’ora di viaggio l’imprevisto ci presenta il conto. Sotto forma della prima macchina (quella più carica di oggetti) inesorabilmente in panne, in mezzo alla strada. Riparte a spinta: di quattro dei nostri più una piccola folla, crescente, di volontari, curiosi, passanti e bambini. Per fermarsi ancora, dopo qualche chilometro, quando incautamente la avevamo già sorpassata. Mi sfuggono i dettagli della toponomastica locale e quindi non so motivare il perché della successione degli eventi a seguire. So solo che il nostro autista, per tornare indietro, trova comodo girare la macchina e basta. Incurante di trovarsi su una delle poche strade a scorrimento veloce della zona. E, soprattutto, incurante che la stessa sia a senso unico … A domanda, risponde laconico che non ci sono altre vie e che il tratto da precorrere è breve. Dove “breve” vuol dire 10 chilometri, nel buio più totale, solo interrotto dai fari delle altre auto “regolari”, dagli scarti dei camion, e dagli scossoni coerenti con un percorso inclinato, metà in carreggiata e metà in banchina. Mentre Chony, senza battere ciglio, continua ad allattare.
Ecco, all’arrivo a Mundgod (alle 23 passate), vorrei baciare la terra. Ma mi astengo. Sia per ragioni igieniche che di visibilità. La luce manca di nuovo e anche il generatore ha qualche difficoltà nell’accensione.
Domani vorrei che, almeno, ci fosse il sole.
03 Agosto – Mercoledì – Mundgod
E invece le piggia, inesorabile, continua. Diciamo, almeno, che non mi faccio prendere dalla fretta … tanto che il piccolo Tenzin Gyatso, vedendomi scendere a quella che per lui è ora di pranzo si fa una bella risata e mi dice “good morning!!!”, con tutta l’ironia di cui è capace.
Faccio un tentativo di collegarmi con il mondo. L’internet point è ostinatamente chiuso. Non mi resta altro che andare alla Central Administration del Gaden Jangtse per incontrare Pema Wangdue. Che non c’è … Gli lascio un biglietto e opto per un mini divertimento personale: andare a trovare il piccolissimo monaco che lo scorso anno teneva la bandiera del Tibet per la copertina del DVD. L’indimenticabile “squared face”, cui voglio fare un regalo. Il moastero dove abita è a due passi e lo trovo che saltella in giardino. Non è cambiato di molto e, all’inizio, fa fatica a riconoscermi. Ma appena gli mostro la cover si ricorda tutto e rimane come stupito di essermi rimasto nella mentee che io lo sia andato a trovare. Poi, dopo le foto di rito, mostra la cover ai suoi piccoli amici e sembra fiero di portare quella bandiera, nelle sue piccole mani, in giro per il mondo …
All’improvviso Tsering Wangdue arriva a sorpresa alle mie spalle e ci facciamo un sacco di feste, ridendo sulla casualità degli eventi e sul loro intrecciarsi in modo sempre inatteso.
Mentre esce dallo steso cancello il giovane monaco, Tenzin Delek, amico di Nyima, quello che aveva contratto una forma di paralisi da bambino e che, fino allo scorso anno era magrissimo, quasi trasparente. Adesso è così in carne che quasi non lo riconoscevo. ma gli occhi sono tristi mentre mi dice, mentendo, che va tutto bene. Gli chiedo di passarmi a trovare se pensa di potermi dire qulcosa di più e che io possa dargli un aiuto. So che non lo farà e che per lui deve essere dura. Forse sta attraversando gli stessi tormenti di Nyima e vorrebbe andare via dal Monastero ma, come Nyima, non ne ha nè le possibilità nè il coraggio.
Ma il tempo a disposizione stringe e arriva, come da accordi Ngodup, l’insegnante di inglese, a bordo della sua moto. Abbiamo un’ora per parlare, per spiegarci e per “fare pace” … Alla presenza dell’ineffabile Lobsang Yeshi, sempre maestro di computrer (!!!) e sempre più confuso …
Prendiamo un sacco di decisioni operative per il prossimo numero che, gia’ so, verranni allegramente disattese. E prendiamo un appuntamento per dopodomani, per la consegna del Magazine. Su questo almeno ci conto …
Il tempo vola e mi aspettano due impegni in sequenza: la consegna del materiale acquistato, prima alla Old Peoples’ Home e poi alla Classe del Camp 9.
Chony Dolma, che mi sarebbe dovuta passare a prendere mi da buca … e con la longa manus di Jigme Gyaltsen trovo una bellissima macchina che mi acconpagna dai nonetti, non prima dell’acquisto di 130 mele! Che, come mi aveva spiegato ieri Chonyi sono la cosa migliore e piu’ preziosa da portare in dono. Una per ciascun anziano. Buone per la salute e qui carissime, altro che biscottini … La distribuzione e’ rapida, il numero giusto per ciascun Leader dei 6 padiglioni. Sotto l’occhio vigile della sempre simpatica direttrice e di Chonyi, arrivata con calma e in maglietta, sopra la gonna tibetana. Seguono le foto di rito e appuro che anche il materiale acquistato e arrivato in sede durante la notte !!!
Magari in seguito aggiungero’ altro perche’ qui pare siamo in chiusura … Quindi solo due parole per la Scuola del Campo 9. C’e’ un’intera delegazione che mi aspetta: insegnanti, genitori, un sacco di bambini, dai piccolissimi della Primary School ai piu’ grandi. Tra questi Tenzin Tsering, con cui faccio subito amicizia, gia’ al momento delle presentazioni quando mi dice: “ho 10 anni e sono un lottatore nato, continuero’ a esserlo sempre per il Tibet!”. Seguono i discorsi, gli applausi, i ringraziamenti, le foto. Mentre sulla lavagna campeggia “Bod Gyallo” e tutti i bambini scandisco in coro “Free Tibet!!!”. Mentre il Ven. Gyaltsen, che all’inizio mi aveva lasciata un po’ perplessa, mi piace sempre di piu’, anche per il suo discorso infuocato e battagliero.
04 Agosto – giovedi’ – Mundgod
Ieri sera, all’arrivo in Monastero mi apsetta una gradita sorpresa: uno scatolone di dimensioni ragguardevoli, contenente le 500 copie della Rivista “The Quest”. A una prima occhiata sembra carina, quanto meno stampata meglio dello scorso anno. Diciamo che non ci voleva molto … almeno la stampa resta sulla pagina anche dopo averci passato sopra le dita! E poi, per la prima volta e’ a colori! Oddio, la dire il vero le foto sembrano scattate tutte di notte … ma diciamo che ci si puo’ accontentare. Magari tra qualche anno riusciremo amche a produrre una copia semi perfetta!
Pensavo mi aspettasse una mattinata di semi relax … e non avevo affatto considerato l’arrivo inatteso di Tsering Wangude (Central Tibetan Administration) che viene a fare quattro chiacchiere e che mi trovo davanti mentre esco in accappatoio dalla doccia! Ma qui e’ una cosa normale, lui si fa una bella risata e mi dice, serafico, che puo’ tranquillamente aspettare … Veramente avevo un altro programma, pazienza, vuol dire che lo ritardero’ un pochino. Tanto, in nessun luogo come questo, e’ vero che il tempo e’ solo una “categoria della mente”. E poi devo dire che Tsering Wangdue mi sta simpatico davvero. Ogni volta parlare con lui mi mette di buon umore. Sembra avere le idee molto chiare e anche se non sono esattamente in linea con le mie non cerca mai ne’ di nasconderle ne’ di farmi cambiare opinione. E poi ha girato in lungo e in largo, anche in Europa e negli USA, accumlando una discreta esperienza sulla questione tibetana. Quando dopo un’oretta gli dico che mi aspettano altrove e che, quindi per oggi, il nostro tempo e’ finito, si fa un’altra risata delle sue e mi saluta con l’affetto di sempre.
Il secondo step e da Yeshi Gyaltsen. il Geshe che mi ha invitato ieri a casa sua, per definire meglio i parametri del nostro nuovo progetto. Tra le parole e il succo di mango, due ore volano via. Ci scambiamo idee, esperienze, indirizzi e le cose che abbiamo scritto. Se quello che dice corrisponde del tutto al suo pensiero, mi piace. Vediamo che sviluppi prendera’ questa situazione …
Nel poco tempo che trascorro all’internet point di Karma, faccio un altro dgli incontri buffi che qui sono consueti. La Direttrice della Old People’s Home, Mrs Tamdin Dolma. Dopo un po’ che chiacchieriamo mi dice, infatti, di essere la moglie di Karma !!! E che il picolo che sta giocando con lui e’ il loro figlio. Pare che, per un verso o per l’altro tutte le persone che conosco siano tra di loro in connessione stretta …
Ora mi aspettano al Monastero alcuni del bambini che Aref International sta aiutando. Quindi vado a fare collezione di biscotti, mele e caramelle …
Magari domani ho la fortuna di un nuovo collegamento. Poi vedro’ di incontrare qualcun altro dei bambini. Cosa che si presenta difficile quest’anno, visto non solo il pochissimo tempo a disposizione ma anche il fatto che Chonyi e’ appena partita, per non so quale convegno, insieme a tutto lo staff del Doeguling Settlement … Il programma di domani, comunque, prevede la consegna delle copie di The Quest sia Norling School che al Representative del Doeguling Tibetan Settlement.
