Covid India, come stanno i rifugiati tibetani? Ci ha risposto Sangpo Tenzin
La situazione del Covid in India sta diventando un caso internazionale, quasi una sorta di modello su come affrontare la pandemia. Volente o nolente, infatti, il paese asiatico è arrivato agli onori delle cronache come una delle nazioni in grado di conquistare l’agognata immunità di gregge. A supporto di questa ipotesi, ci sarebbero i cali negli ospedali di malati del nuovo Coronavirus, oltre a una regressione di ricoveri in terapia intensiva.
Le opinioni più diffuse riguardo a questa situazione sono due: la popolazione indiana è esposta a una serie di virus e batteri che hanno reso il loro sistema immunitario molto attivo, e dunque abile nel combattere il Covid (anche se non vi sono studi approfonditi che confermano questa teoria); ci sarebbe una variante di Coronavirus all’interno del Paese che svilupperebbe sintomi più lievi (anche in questo caso non c’è nulla di confermato).
Covid India: cosa sappiamo sulle condizioni di vita dei rifugiati tibetani
Come sappiamo, l’India è una terra importante per i rifugiati tibetani, per questo motivo molto spesso ci siamo interessati alla situazione pandemica del Paese (dove tra l’altro c’è la sede centrale del Governo Tibetano in Esilio). Per provare a capire meglio se quanto raccontato dai media sia vero, abbiamo contattato Sangpo Tenzin, vicepresidente dell’Associazione Italia Tibet, al quale abbiamo maggiori dettagli sulla situazione.
Dalle informazioni che ricevi, qual è la situazione dei rifugiati tibetani in India legata al Covid?
“Quello che so è che c’è una bella organizzazione. All’inizio non era così, ma lo è stato per tutti vista la situazione di pandemia. Grossomodo ora è gestita molto bene.”
Anche il vaccino è garantito a tutti?
“Sul vaccino non ho molte informazioni. Da gennaio sono garantiti per il personale sanitario, mentre per la popolazione in generale stanno cominciando ad arrivare piano piano durante questi giorni.”
Le condizioni dei rifugiati tibetani in India sono buone?
“Direi di sì, anche se ogni tanto l’anno scorso ci sono stati dei focolai. Ma adesso il governo indiano e la Central Tibetan Administration con sede a Dharamsala stanno lavorando insieme per la vaccinazione. Comunque nel 2020 c’era già molta attenzione: chiunque veniva da fuori doveva fare almeno 2 settimane di quarantena. Era organizzato molto bene.”
Hai ricevuto qualche storia dei rifugiati tibetani che hanno voluto raccontare la propria vita durante la pandemia?
“Purtroppo adesso no. Tra l’altro i tibetani che si rifugiano in India sono drasticamente ridotti: una volta quelli che riuscivano a fuggire dal Tibet erano circa 2/3 mila all’anno. Dalle Olimpiadi di Pechino 2008 i cinesi hanno rafforzato i confini, hanno aumentato i controlli con una pressione quasi a tappeto. Ti faccio un esempio: un paio di anni fa tutti i tibetani con parenti fuori dal Tibet hanno dovuto consegnare i loro numeri di cellulare, come richiesto da una direttiva del governo cinese.”
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E questo non vi permette di conoscere lo stato di salute delle persone in Tibet.
“Quello sicuramente. Pensa che, secondo la Freedom House, il Tibet è la seconda nazione con meno libertà di stampa e meno accessibilità [d’informazione, ndr] nel mondo da ormai 5 anni, subito dopo la Siria.”
Torniamo alla situazione Covid India. In Italia sono arrivate delle buone notizie, cioè che la vaccinazione sta procedendo bene. È vera questa informazione?
“Sì, ho anche dei parenti in India e mi sembra che ci sia una situazione molto buona. Forse se ne sta parlando tanto e sta andando bene perché è una popolazione giovane, oppure perché è una nazione già esposta a una serie di malattie che garantiscono un’ottima immunità, non lo so. Mi sembra comunque tutto abbastanza sotto controllo: il programma di vaccinazione è molto esteso.”
Articolo di Angelo Andrea Vegliante