2009/08 – Aref International in India


Dal 2 agosto al 4 settembre 2009

l’AREF realizza la propria attività di:
Cooperazione internazionale
a sostegno dei Rifugiati politici provenienti dal Tibet

di Marilia Bellaterra

Come ogni anno l’Associazione compie il periodico viaggio di verifica delle proprie attività, realizzate a favore dei rifugiati politici Tibetani che vivono in India.

Quest’anno l’intervento sarà svolto in due tappe, prima di concludersi con una breve permanenza in Bhutan.

La prima tappa è in India del Sud, a Mundgod, nello stato del Karnataka, dove l’Aref lavora avendo come propri referenti il Tibetan Settlement per i civili e il Gajang Gyalrong Khamtsen per i monaci.

La seconda tappa è in India del Nord, a Dharamsala dove l’Aref lavora avendo come propri referenti: l’Ufficio del Dalai Lama, il Lama Geshe Gedun Choephel e il NyingtobLing Institute.

Quest’anno, al consueto obiettivo di verifica, si aggiunge, sia l’intento di seguire il procedere dei lavori per la Rivista “The Quest” notizie dall’esilio, a cura dei monaci della VIII classe dell’Università Monastica di Gaden, sia l’attivazione del progetto “Memorie speciali dal Tetto del Mondo. Un ponte per il futuro per non dimenticare” in collaborazione con il Doeguling Tibetan Settlement di Mundgod.

L’itinerario in Bhutan avrà anche lo scopo di raccogliere immagini per la prossima mostra fotografica in programma.

Segue l’itinerario di massima del viaggio che, di volta in volta, sarà aggiornato con le attività effettivamente svolte e con le foto, prima di essere completato al rientro in Italia.


domenica 2 agosto

Partenza per Mumbai, con volo Qatar nel gelo polare e tutti in tenuta da sci. Mi sfugge la ragione tecnica di una climatizzazione tanto eccessiva.

Così come mi sfugge il senso dei controlli per la nuova peste. Già allo scalo di Dhoa è tutto un fiorire di totem esplicativi con sintomi e contromisure. Poi a Mumbai la kermesse continua con inviti a collaborare pazientemente ai controlli di temperatura necessari. Che ci si attende siano tali, nonostante la difficoltà legata ai numeri elevatissimi di persone in transito. E invece ecco che accade: si compila un modulino in cui si dichiara di non provenire da paesi a rischio, di non avere la febbre e di non averla avuta da poco. Il tutto si riconsegna a un esercito di operatori e operatrici in camice e mascherina … Basterà ad evitare il contagio?!

Domani, prima di pranzo, partenza per Hubli dove i monaci del Gayang Gyalrong Kamtsen già mi stanno aspettando …


lunedì 3 agosto

Partenza per Mundgod alle 13 da una Mumbai vorticosa e arrabbiata. Gia’ in volo respiro in modo diverso e l’arrivo a Hubli mi sembra più veloce del tempo reale. Come al solito eccoli in piccola delegazione: Jigme Gyaltsen (sempre “uguale), Namka il monaco che di frequente lo accompagna e, new entry del Monastero, il piccolo Tenzin Gyatso arrivato direttamente da Bomdila. E’ facile immaginare gli sviluppi di questo incontro, no? E poi somiglia troppo a Tsering Paljor. E’ vispo e furbissimo e gia’ dice qualche parola in inglese. Così ci intendiamo a perfezione e saremo amici da ora a quando potremo …
E finalmente arriviamo a Mundgod: Pace a volonta’ … I fili si ricollegano cosi’ in fretta! Sono fatti di quella materia magica che non si scioglie mai. E che non ha bisogno di altro che di pensieri.
La sera, ecco la prima puja al Monastero … Mi domandavo cosa stesse facendo, con tanta concentrazione ed ero sicura si trattasse di qualcosa connesso con l’apprendimento … Scoprire che Gyatso junior si faceva spiegare da Gyatso senior come scrivere il mio nome (durante la puja serale) me lo ha fato trovare ancora più simpatico e divertente …