05 Agosto – venerdì – Mundgod
Diciamo che anche questa giornata comincia a sorpresa … con un invito, impossibile da rifiutare, da parte dello staff del nuovo “Office” di Jigme Gyaltsen. Dopo un sacco di chiacchiere e circa un’ora non ho ancora capito benissimo di cosa si occupi esattamente questo Ufficio. E, soprattutto, non ho capito come mai non riceva un grant ufficiale per il lavoro che svolge. Che dovrebbe essere quello di coordinare l’operato degli insegnanti. Ogni tanto mi intestardisco a voler capire, per forza, cose che sono al di là della ragionevolezza e della comprensione. Dando per scontata la buona fede (…). Altre volte rinuncio e quando le domande lineari ricevono risposte a cespuglio, al secondo tentativo mi scema la motivazione.
Comunque dire “no” mi viene sempre più facile e naturale. Come definire i limiti del possibile (e desiderabile) intervento. Al di fuori da ogni sfumatura religiosa o meramente assistenziale. Vediamo, comunque, quale progetto potrà venire fuori per un eventuale finanziamento pubblico. Il tutto per dire che la bellissima statua di Bhudda, con tutte le protezion interne al suo posto, che mi viene offerta con mille cerimonie, ha un sapore meno intenso di altri regali, anche se, decisamente, meno preziosi.Comunque lo spettacolo di Jigme sulla moto rossa, nuova fiammante, non è di quelli che si perderebbero volentieri …Al meeting partecipa anche l’efficentissimo Tsering Wangdue che svolge il suo compito in modo perfetto, non solo qello di traduttore ma anche di mediatore tra esigenze, bisogni e motivazioni differenti. E la sua efficienza è davvero preziosa per moltissime ragioni, oltre che per non essere a sproposito campanilista.
In primis il fatto che, sotto una pioggia torrenziale, mi accompagni con la sua macchina alla ricerca di una paio di famiglie “sfuggite” allo scorso incontro la Monastero. Una delle quali presenta un quadro decisamente problematico. Si tratta del piccolo che aveva trascorso molti mesi degli ultimi due anni al Karuna Hospita di Bylakuppe. Ora è diventato decisamente “grande”, pesa la bellezza di 80 chili e ha perso la possibilità di camminare … Inoltre, essendo la sua una malattia genetica che viene trasmessa soltanto ai maschi, la sorellina ne è immune, mentre il fratello minore già presenta i segni premonitori. Il primogenito, vista l’età è stato dimesso dalla scuola, nessun’altra struttura sembra disponibile ad accoglierlo e quindi, oltre alla stazione eretta ha person ogni possibilità di contatto coi suoi pari. Il futuro che gli si presenta è, dunque, quello delineato dal perimetro di una stanza molto piccola, di una prospettiva che parte dal basso e di una rapida evoluzione non solo dei sintomi della sua malattia ma anche delle trasformazioni caratteriali che verranno prodotte da questi “arresti domiciali” cosi’ imbarazzanti. La madre, sempre senza perdere il suo instancabile sorriso, dice che già ha cominciato a diventare aggressivo (e ci credo …). A me offre, pero’, solo una toccante dimostrazione di come la sua mente, prigioniera di un corpo sbagliato, sia ancora prontissima e attiva. E ne sono un piccolo esempio le foto che scatta con centratura e fuoco perfetto e il quaderno che gira verso di me, preoccupandosi che il verso sia giusto, con un’automatica prontezza.
Alle 14, con sciocca puntualita’ di tipo svizzero, arrivo alla Norling School per la consegna delle 500 copie della Rivista “The Quest”. Mi mette di buon umore una fila inattesa di 4 monachelli, condotta da Tenzin Gyatso, che portano in testa le copie della Rivista, cento ciascuno. Il resto mi mette di malumore. Intanto l’attesa, incongrua, di oltre mezz’ora. E poi l’atteggiamento un po’ guardingo e poco solare. Si vede che Ngodup se la deve essere presa per la reprimenda. Dalla quale, non avrei potuto astenermi comunque. Alla fine ci lasciamo con mille ringraziamenti da parte loro e con mille promese di una inecepibile efficenza per il prossimo anno. Voglio proprio vedere …
Segue la visita di rito al Tibetan Settlement. Anche se il Representative non si trova a Mundgod per una serie di meeting. Ad accogliermi c’e’ una efficentissima Tenzin Yanga che si prende tutti gli appunti di dovere e con la quale condivido il disappunto per il ritardo della spedizione dei soldi da Dharamsala, con tutti i problemi che ha comportato e che sta comportado.
Il pomeriggio si conclude con la visita di altre due famiglie al Monastero. E con il racconto di storie sempre piu’ penose che, peraltro, non si presentano di souzione facile o possibile.
In serata, nel bel mezzo della preparazione dei bagagli e delle buste con le offerte per tutti i monaci, si presenta Tenzin Delek cui avevo, incautamente, detto di cercarmi se pensava che io potessi esergli di aiuto. Mi sembrava di non poter farea altro, avendo visto in fondo ai suoi occhi una tristezza infinita. Certo non mi aspettavo che arrivasse proprio alle 9 dela sera prima della partenza … Ed eccoci con un altro caso durissmo di malasanita’, come si direbbe dalle nostre parti. E di sfortuna. Che messe insieme hanno fatto si’ che una banale caduta di molti anni fa, curata a suon di massaggi invece che con un’appropriata ingessatura, si trasformasse, per lui, in un’andatura dolorosa e inquietante. Con una gamba che va per conto suo e che sembra, ogn volta, dover sprofondare nel nulla. Potrebbe essere una nuova “storia”. Come quella di Tenpa. Nell’auspicio che qualcuno o quanche istituzione possano restituirgli il “diritto” di procedere senza intoppi aggiuntivi nella sua vita, gia’ cosi’ tanto travagliata e dura.
06 Agosto – sabato – Mundgod-Hubli-Delhi
Dopo lo scambio di offerte e di khata con tutti i monaci del Monastero, si parte per Hubli. Il volo per Mumbai e poi per Delhi e’ alle 9.45. Il che trasforma l’autista in una scheggia volante. Cosa che mi lascia per nulla tranquilla, trattandosi sempre del solito Dakpa. Anni addietro ribattezzato Geko Man, e stamattina, da Jigmer, “short cut” per le sue prodezze contromano al ritorno da Hubli. La compagnia e’ allegrissima e scanzonata: Jigme Yaltsen in gran forma, Yeshi Gyatso e Lobsang Samphel al top della loro contagiosa allegria. Il che contribuisce a farmi distogliere lo sguardo dalla strada. Ma non di sentire il concerto di clacson e di sobbalzare a ogni inchiodata.Pero’ arriviamo, tutti interi …
E riesco anche a partire in tempo. E sbarcare nel primo pomeriggio, via Mumbai, in una Delhi che nemmeno voglio guardare, se non di striscio dai finestrini del taxi.
La cena piacevolissima e la serata, adeguata, penso che siano il minimo che io mi possa meritare …
07 Agosto – domenica – Delhi-Gagol-Dharamsala-McLeod Ganj
Mi dispiace partire. Non solo per quello che lascio ma anche per l’incertezza di quanto mi aspetta. Non ho chiaro come si svolgeranno le cose domani mattina e, stranamente, mi sento sospesa.
All’areoporto un piccolo imprevisto. I voli sono stati bloccati per un black out e quello per Gagol e’ a rischio. La riserva si scioglie dopo un po’ di batticuore e, finalmente siamo in linea per l’imbarco. A un metro di distanza da Matteo, con i suoi familiari e da Tempa Tsering che rivedo con molto piacere e che condividono con me il volo.
Il sole che mi ha accolto a McLeod Ganj e’ del tutto sparito. In cambio, la pioggia e’ torrenziale e rende tutto grigio in questo piccolissimo agglomerato in cui sembra non si riesca piu’ nemmeno a camminare. Ormai i supermercati abbondano e le macchine sfrecciano via con una velocita’ del tutto inadeguata. Anche il piccolo spazio, nascosto da una tenda gialla, che occupava lo strano vecchietto, fino allo scorso anno e’ stato risucchiato nel vortice. Tra gente distratta, giovani strampalati in cerca della felicita’, monaci seduti ai coffee shop con il cellulare perennemente in mano e attivisti tibetani con gli occhi pieni di rabbia e di desiderio. In mezzo a mille botteghe cheap dove anche i venditori, una volta voraci, sono diventati distratti.
Non mi sento comoda affatto. E l’unica cosa che mi concilia di nuovo con questa “riserva” una volta rifugio e oggi mescolanza di odori stridenti, e’ la telefonata con Dawa Punky, General Administrator del Delek Hospital. Che mi dice di aver predisposto tutto, per me, nella giornata di domani. Autorizzazione compresa per la macchina fotografica, incontro con il Dalai Lama e che conclude la telefonata con un festoso “ciao, ci vediamo”. Chi sa come andranno davvero le cose …
La cerimonia inzia presto e dovro’ essere al tempio non piu’ tardi delle 8.
08 Agosto – lunedì – Mcleod Ganj
Da tanti anni che vengo a Dharamsala non ho mai avuto problemi nè con i collegamenti nè con la carica di laptop e cellulari. Quest’anno non c’è una cosa che funzioni e, quindi, aggiornare il diario è ancora più complicato che a Mundgod.
Perciò, da qui in avanti, farò, necessariamente, solo una sintesi, da integrare quando il compito sara’ meno disumano …
La cerimonia per il conferimento della carica di Kalon Tripa (Primo Ministro) a Lobsang Sangay inizia con puntualità svizzera e con una sequenza articolata di procedure. Il discorso di Sua Santità il Dalai Lama, quello di Samdong Rimpoche, Kalon Tripa uscente. E poi quello di Lobsang Sangay. Che legge il testo in tibetano senza mai sollevare lo sguardo dal foglio, a differenza della successiva lettura in inglese del medesimo testo … Segno di una padronanza della madre lingua alquanto ridotta. Il web è ormai pieno di esegesi e di video su questo lungo intervento. Che ha acceso di entusiasmo molti animi e suscitato quesiti in alcune persone.
In attesa di inserire qui le foto, rinvio alla pagina di facebook dove ne è stata pubblicata una parte:.
E rinvio anche alla pagina del Tibetan political Review per il testo integrale del dscorso.
Mi è sembrato di buon auspicio che, ogni tanto, il nuovo Primo Ministro si emozionasse. E che sottolineasse tutti i diritti violati nei lunghi anni dell’occupazione del Tibet. Alcuni momenti sono stati particolarmente toccanti. Come quello, da parte del Kalon Tripa uscente, della consegna della bandiera del Tibet al nuovo eletto. E l’abbraccio di Sua Santità il Dalai lama, alla conclusione del discorso.
La cerimonia è stata molto lunga. Al termine i parlamentari stranieri presenti e alcuni ospiti hanno avuto il privilegio di una lunghissima udienza privata con Sua Santità. Durante le oltre due ore il Dalai Lama ha spiegato in dettaglio le ragioni che lo hanno indotto a rinunciare al potere temporale e ha ragionato sulla possibile evoluzione futura della situazione tibetana. Come sempre – ma, mi è sembrato, ancora più del solito – Kundun ha messo a disposizione dei presenti tutta la Sua contagiosa energia, la Sua disponibiità affettiva e curiosa nei confronti di ciascuno. E la personificazione stessa del Suo motto “Never Give Up” …
Un ringraziamento particolare a Mr. Dawa Phunkyi, Chief Administratore del Tibetan Delek Hospital che con efficenza pari solo alla sua gentilezza e cortesia mi ha messo in condizione di partecipare a tutta la cerimonia, a nome dell’Associazione Italia Tibet e di Aref Internationa. E un grazie a Claudio Cardelli, Presidente di Italia Tibet, per aver attivato tempestivamente il contatto.
09 Agosto – martedì – Mcleod Ganj
Stamattina, dalle 9 alle 13 si sono svolti i festeggiamenti pubblici per l’insediamento del Primo Ministro. Sempre nello spazio esterno del Namgyal Temple, allestito per l’occasione in modo perfetto ed efficiente. Con tanto di tensostrutture nuove di zecca. Quanto mai preziose visto il diluvio monsonico che si è scatenato nel bel mezzo della cerimonia. E visto il numero elevatissimo di spettaori e partecipanti. Oltre che di artisti che si sono esibiti in uno spettacolo coloratissimo e differenziato. Dai musicisti ai danzatori, dagli adulti agli adolescenti. Fino a un gruppo tenerissimo di bambine che ha messo in scena la rappresentazione simbolica della copertura del tetto della casa, ricoperto di fango, secondo la tradizione antica e pressato con un apposito strumento.Sempre in attesa di aggiungere alcune foto, rinvio alla pagina di Facebook, dove ne e’ stata pubblicata una parte.
Verso la fine dello spettacolo c’è stata un’improvvisa interruzione. Sua Santità il Dalai Lama era in partenza per l’Europa e quindi, sia il primo Ministro che una folla di partecipanti, si è raccolta di fronte al cancello per vederlo di nuovo, attraverso il finestrino della macchina e attraverso la velatura della piioggia battente.
La cerimonia si è conclusa con una lunga sfilata di Tibetani che hanno offerto a Lobsang Sangay la khata rutuale, in segno di augurio per il suo nuovo mandato.
Nel primo pomeriggio ho incontrato, sempre con grande piacere, Sherab Woeser. Che ha cambiato lavoro e ne sembra felice. Ora è Editor del sito Payul.com e nel suo nuovo Ufficio sopra il Coffe Talk, insieme a un team di buoni amici, sembra aver ritrovato una carica energetica e un nuovo senso di libertà.
Più tardi incontro suo padre, Karma Choephel, già Presidente del Parlamento Tibetano in Esilio (prima di Penpa Tsering) e di nuovo rieletto come parlamentare. Mi invita a cena a casa sua per domani e, con la buffa e affettuosa simpatia di sempre, mi comunica “ti viene a prendere Sherab in Albergo alle 17,15 con la moto” … L’orario, per essere una cena, è decisamente bizzarro. E questa famiglia, scanzonata e allo stesso tempo affidabile e seria, mi sta troppo simpatica, non c’è niente da fare.
10 Agosto – mercoledi’ – Mcleod Ganj
Alle 10 sono al Delek Hospital per salutare il Direttore Amministrativo Mr. Dawa Phunkyi. E’ una persona molto efficente e molto gentile allo stesso tempo. Oltre ad avere una carica energetica, nutrita a sorrisi, che non puo’ essere altro che benefica e contaggiosa.
Il secondo step e’ al Department of Education per definire alcuni aspetti relativi al progetto finanziato dalla Provincia di Roma. Incontro, anche qui, persone molto gradevoli, simpatiche e operative. A cominciare da Mr. Tsering Phuntsok, Education Officer, Coordinatore del progetto, che sara’ poi il Direttore della scuola nei pressi di Manali (Sambotha Tibean School, Bhuntar, Kullu District). Mr. Tsering Phuntsok e’ la persona più allegra, solare, rapida e ottimista che abbia mai incontrata. E presumo che sara’ capace di infondere una grande carica di energia ai 25 insegnanti che frequenteranno il Corso di formazione per i quattro anni previsti dal progetto del Kashag.
Poi conosco il Secretary del Department of Education, il Monaco Ven. Karma Gelek Yuthok che, al contrario e’ molto serio e pacato. Ma non manca di apprezzare alcune battute, mostrando anche lui una buona dose di ironia. Al progetto collaborerà anche un secondo Education Officer, Tsering Samdup, che sembra sia addetto alla ricerca dei documenti anche amministrativi e che mi fornisce il building plan e tutti gli estremi bancari relativi al progetto.
Pare ci sia capitata una piccola fortuna, visti i ritardi nell’assegnazione dei fondi, rispetto a quanto avevamo previsto. Infatti la Scuola, non sarà pronta prima di giugno prossimo, in quanto sono necessari dei lavori di ristrutturazione per riadattarla da Scuola per alunni a Scuola per Insegnanti. Il training inizierà, quindi a Giugno 2012. Il che vuol dire che al mio prossimo viaggio in India ad agosto, potrò verificare proprio l’inizio delle attività. Comunque, prima di partire, andrò a vedere la sede attuale, accompagnata da un rappresentante del Dipartiment of Education.
La mattinata si conclude con una visita legermente inquietante al Department of Home. Dove ho modo di prendere diretta visione di come (e da chi) vengono gestiti e smistati i fondi che arrivano da parte degli sponsor di tutto il mondo, per i numerosi Tibetan Settlement.
Il Chief Accountant e’ tal Tashi Dhondup, che mi riceve garrulo .. in pantofole di panno. In una stanza minuscola con due computer scalcinati e 4 sedie … praticamente basculanti. La segretaria, che arriva per portare il fascicolo relativo al Settlement di Mundgod, si scusa per non potermi dare la mano, in quanto era occupata a passare lo straccio per terra. E quindi il faldone arriva tutto bagnato … Nel giro di pochi minuti si catapulta nella stanza anche Mr. Tenzin Gendun, il mitico firmatario della lettera di recezione dei fondi da noi, a suo tempo, inviati. E’ in un lago di sudore e si asciuga i rivoli che gli colano dalla fronte, a volte con la manica, a volte con la mano, che poi poggia sulle carte, incurante della scrsa tenuta dell’inchiostro. Lui e’ il Coordinatore generale di tutti gli Sponsor sparsi per il mondo. La quasi totalita’ dei quali, presumo non abbia mai avuto l’opportunita’ di visitare la … centrale operativadelle entrate/uscite di tuti i fondi, come prevedono le nuove norme per la gestione centralizzata degli stessi. Tutti e due, all’unisono, mi giurano che, da adesso in avanti, ogni cosa funzionera’ alla perfezioen e, sotto i miei occhi inseriscono il nominativo di Aref Internationale in un misterioso file di budget, per un importo orientativo annuale. Il che ci consentira’, per il futuro, di non dover piu’ inviare decine di lettere, acquisire inutili documentazioni e far in modo che i soldi, che verranno spediti a gennario, possano arrivare entro una settimana alle famigie che li stanno aspettando.
Magari andra’ cos’ davvero … E mentre incrocio mentalmente le dita e mi preparo a levare le tende, Mr. Tashi Dhondup si alza tutto allegro per accompagnarsi e mi chede, con un disarmante sorriso, se puo’ cambiarsi le sacrpe perche’ fuori piove. Cosi’ mentre il mio biglietto da visita finisce prima in una delle sue pantofole e poi sotto le ruote (?) della sua sedia, lui tira fuori, da sotto il tavolo, un paio di infradito e caracolla con me verso l’uscita …
Stasera … cena a casa di Karma Choephel, past President del Parlamento Tibetano in Esilio. Il che mi mette una certa allegria. A domani.
11 Agosto – giovedi’ – Mcleod Ganj-Delhi
Partenza da Dharamsala per Delhi, via Amritzar. Cinque ore di sgradevole viaggio in macchina per una strada contorta, visto che non ci sono voli disponibili dal più vicino areoporto di Gagol. L’arrivo è sul filo del tempo ma la partenza, almeno, è garantita.
Delhi è, come al solito, una città in balia del delirio. La confusione è in eterno crescendo. La bilancia tra povertà e ricchezza, ambedue estreme, e’ sempre più iniqua. Il rumore micidiale. L’inquinamento e’ come una coperta pesante di cui non ci si può liberare. Non percepisco più nemmeno gli odori e i profumi, quelli che una volta ti si attaccavano dentro. E che ti facevano crescere la voglia di tornare, ancora prima di essere partiti. Adesso mi sembra tutto uguale. Tutto grigio. Tutto impolverato. Mentre cresce lo scarto tra la frenesia con tutti si muovono e la pigrizia che mi si incolla addosso. Peggio della polvere umida, peggio del calore che si accompagna tanto al sole quanto alla pioggia.
L’albergo e qualche altro dettaglio mi riconciliano, comunque, a questo spazio che non sento più essermi amico.
12 Agosto – venerdì – Delhi
Il compleanno a Mundgod era, forse, migliore. Ma anche qui non è stato affatto male. Il National Museum si presenta diverso, come se, per la prima volta, lo vedessi da dentro. Dipende, evidentemente, dalla guida. Nonostante, nella realtà, sia sempre più spento, sporco e abbandonato. E’ proprio vero che la danza cambia ritmo a seconda dell’acustica e dei danzatori …
Mi ci vuole sempre più tempo per abituarmi a questa città ma, piano piano, avviene questa specie di miracolo, per cui passo dalla rabbia più incongrua e dal fastidio generalizzato, all’accettazione e al piacere. Il che mi rende ancora più piacevole e gradita sia la cena che la serata.
13 Agosto – sabato – Delhi
Giornata di completo relax, che ci voleva. Piscina compresa! E cena all’Ambasciata italiana.
14 Agosto – domenica – Delhi
Incontro la persona con cui mi ha messo in contatto Geshe La. Si tratta sempre delle stesse situazioni di bisogno, di sofferenza, di richieste che già, nelle premesse, hanno la tristezza anticipatoria del rifiuto. Quanti miliardi di persone mediamente etiche ci vorrebbero per sanare questo oceano di ingiustizie, dalle più piccole a quelle più sconfinate?
Non so nemmeno quante volte sia entrata in un Gurudwara. E non mi è capitato mai di vedere la stessa cosa. Quello dove passo il pomeriggio di oggi mi sembra più accogliente del solito. E un po’ più scanzonato. Con decine di ragazzini che collaborano alla pulizia del pavimento, divertendosi come a un parco giochi. Con le famiglie che insegnano le prostrazioni rituli a bambini che a malapena si reggono in piedi. Con l’acqua dolcissima, mista alla polvere di mango, che quasi fa concorrenza alla prasad, ancora più dolce. Con decine e decine di piccoli Sikh che scambiano ancora per un gioco quell’immersione rituale nell’acqua sacra che diventerà, a breve, il sottofondo quotidiano alla loro vita.
15 Agosto – lunedì – Delhi
Independece Day! Meglio non andare troppo in giro … Per vedere e sentire cosa poi? Il discorso al Forte Rosso? Con le solite esternazioni e le solite dichiarazioni di intenti che hanno, dalla realtà, lo stesso scarto che c’è tra la terra e la luna.
E poi domani si parte. Con un po’ di liberazione ma anche con un po’ di dolore …
16 Agosto – martedì – Delhi-Mcleod Ganj
Parto da Delhi nel diluvio, sbarco in una Gagol assolata ma quando arrivo a Mcleod Ganj, all’ora di pranzo, il diluvio e’ ancora maggiore … Di quelli che non lasciano scampo. Con la pioggia che entra dappertutto. I muri sgretolati. Le strade in decisa pendenza, scivolose, che non si possono quasi affrontare. L’acqua, con o senza ombrello, arriva a meta’ polpaccio e i sandali, una volta che ci si arrende all’evidenza, sembrano l’unica risorsa dotata di senso.
Intanto guardo le notizie e guardo la posta. Ancora un altro monaco che rinuncia alla vita, perche’ quella di chi resta possa diventare migliore. E che muore tra le fiamme con il nome del Dalai Lama sulle labbra. Un altro gesto inevitabile, estremo. Una sola parola. Forse incoerente, vista l’azione. Ma coerente con il pensiero di chi l’ha scelta. Ed ecco come le parole possono fare, in un lampo, la differenza. Cancellare quello che le ha precedute. Creare solidarieta’, oppure indignazione. Essere automaticamente condivise o non essere affatto capite. I gesti, forse, di meno. Perche’ di fronte all’evidenza, a dispetto delle differenze e della cultura, e’ difficile equivocare un’intenzione. E perche’ di fronte ai ritmi e ai toni, di fronte ai corpi che non sanno mentire e che offrono senza risparmio lo spettacolo delle loro mozioni, ogni tentativo di spiegare in modo diverso risulta vano.
Per domani confido in un clima migliore.
17 Agosto – mercoledì – Mcleod Ganj
E figuriamoci se il mio desiderio poteva essere esaudito … La pioggia torrenziale continua tenace e sempre più intensa. Non si trova nemmeno una macchina e camminare in strada è escluso, almeno fino a quando il diluvio non si placa, cioè all’ora di pranzo.
Dal balcone della stanza in Albergo, non potendo fare altro, osservo uno spettacolo peculiare. Nello spazio a strapiombo tra l’Him Queen e l’albergo successivo, si prepara la costruzione di un nuovo qualcosa. Il terrapieno, dell’altezza di una decina di piani era già in lavorazione lo scorso anno. Ma sembravano lavori di puntellamento perchè tutta la terra non invadesse la strada sottostante. Adesso il progetto si delinea con maggiore chiarezza. E ci lavorano una quindicina di persone, indiane. Uomini e donne. Che, formando una piccola catena di montaggio, trasportano i sassi dalla base alla cima della scarpata. Naturalmente sotto la pioggia battente che, forse, per loro non fa nemmeno differenza. E arrivati in cima raccolgono i sassi in torrette, che circondano di rete metallica. Per poi ricoprire il tutto con teloni immensi di plastica multicolore. Come fossero gli elementi di una tankha … A guardarle da dietro i vetri, anche se sono vicine sembrano piccole formiche operose. Che utilizzano, ancora oggi, una tecnica antica quanto il mondo, realizzata solo con il lavoro delle loro mani …
Nel pomeriggio incontro Chime Youngdung, Presidente del National Democratic Party e parliamo dei suoi nuovi progetti nell’approssimarsi dello scadere del suo mandato. Progetti che riguardano, guarda caso, la formazione.
Nell’ultimo numero della Rivista “Mangtso”, vedo volti amici! Claudio Cardelli, Fasto Sparacino e Carla, Luciano Michelozzi e alcuni dei Soci di Italia Tibet fotografati nella loro permanenza a Dharamsala nell’ottobre 2010 … E ricevo da Chime con piacere alcune copie della Rivista suddetta da consegnare alla sede dell’Associazione.
La “mezza” giornata si conclude con una cena bizzarra in un nuovo Ristorante, il cui nome è tutto un programma: Black Magic. Ogni cosa è in nero, appunto, come indica il nome e in perfetto stile States. Con i televisori al plasma sulle pareti che proiettano film americani e musica disco. Completano il look poltrone in pelle (nera) tavoli techno (neri) e camerieri locali (tutti neri). La qualità è al di sotto della scenografia. E corro con la memoria alla prima volta che sono arrivata qui, nel 2002, quando non c’era ancora nemmeno mezzo supermercato … Sarà un miglioramento?
18 Agosto – giovedì – Mcleod Ganj
Incredibile ma vero, stamattina posso mettere piede fuori dall’Arca … Il diluvio sta concedendo una tregua ed e’ possibile andare un po’ in giro.
Inizio con Jampa Choeden al Tibetan Reception Centre. L’Ufficio non e’ quel che si dice una reggia ma Jampa, sebbene un po’ triste per la lontananza del marito e delle due figlie, e’ in splendida forma, come sempre allegra e solare. Apprendo che Tenzin Choedon, la minore, e’ nella Scuola Selaqui, vicino a Dehradun e, quindi torna a casa solo ogni tre mesi mentre la maggiore si trova alla Gopalpur School, a solo un’oradi distanza. Prendiamo accordi perche’, tramite Gelek, la mamma dei Tenzin Dawa, io possa incontrare Shao Tamdin e Dorjee Kyi (che frequentano la stessa Scuola di Gopalpur), oltre che il simpaticissimo monachello “faccia rossa” Tenzin Dakpa.
Lungo la strada qualcuno mi chiama, con la solita storpiatura nel nome cui ormai sono affezionata … E Jamiang dei JJI Exile Brothers che mi fa un po’ di feste e mi invita per un caffe’ nel suo simpaticissimo locale. Dove rivedo con piacere la madre di questi tre fantastici ragazzi che si preparano a registrare, a Dehradun, il loro secondo album. Buona fortuna amici e … Rangzen !!!
Segue una visita molto gradita alla sede della Tibetan Women Association. Dolkar, la presidente e’ fuori Mcleod Ganj, mi accolgono Samten Chodon, Vice Presidente e Tsering Yangzom Oshoe, Segretaria generale, la mitica combattente con la fascia nera durante le marce del 2008. A parlarci adesso, in un altro contesto, mi fa un effetto del tutto differente. E’ molto timida e quasi faccio fatica a ritrovarla tra i miei ricordi. Lei e Samten sono, comunque, due bellissime persone, hanno ancora negli occhi i quattro mesi di marcia fino al confine del Tibet e si commuovono entrambre ripensando a quell’incrocio di decine di mani, per un patto comune, sotto la tenda dei marciatori.
La cena alla Chonor House non e’ niente di speciale ma meglio di quella al Black Magic.
Mentre ricomincia un diluvio inclemente, penso alla giornata di domani e non so bene come riusciro’ a organizzarmi. Alle 9.30 ho un’udienza privata con il Karmapa (XVII Gyalwa Karmapa Ogyen Trinley Dorje) alle 12,15 un’udienza con il nuovo Kalon Tripa Lobsang Sangay. Spero di fare in tempo, anche vista la distanza tra la Gyuto Tantric University dove il Karmapa risiede e la nuova sede del Kashag … Ovviamente l’appuntamento preso con Nawang Lhamo al Nyingtobling Institute dovra’ essere rimandato.
Poi vedro’ di nuovo Karma Choephel e, nel primo pomeriggio Penpa Tsering, attuale Presidente del Parlamento Tibetano in Esilio. E’ proprio il caso di dire che non avro’ modo di annoiarmi …
Chiudo e … salgo sull’Arca.
19 Agosto – venerdì – Mcleod Ganj
Eppure anche questa giornata deve essere stata, per forza, della stessa lunghezza delle precedenti … Non so, quindi, come sonoriuscite a starci dentro cosi’ tante cose! Ivi compresa anche un’oretta di sole.
Dunque, si parte alle 8.30 per la residenza del Karmapa. L’appuntamento per l’udienza e’ fissato per le 9.30 e, grazie a un po’ di fortuna e, soprattutto, alla telefonata di Karma Choephel, riesco ad essere la prima della lista. Le udienze inizieranno, comunque, alle 10.30 perche’ la differenza serve ad espletare le molte pratiche urocratiche e i tanti controlli.
Inganno l’attesa accettando l’offerta reiterata di The e khapse (i buonissimi biscottini tibetani). E mi guardo intorno. Le persone in attesa sono almeno 60 e di queste il 90% sono cinesi … I controlli sono molto severi, anche per quanto riguarda i doni, meno per le buste contenenti le offerte. Non identifico esattamente il taglio all’interno delle buste multicolori ma sono tutte strapiene. Sul muro, comunque, campeggia (mi pare inutilmente) un cartello con la scritta “Kindly do not make any offerings in Foreign Currencies”.
L’udienza con il XVII Gyalwa Karmapa, Ogyen Trinley Dorje, non e’ lunghissima ma nemmeno troppo affrettata. Il sorriso e’ meno marcato dello scorso anno e la busta che mi porge con dentro le varie protezioni mi sembra giusto un po’ di repartorio. Pero’ guarda con interesse il terzo numero della Rivista “The Quest” e ci mette la firma, sembra con piacere. I Suoi gesti sono molto misurati e, anche se sorride con la bocca, gli occhi restano sempre seri, controllati e tristi nel profondo. Non riesco a scollarmi dalla mente l’immagine di un’energia repressa e di un pensiero prigioniero del suo stesso forzato controllo. A un suo cenno si materializza un fotografo che, altrettanto magicamente scompare dopo tre click. Ricevero’ la foto di rito via mail, nella stessa giornata. Mentre continuo a domandarmi come mai nessun altro ha avuto altrettanto.
In tempo perfetto riparto in direzione della nuova sede del Kashag (stile occidentale), dove arrivo addirittura in anticipo, rispetto all’appuntamento, fissato per le 12,15 con il Primo Ministro de Governo Tibetano in Esilio, Lobsang Sangay. L’udienza dura un tempo che mi sembra imprevedibilmente lungo. Avevano detto 5 minuti, quanto basta per un augurio. E invece restiamo a parlare quasi un’ora. Mi colpisce quanto sia diversa l’immagine privata di questo Kalon Tripa rispetto a quella pubblica. Giustamente formale, misurata e un po’ algida la seconda, tanto quanto e’ scanzonata, allegra, cameratesca e tipicamente occidentale la prima. Mi riconosce subito e non per finta. Si ricorda perfettamente di tutte le volte che ho annuito al suo discorso, di quelle che ho sorriso, di tutte le foto che ho fatto, anche quella al bambino che si era accomodato sul palco per godersi lo spettacolo comodamente. E addirittura di quale fosse la scritta sulla mia t-shirt … Il che, per una persona concentrata sulla lettura di un discorso impegnativo e a tratti anche un po’ emozionata, mi sembra un fatto abbastanza particolare. Gli parlo dei nostri progetti e gli piace l’idea della Rivista, anche per il collegamento con la formazione e la cultura.
Tra l’altro nella sua stanza avevo appena incontrato il Ven. Karma Gelek Yuthok e lui, quando apprende che condivideremo il progetto fnanziato dalla Provincia per la Sambotha Tibean School di Bhuntar (Kullu District) mi dice “Karma Gelek ha tantissima esperienza, sei in buone mani”.
Al termine del lungo e gradevole incontro, prima degli auguri che gli faccio per il suo impegnativo mandato e di quelli che mi fa allegramente lui per il mio lavoro, arriva qualcuno a scattarci una foto. Del tutto informale, esattamente come avrei gradito che fosse. Ed ecco, all’uscita, una panoramica della nuova sede del Kashag.
Seguono incontri a raffica, con Penpa Tesring, nel suo Ufficio. Poi con Karma Choephel che si impegna, oltre a tutte le altre cortesie affettuose che, come sempre, mi dedica, a trovare Tsering Dorjee, trasferito da Mundgod al TCV locale. E, di nuovo, al Department of Education per concludere i nostri accordi.
Subito fuori dall’Ufficio mi accoglie dal muro antistante la foto di Tsewang Norbu. Il monaco di 29 anni che, il 15 agosto scorso, si e’ tolto la vita con il fuoco. La locandina in ingelse e tibetano, attaccata sul muro del Kashag, il ricordo della sua protesta, l’etica della motivazione, la sfacciata risposta dell’esercito del Governo di Pechino, il cordone solidale dei monaci del Nytso e Tsoen Monastery nel Kham Tawa, mi sembrano insieme un monito, un’indicazione e una speranza. Perche’ il il suo martirio e la sua lotta estrema per la liberta’ possa non essere stata in vano. E perche” continui a ispirare le azioni di tutti gli uomini di governo cui spetta il gravoso compito di un dialogo senza violenza ma anche senza concessioni.
Infine, un piccolo e insperato colpo di fortuna. Riesco a ottenere i font tibetani sul Mac, funzionanti e verificati. Non so come sia potuto accadere, dopo una lotta estenuante, addirittura nel TCRC, cioe’ il Tibetan Computer Resource Center. Che dal nome altisonante sembra leggermente diverso da come si presenta … Tre stanze, in cima a una scalinata di un centinaio di svivolosissimi gradini, piu’ simili a un deposito che a un Ufficio. Pero’ Nyima Wangchuk interrompe il suo lavoro e non molla fino a quando non ottiene il risultato. Che ci siano volute due ore buone per lui non ha importanza. E quando dice, in un inglese ancora peggiore del mio “ok, happy now?” gli occhi, geneticamente a fessura, gli si allargano tanto quanto il suo sorriso.
Al ritorno, tanto per concludere in bellezza, incontro anche Jampa Choeden la quale mi informa, garrula, che il monachello Tenzin Dakpa si trova a Dheradun (!!!). In compenso potro’ vedere Tenzin Dawa a piacere e i due cuginetti Dorjee Kyi e Shao Tamdin si trovano nella Scuola di Gopalpur che, da qui, dista un’ora scarsa di macchina. Quindi ci andro’ domani, monsone permettendo, al ritorno dal NyingTob Ling.
E, con l’occasione conoscero’ anche il figlio piu’ grande di Chime’ Youngdung. Buffo il mondo per quanto e’, ovunque, sempre uno spazio piccolo e ricorsivo.
20 Agosto – sabato – Mcleod Ganj
Puntuale, come da accordi, alle 9.30 mi aspetta Chime e la moglie per darmi un pacchettino da consegnare al figlio che vedro’ nel pomeriggio. Naturalmente diluvia ma loro due se ne vanno ingiro in moto, con impermiabilino e infradito, come fosse la cosa pi’ naturale del mondo.
Prima tappa della giornata: Nyingtob Ling. Dove apprendo che Tempa non e’ piu’ in Istituto … Nawang Lhamo mi dice che e’ voluto tornare a acasa e che da tre mesi circa vive in Nepal con la sua famiglia. Non e’ dato sapere se tornera’ o meno, visto che nessuno puo’ decidere al suo posto e lui sembra, in proposito, comprensibilmente ambivalente. Come si fa a scegliere tra le “comodita'” di un Istituto e le “scomodita'” di una casa, quando questa casa e’ la propria? E, soprattutto, quando ci si porta dietro, giorno e notte, ovunque si vada la prigione del proprio corpo. Che diventa ogni attimo piu’ stretta …
Lascio ‘Istituto con una grande amarezza. Per non averlo trovato, con il suo sorriso triste, ad accogliermi come ogni anno, sconfitto ma paziente. Per non sapere se e quando potro’ rivederlo. E mi domando se decidera’ di tornare, oppure se ha, piu’ o meno inconsapevolmente, scelto di trascorrere “quello che gli resta” della sua vita accanto a “quello che gli resta” della sua famiglia. Tenpa e’ gia’ fuori dalle statistiche, in quel 20-25% dei casi che sopravvivono oltre i 25 anni di vita. Lui, a 33 anni non sa di satistiche, non sa nemmeno il nome di quella Sindrome di Duchenne che gli sta incollata addosso. sa solo che non puo’ camminare e che diventa sempre piu’ stanco, sotile e stanco. E non capisce nemmeno il seso degli incoraggiamenti che riceve da chi se ne prende cura. Loro gli dicono che e’ fortunato ad avere attorno persone che gli vogliono bene e che si occupano dei suoi bisogni. Ma io, nei suoi occhi, non ho mai intravisto nemmeno un’ombra di questa sensazione, solo il desiderio di poter guardare le cose e le persone da uno stesso livello …
Tanto per risollevarmi il morale, appena fuori dall’Istituto decido di fermarmi al Norbulinka. Nawang Lhamo mi ha detto di non avere traccie di Tashi Phurpa e che se fosse al Norbulinka lei lo avrebbe saputo. Pero’ mi affaccio all’ingresso e chiedo ugualmente. Il personale e’ molto gentile, si attivano tutti in fretta e dopo poco mi dicono che nell’Istituto c’e’ un monaco con quel nome e che sta venendo ad incontrami. Un monaco? Non puo’ essere lui, dopo aver riconsegnato la tonaca aveva giurato che quella non poteva essere la sua strada. Pero’ ci spero un pochino comunque e sento la delusione forte di non riconoscere Tashi nel ragazzo vestito di rosso che mi trovo di fronte. Anche lui sembra dispiaciuto di darmi un possibile dolore e quasi si scusa per non essere lui ma per portare soltanto lo stesso nome. Ma mentre scambiamo qualche parola mi distrae un cappellino in lontananza. Poi un’andatura dinoccolata e incerta. E infine qull’inconfondibile incisivo rotto a meta’!!! E’ proprio lui! E mi sembra impossibile averlo ritrovato cosi’ – per tesdardaggine e per caso – dopo due anni che lo stavo cercando. Alla fine lui ce l’ha fatta, e’ stato ammesso al Norbulinka e frequenta il corso di cucito per le tankha realizzate con la stoffa. E’ sempre timidissimo, impacciato e incapace di mettere freno alle emozioni. Del resto nemmeno io ne sono troppo capace … Chi sa che effetto facciamo abbracciati in mezzo al portone di ingresso? Me lo domando solo quando realizzo che si e’ formato attorno a noi un piccolo capannello e che le persone partecipano, sorridendo, alla nostra piccola frazione di gioia. Dopo i racconti e le rassicurazioni, ci scambiamo tutti gli indirizzi possibili, in un quantitativo decisamente esagerato. Ma nessuno dei due vuole perdere ancora una volta le tracce dell’altro!
La strada per Gopalpur mi sembra bellissima. E non dipende certo dal sole. Che, comunque si e’ fatto strada a forza tra le nuvole e che mi accompagna in questa specie di Svizzera verde che e’ la valle di Kangra. Con le sue piantaggioni di the, con i suoi pini, i suoi bamboo. E con tutto quel verde brilante che fa quasi male allo sguardo. La Scuola dove vado e’ uno dei tanti TCV. Ma non ne avevo visto mai uno cosi’ bello. Spazioso, ordinato, pulitissimo.Su una collina, in mezzo ai prati, immerso in un cielo azzurrissimo, terso e leggero. Con le bandiere verdi che sventolano nell’aria e un Chorten luminoso circondato dalle ruote di preghiera. Ad accogliermi … Shao Tamdin che, ovviamente mi riconosce prima di quanto non faccia io! Lui e la cugina Dorjee sono molto cresciuti, come’e’ naturale che sia. Shao sembra molto intelligente e attivo, capace di imparare immediatamente cose nuove. Sfortunatamente Dorjee e’ sempre triste come l’ultima volta che l’ho incontrata, con gli occhi sempre pieni di troppe lacrime. Ha comunque superato lo scoglio della telefonata alla sua famiglia, anche se lo ha fatto solo qualche volta, senza riuscire nemmeno a comprendere bene le parole di suo padre. Lui, infatti, parla solo in tibetano, una lingua che Dorjee sta, a poco, a poco, dimenticando.
Al ritorno a Mcleod Ganj incontro Gelek, la madre di Tenzin Dawa e, insieme, andiamo al TCV. Ovviamente diluvia e la strada, scoscesa, costellata di buche e pietre rotolate dall’alto, e’ una specie slavina perenne ma l’autista del “tuc tuc” sembra non darci troppo peso, visto che guida come un folle, contro qalsiasi condivisibile logica. All’arrivo all Upper TCV la pioggia svanisce all’improvviso, in uno squarcio di sole e il caldo, come spesso capita qui, diventa subito afoso. L’orario di scuola e’ finito e i bambini svolgono compiti aggiuntivi, come pulire il pavimento, lavare i propri vestiti, fare la doccia ai piu’ piccolini. Naturalmente all’aperto e con l’acqua gelata! Altri, invece, giocano liberamente. Mentre si sente il suono di preghiere recitate all’interno di qualche stanza. Tenzin non e’ reperibile. La maestra ci dice che sta giocando una partita di pallone cui andiamo ad assistere subito. Sono buffi tutti questi bambini. Con un abbigliamento approssimativo e la claque che fa il tifo per loro dalle scalinate. Anche i megafoni utilizzati sono bizzarri, indicatori di plastica per i lavori in corso, girati al contrario! Tenzin e’ uno dei piu’ piccoli, sembra in lotta perenne contro il mondo, sempre in bilico senza lasciarsi andare. Lo ribattezzo “un calzino” ma non scuce un mezzo sorriso nemmeno davanti alla cioccolata che gli piace tanto. Niente deve essere facile per lui. Tra una Scuola che richiede il suo impegno, una mamma preoccupata e un padre lontano, da incontrare appena una volta l’anno …
21 Agosto – domenica – Mcleod Ganj
Lo sapevo che la giornata di oggi avrebbe bilanciato quella di ieri. Con niente che funziona. A partire dalla penna usb, misteriosamente disattivata, che mi costa un viaggio inutile alla upper Dharamsala. Per proseguire con il video che non si copia, con il volo che non e’ disponibile e con altri disturbi minori, non sufficientemente lavati via dalla solita, battente, pioggia quotidiana.
22 Agosto – lunedì – Mcleod Ganj
E, visto che oggi e’ andato tutto bene, speriamo di non ripetere il loop …
Il primo appuntamento e’ al Chocolate Lodge con Tsering Choedup, ora Asia Regional Coordinator per International Tibet Network. E’ gentilissimo, disponibile e operativo come al solito. E anche molto lucido nella sua lettura della situazione politica attuale. Dopo pranzo andiamo a visitare, con la sua moto, un posto molto particolare. E’ sulla strada per il TCV e si chiama Sonam Village Arts. Una trentina di persone producono gioelli con la tecnica del vetro soffiato e con il materiale proveniente da Murano … Tolte le scarpe, tacco 15, ricoperte di swarovski, tutto il resto e’ gradevolmente sorprendente. Collane, bracciali, orecchini, anelli, multicolori, tutti diversi uno dall’altro. Ispirati al mondo della natura, alle profondita’ dell’oceano, alla religione buddhista. E, tutto sommato, neanche cari. Anche se, faccio un po’ di fatica a preferirli ai miei amati oggetti tibetani. E’ curioso come ogni volta che mi trovo in questo strano luogo, ormai diventato prevalentemente un market dove si vende e si compra qualunque cosa, il primo momento di avversione venga sostituito da un lento adattamento. Peccato che questo mi succeda, quasi sempre, solo in prossimita’ della partenza.
Una necessaria pausa al Black Magic (unico luogo relativamente pulito dei dintorni) si trasforma in una divertente occasione per un incontro particolare. Il gestore del locale mi presenta suo figlio e mi chiede se ho 10 minuti di tempo per parlare con lui. Dopo un attimo di legittimo quesito interno su quale sia la reale motivazione della richiesta, mi trovo a trascorrere, davanti a una buonissima pina colada, una delle ore piu’ divertenti della settimana. Anshul ha 11 anni e nel tempo che trascorriamo insieme, seduti a uno dei tavoli del locale del padre, immersi in una luce blu da discoteca (incongrua, essendo in pieno giorno), imparo tantissimo sulla religione Indu. Vista con gli occhi di un bambino che, per serieta’ e prontezza, e’ gia’ un adulto. In cambio gli regalo la visione, sorprendente per lui, del “genogramma” della sua famiglia e della tipolgia dei legami che connettono le persone. Lui stesso rimane stupito per non avere idea dell’eta’ non dico dei suoi nonni ma addirittura dei suoi genitori! E i suoi commenti alla rappresentazione grafica delle generazioni che lo precedono, sono pari se non superiori a quelle di qualche terapeuta in formazione … Un po’ mi vergogno per quel piccolo sospetto iniziale e mi resta l’allegria degli occhi curiosi di Anshul e del buffo brindisi analcoolico, in cui lui impara, un po’ stupito, a “tenere lo sguardo”.
23 Agosto – martedì – Mcleod Ganj
Ho finito per comprarla la statua di Manjushri … e, dopo un po’ di indecisione tra due versioni, spero di aver fatto la scelta giusta. La cosa particolare è il percorso, diciamo accidentato, per raggiungere il Jangtse Kahgn Monastery, dove un monaco può inserire, all’interno, i mantra. Dopo averlo visto, chiamarlo Monastero mi par un po’ esagerato. Sono tre stanze dall’aspetto quantomeno discutibile, in cima a un numero imprecisato di scivolosissimi scalini. Chiedo dettagli al primo monaco che incontro e, al sentirmi chiamare per nome, resto sorpresa … Io non mi ricordo di lui, pare che lo scorso anno fosse al Gajang Gyalrong Monastery e si ricorda benissimo di me. Mi fa un po’ di feste e mi accompagna nella stanza dove si svolge l’intera operazione. Che, pare sia lunga e complicata, tanto che occorrono almeno tre ore. Non lo sapevo ma prima l’interno della statua va lavato e purificato, poi lasciato asciugare e infine possono essere inseriti all’interno i mantra, selezionati da un grande pannello appeso alla parete che ne contiene svariate tipologie, anche differenti per dimensione. Non mi resta altra scelta che aspettare e tornare.
Nel frattempo visito, oer la centesima volta, il Namgyal Temple e ne approfitto per recermi nell’Ufficio “The Dalai Lama Trust” dove, in cambio di un’offerta libera, si possono avere i grani mani, mcroscopiche pillole tibetane di protezione. Intorno c’e’ un discreto fermento. Molte persone si affollano all’ingresso del Tempio e vengono indirizzate a un tavolo per la registrazione. Si sta, infatti, avvicinando la data di inizio per i prossimi insegnamenti di Sua Santita’. Tre giorni su Shantideva’s. A guide to the Bodhisattva’s way of life (chodjug). Gli insegnamenti inzieranno il 30 ma gia’ sono tantissime le persone che si stanno prenotando. Tra queste la solita anziana donna tibetana che incontro ormai ovunque, dalle manifestazioni di protesta a quelle religiose. L’unica differenza e’ che, stavolta, non ha con se’ la preziosa bandeira del suo Paese …
Torno al Monastero per ritirare la Statua di Manjushri, con tutti i mantra saldati all’interno. Il monaco incaricato non c’e’ gia’ piu’, svanito chi sa dove. Prontamente sbucano fuori, dal nulla, due face simpatiche e accoglienti che hanno preso in carico la mia statua, preziosa per molti motivi. E che sembrano aver voglia di fare due chiacchiere. Mi mostrano, illustrandole, le grandi foto apese alle pareti. Tra queste quella del monaco parter di debate del Dalai lama. Uno dei due dice di conoscermi e cita anche il mio nome, con le storpiature del caso … Anche lui viene da Mundgod! Ed e’ qui per gli insegnamenti del Dalai Lama. Ma non sara’ diventato un po’ troppo piccolo questo mondo?
Penso a questo mentre scendo le scale e vengo travolta da una folla di pulcini vocianti. La scuola dei piccoli e’ finita e risalgono tutti insieme, in un gruppo disordinato. Per mano i nonni, sulle spalle dei genitori, protetti da ombrelli over size multicolori. E pieni di ogni genere di snack, da quelli salati, a quelli dolcissimi, di spirito occidentale. Ecco, un donout dopo la scuola e’ proprio quello che ci vuole! Inutile dire che tutti si vogliono far fare una foto. Che si mettono vicinissimi all’obiettivo pensando di entrarci meglio. Che si fanno un sacco di risate rivedendosi nel display. E inutile anche dire che non mi faccio pregare per fare tutti gli statti del caso …
Alla fine, quella che oensavo una puntata veloce in Albergo prima della cena, si trasforma in un incontro che temevo. Non certo perche’ non mi faccia piacere incontrare la dolcissima Gelek ma per la dimensione della busta che le vedo tra le mani … E ch, ohime’, contiene quattro scatole, di ragguardevoli dimensioni contenenti quattro oggetti “particolari” dedicati dai ragazzini ai loro sponsor. Trattasi di ruote mani, dorate, ad energia solare. Non entro nel merito del gradimento, penso solo al loro peso e allo spazio che occuperanno nel mio bagablio o a quanto mi costera’ la loro spedizione …
La serata si conclude con la cena peggiore della mia permanenza qui! Cancello quindi dalla mia Lonely Planet personale il pomposo e sovrastimato Terrace Hotel. Suggerisco a chiunque di fare altrettanto!
24 Agosto – maercoledì – Mcleod Ganj
A fine mattina sono alla Library. Karma Choephel mi accoglie, come al solito sorridente, nel suo nuovo Ufficio. Che divide con un monaco del suo stesso lignaggio (Kagyu). Ovviamente la stanza e’ meno rappersentativa di quando era Speaker del Parlamento Tibetano in Esilio. Ma a me piace di piu. Non solo per la vista che si gode dall’alto (monsone permettendo) ma, forse, anche perche’ l’allegria di Karma me la rende subito un luogo accogliente e familiare. Gli consegno, come concordato, la lettera per il past Kalon Tripa Samdong Rinpoche, che si trova in India del Sud. E vado a portare al nuovo Kalon Tripa, Lobsang Sangay, la copia del video “Special Memoriss”, fortunosamente recuperata.
Una telefonata di Vijay mi mette di buon umore, perche’ mi rassicura sulle date della partenza. Dunque, pare che la disponibilita’ di transfer per Mussorie, via Dehradun, sia confermata, come pure tutto quello che ci ruota intorno, Delhi compresa …
Una bella cena alla Chonor House mi pare che ci stia proprio bene! Prima che i temibili afrori provenienti dalla legiadra fanciulla che mi siede qui accanto, piena di tatuaggi etno, di treccine rasta e di indumenti misticamente inzaccherati, me ne facciano passare del tutto la voglia …
25 Agosto – giovedì – Mcleod Ganj
Questo Paese non finirà mai di lasciarmi senza parole … Quindi, senza parole appunto, parto dalla fine. Cioè l’acquisto, per la seconda volta di una pennetta per evitare non solo gli “afrori” ma anche le waiting list negli internet point più gettonati. Infatti, soccome piove che Dio la manda, l’occupazione preferita sembra essere quella di “stare connessi”. Con chiunque, alternativa sempre migliore che niente. Per la prima volta ho visto signori rispettabili, con i capelli bianchi, passare le ore di fronte ai cartoni animati e ridere a crepapelle … Tornando, quindi, alla pennetta salvavita, quella acquistata a Mumbai, dopo 15 giorni di funzionamento più o meno decente, averva ritenuto concluso il suo mandato. E io, dopo un viaggio inutile a Dharamsala città (?) avevo appurato, con disappunto, che il venditore non aveva mai mandato i miei documenti alla ditta di competenza. La quale, come la legge prevede, mi ha tolto la connessione! Glisso su tutti i tentativi di spedire i documenti da qui, operazione impossibile se non si è residenti in Arunachal pradesh. E arrivo all’acquisto di una seconda penna. Stavolta marca Idea, il che mi era parso di ottimo auspicio. Naturalmente non una sola confezione era sigillata. In qualche scatola mancava il cavo, in altre le istruzioni, in qualcuna addirittura la sim card … Alla fine la meno malandata viene messa alla prova. E funziona! Ma all’arrivo in albego non funziona più … Il venditore, contattato, promette l’indomani un cambio solerte. E dunque arrivo, stasera appunto, con la nuova magica scatolina, provata e riprovataper prudenza anche in un Hotal vicino, certa di un funzionamento pressocchè perfetto. Tra vari tentativi si fanno le 21,30. E quando il sempre solerte venditore (in un linguaggio mezzo inglese e mezzo Indi) mi dice che mi farà contattate entro mezzora dalla Ditta, mi sento leggittimamente presa in giro … E invece no, alle 22 esatte, in un delirio di clacson e di ragazzini urlanti, la “Ditta” mi si presenta nella forma di un tal Saje il quale. ilare, prima mi dice che sta facendo le spese al market con la famiglia e, nel frattempo mi chiede mille dettagli anche sul colore della scatola. Poi contatta non so chi/non so dove. Poi mi richiama e mi guida a cambiare tutte le impostazioni, con profusione di dettagli per me misteriosi e pazienza certosina nel ripetermi sempre da capo ogni cosa. Alle 22,30 ho la connessione migliore di tutto l’Himachal Pradesh. E continuo a restare senza parole. Per i pasticci che queste persone riescono a fare. E per come aggiustano,cambiano, rimescolano, aprono, chiudono, pasticciano, sistemano tutte le cose. Senza considerare il tempo perso, gli orari che non hanno un senso per noi legittimo e la strana mescolanza tra disponibilità, indifferenza, testardaggine, menfreghismo, solidarietà, candore. Mi torna alla mente quella volta di tanti anni fa quando in uno sperduto ufficio di Polizia di Mumbai, essendo state danneggiate le valigie in uno scalo, la faccenda aveva coinvolto una decina di persone, un giornalista compreso, le quali si raccontavano tutte, sempre da capo la storia. E continuavano con il mantra ormai ben noto “please, have a seat, please have a tea”. Di collana mi pare me ne fosse stata rubata una. Ma di tempo ne avevo perso parecchio in quell’Ufficio sperduto nel nulla …
Di rilevante, nella giornata, c’è l’incontro con Jampa Choedon che mi aggiorna sugli ultimi eventi relativi alla sua famiglia. Il marito è stato trasferito a Pokara, in Nepal. Il che non rende felice nessuno. Nè lui, nè Jampa nè le figlie. La maggiore delle quali frequenta la Gopalpur School e la minore, Chodono appunto, la Selaqui School, vicino a Dehradun. Il che vuol dire che Chodon trascorre con la famiglia solo due mesi l’anno, da dicembre a febraio, nel periodo delle vacanze. Però frequentare la Selaqui School è un privilegio, riservato solo agli studenti migliori. E lei è, addirittura, al secondo posto tra tutti gli studenti del suo livello (Class VI) anche di questa Scuola. Non mi stupisco, ricordandomi della sua intelligenza prontissima e della sua straordinaria capacità di comportarsi da adulta, conservando la gioia e lo spirito libero di una bambina. Ora ha 11 anni e quando frequenterà il College, vuole diventare un dottore! La mamma, ovviamente ne è felicissima e, devo ammetterlo, io pure lo sono. Perché ho sempre avuto l’iea che si trattasse di una ragazzina davvero un po’ speciale … chi sa che non sia vero quello che ho sempre un po’ pensato e cioè che molti “accoppiamneti” bambini-sponsor non siano del tutto casuali.
In serata capito in uno strano caffè, che è qui da secoli ma che, non so per quale motivo avevo sempre bypassato. E’ gestito da volontari che portano avanti alcune importanti iniziative a sostegno delle opportunità imprenditoriali dei rifugiati. Tra queste una sorta di Asilo di Quartiere (BCC, Bby Care Centre) che accoglie oltre 50 bambini in età inferiore ai 3 anni, molte attività per persone anziane, (TSC, Tibetan Silver Community) vendita/riciclo di indumenti donati, e, come fonte principale di di autofinanziamento, produzione di abiti – in stile intermedio tra il tibetano e l’occidentale – cuciti da un gruppo di ragazze madri di un villaggio vicino. Il posto si chiama “Rogpa” (che, tradotto dal tibetano vuol dire “trusted friends and helpers”), le persone che lo gestiscono sono molto simpatiche e i volontari attivi e dedicati. Mi offrono la migliore torta al cioccolato che io ricordi!
26 Agosto – venerdì – Mcleod Ganj
Glisso sull’inizio giornata … la penna non funziona! Il seguito va meglio.
Visito per la prima volta la Nunnery, Monastero dove vivono poche centinaia di monache. Mi sembra il posto più adatto dove chiedere la “puja” dedicata al padre di un mio caro amico. Faccio l’offerta di rito e mi preparo ad assistere alla preghiera, fissata per le 15,30. E mi auguro, di cuore, che possa esprimere al meglio tutte le sue energie. La monaca che registra l’offerta non riceve il massimo delle mie simpatie ma forse è solo stanca e legittimamente annoiata da queste operazioni burocratiche e pure necessarie. La sala di preghiera, però, è, come al solito, un posto sospeso. A metà strada tra passato e presente, con preghiere e volti antichi, accanto a oggetti di plastica che sembrano quanto mai inadeguati. La preghiera di Men La, il Buddha della Medicina, è appena iniziata. La concentrazione delle monache è al massimo. Sembrano ancora più assorte dei monaci e mi colpisce l’assenza di bambine. Tra tutte, spiccano tre anziane, con il volto scavato da rughe profonde e antiche come, presumo, debba essere la loro storia. Anche i mudra mi sembra che vengano eseguiti con una cura diversa e particolare. E solo la distribuzione delle offerte ha sempre lo stesso sapore. Faccio le foto con il solito velato imbarazzo e mi domando se ritengano irrispettoso il mio interesse per i loro gesti, per le loro espressioni, per le loro voci. Una di loro, al termine della preghiera, mi rassicura. Si chiama Tenzin e, mentre mi fa da “guida” verso l’uscita, mi racconta, in una sintesi pittoresca, la storia della sua famiglia e della sua vita in Lhadak quando era ancora bambina.
Incontro di nuovo Chime Youngdung nel suo Ufficio e anche Lukur Jam, Vice Presidente del Gu Chu Sum, un simpatico attivista che incontrerò di nuovo più tardi.
E’ tempo di volare al Lower TCV, per incontrare, finalmente Tenzin Dorjee. Sono due anni che non lo vedo e, per strano che possa sembrare, è stato possibile, solo stamattina avere il suo indirizzo preciso, dopo estenuanti ricerche … Arrivo sul filo del tempo e dopo qualche disguido, dovuto all’omonimia e volti stupiti di ragazzini che non riconosco e che non riconoscono me, ecco che finalmente arriva il “nostro” Tenzin. E’ diventato altissimo e quasi faccio fatica a ritrovare il quel viso affilato e pensoso, il ragazzino scanzonato che avevo conosciuto a Mundgod. Ma la vita è complicata ovunque e per tutti. La sua storia sembra un romanzo, difficile da sintetizzare in poche parole. Si è trasferito con il padre e la sorella a Dharamsala per trovare migliori opportunità, mentre lamadre per lo stesso motivo si è trasferita in Belgio. La sua relazione con il padre, che descrive come di grande cura reciproca, non è durata per molto, stroncata, a dicembre 2010, da una malattia improvvisa di cui lui non sa nemmeno il nome. Così ora Tenzin è diventato, per forza, ancora più adulto di prima. Con gli occhi liquidi, un dolore e una solitudine difficili da elaborare. Faccio del mio meglio per utilizzare con lui non le teorie ma l’esperienza personale condivisa. Infantilmente, mi rasssicura il suo indirizzo e-mail e la sua presenza su Facebook, come se qla possibilità di un legame dall’altra parte del mondo, potesse lenire appena la mia preoccupazione e, soprattutto, dare un sostegno al suo dolore.
Per una circostanza curiosa, il Manager accetta senza esitazione, di rinunciare alla sua ora di pranzo per aitarci a comunicare e per una circostanza ancora più curiosa si materializza dal nulla un’insegante che viene dal Camp 3 di Mundgod! Che è stata compagna di scuola della zia di Tenzin e che mi promette di prendersi cura di lui.
La breve pausa al Caffe Talk mi aiuta … E’ il primo cappuccino che prendo in India, fin dal mio primo viaggio qui nel 2011. Ma è un cappuccino talmente speciale che faccio il bis! Non solo Arrty è bravissiimo a creare immagini sempre diverse, usando la schiuma del latte e uno stecchino ma il sapore di questa bevanda supera di gran lunga quella del capuccino del mio Paese. Avrò modo di pentirmene solo più tardi …
E ora, diluvio permettendo, cerco di raggiungere di nuovo il Monastero, perso in una pozza di acque e fango, tanto che nemmeno la macchina ci può arrivare.
Al termine mi incontro di nuovo con Chodup, al Village Meeting Point Caffè del TCV. Chi, meglio di lui, essendo un Mac user, può aiutarmi davvero a sistemare al meglio il famoso Font Tibetano? Mi spiace solo che debba perderci tanto tempo! Ma alla fine la sua testadrdagina la sputa sul risultato! Io inganno l’attesa dando un’occhiata in giro e sperimentato anche qui un cappuccino ancora più creativo. Stavolta niente fiori, solo la … Mappa del Tibet con la scritta Pod Gyallo al centro! Ne è autore Dawa, un ragazzino che lavora al banco e che ha un volto piccolo ma luminoso e trasparente come la luna, che è anche la traduzione del suo nome.
Per l’appuntamento successivo sono in ritardo! Arrivo trafelata difronte alla sede del Ntional democratica party of Tibet, dove Chime Youngdung mi sta aspettando, insieme al Vicepresidente del Gu Chu Sum, Lunkar Jam. Chime Youngdung è già sulla sua moto e tiene in mano la penna dove mi ha copiato il bellissimo salva schermo con il volto Kundun in doppia prospettiva … Trova, comunque, il tempo di informarmi del nuovo progetto che ha in corso, inerente allo sviluppo della formazione e della cultura, cui darà corso a partire dal prossimo anno, allo scadere, cioè, del suo mandato quale Presidente del National Democratic Party.
Durante la breve visita al Gu Chu Sum non riesco a trattenermi da “fotografare” una foto speciale … tra le tante che riempiono i muri. So benissimo che è vietato farlo ma so altrettanto che ne farò un uso appropriato. Tutte le altre, come già considerato lo scorso anno, sono troppo incredibili e devastanti, non dico per essere descritte ma anche semplicemente per essere guardate. Almeno io non riesco a farlo, non per troppo tempo almeno. Sono immagini talmente crude e realistiche della prigionia, delle torture e delle uccisioni di attivisti Tibetani che ci si rifiuta quasi di credere che possano essere vere e che possano riguardare davvero esseri umani …
Al termine sono pronta per visitare una strana mostra di pittura alla Peak Art, cui sono stata invitata da karma Siche. Il fantastico attivista delle marce dei agosto 2008 e padre della bellissima bambina che avevo fotografata tante volte. Siccome il mondo è sempre più piccolino, incontro di nuovo Arrty, appena uscito dal suo Caffè, in compagnia di un po’ di clienti.
E la serata si concude con una cena alla Chonor House che posso valutare, decisamente, come la migliore di tutto il mese …
27 Agosto – sabato – Mcleod Ganj
Giornata di “forzato” riposo … I biglietti sono pronti e domani si parte per Delhi.
28 Agosto – domenica – Mcleod Ganj-Delhi
Un viaggio tranquillo da Mcleod Ganj all’areoporto di Gagol. Addirittura in anticipo! Spero che la spedizione di oggetti vari, forzata visto l’overweight del mio bagaglio, non mi reiservi amare sorprese. Ogni anno giuro che non accetterò nemeno uno spillo nè dalle famiglie nè dai ragazzini per i loro sponsor. E ogni anno mi ritrovo con la solita processione. Che un po’ mi fa tenerezza e un po’ mi fa imbestialire. Ne capisco il senso, riequilibrare per quanto possibile una relazione d’aiuto sbilanciata. Ma devo imparare ad essere più drastica, accettando, per esempio solo disegni, foto o cartoline. Il peso del pacco spedito, comunque, è di 15 chili … 180,00 euro se li portassi in areoporto e “solo” 100,00 euro tramite ufficio postale. Che mi farà pervenire il tutto in due settimane. Ne vale davvero la pena?