martedì 3 agosto

MUNDGOD
Ho dormito un numero di ore da record! Nyima dice di aver bussato alla porta piu’ volte ma senza alcun esito …
Nel primo pomeriggio vado alla
Gaden Jantse Thoesam Norling School per verificare lo stato dell’arte della Rivista “The Quest“. Immaginavo che fosse in fase di gestazione ma non cosi’ tanto … Pazienza i tempi indiani mi assalgono in tutta la loro caratterizzante determinazione. Non e’ pronto nulla? Lo sara’. Non c’e’ stato modo di attivare la connessione internet? La si attiverà, al piu’ presto. Ngodup Tsering l’insegnante di inglese si impegna a fare del suo meglio e, considerando la situazione, mi sembra gia’ tanto. Prima di partire avro’, comunque, un draft da portare a Dharamsala e lo schema del progetto che – prima o poi – vedra’ la sua realizzazione. Intanto apprendo, con dispiacere, che la mitica Classe VII che aveva ideato la rivista e anche il suo nome, e’ stata “affiancata” da altri alunni della Scuola … I giovani monaci non mi sembrano affatto contenti della variazione ma come opporsi alle decisione dei Maestri? Vedro’ di far rientrare dalla finestra cio’ che e’ uscito dalla porta. E propongo subito di inserire almeno parte della classe nel progetto della Old People’s Home, sperando che almeno qui non ci siano “troppi” intoppi. Le premesse pare ci siano … Gia’ mi aspettano al Monastero, per salutarmi, due gentili signore dal Doeguling Tibetan Settlement, visto che il Representative tornera’ domani. Cosi’ cominciamo a organizzare il progetto nonni-bambini. A loro due sembra piacere molto e ritengono sia facilmente realizzabile. Cosi’ alzo un po’ il tiro … Perche’ non far venire da Mysore il mio caro amico Dhondup Tsering? Per chi non lo sapesse (o non lo ricordasse) e la persona piu’ anziana ad aver partecipato, lo scorso anno, allo sciopero della fame a Delhi, con 8 giorni di digiuno assoluto. Mi e’ impossibile dimenticare la sua rabbia, la sua determinazione e la sua resistenza di fronte ai poliziotti che lo trascinavano via! Lui, 63 anni portati non benissimo, magro da far paura, senza piu’ nemmeno la voce, sembrava un gigante di fronte alla ottusita’ e alla violenza di intere generazioni – passate e future – di nani. Chi sa che non sia possibile rivederlo … Rivederlo proprio qui. E ascoltare come saprebbe trasmettere ai piccoli nati in esilio la forza delle sue parole e il suo coraggio purissimo e incrollabile. Ho approfittato della clemenza di un generatore per scrivere queste poche righe. Qui la corrente va e viene e non sara’ possibile aggiornare questo diario con quotidiana certezza. Ne’, tanto meno, aggiungere foto. Me ne scuso con quanti vorranno seguire questa presenza di Aref in India. Dal 2002, ogni volta mi sembra di non aver imparato ancora nulla. E mi aumenta il desiderio – al di la’ delle difficolta’ immaginabili e degli inevitabili momenti di sfiducia – di continuare a prendere cosi’ tanto da tutte queste persone “speciali” che continuano ad arricchire la mia conoscenza, i miei ricordi e i miei progetti per il futuro.

mercoledì 5 agosto
MUNDGOD
Sembra che il programma possa essere realizzato: i preziosi ospiti della Old People’Home – nati in Tibet – racconteranno ai bambini – nati in esilio – le memorie della loro terra … Per non dimenticare! Ho appena avuto conferma da Mrs. Tsewang (che è riuscita a raggiungerlo in tempi “occidentali”) che ospite e testimone “speciale” di questo progetto sarà Dhondup Tsering, il più anziano digiunatore dell’Hunger Strike di Delhi (agosto 2008).Dhondup verrà da Mysore, dove vive, proprio per partecipare a questo progetto. Oggi pomeriggio proporrò al Representative del Tibetan Settlement (o, meglio, a Mrs. Tsewang …) di farlo accompagnare dal giovanissimo monaco che aveva affrontato gli otto giorni di digiuno insieme a lui: Thupten Tsewang.Per chi fosse curioso di ricordare: 22 agosto 2008 Delhi

giovedì 6 agosto
MUNDGOD
Il programma di oggi prevede la ricerca dell’operatore per il progetto “memorie speciali”. Poi un nuovo incontro organizzativo con il Doeguling Tibetan Settlement. E, infine, uno con gli studenti per seguire i lavori della Rivista “The Quest”.
Il progetto della Rivista ha subito qualche rallentamento e qualche variazione … Ma siccome, qui, gli equilibri seguono percorsi imperscrutabili il piu’ delle volte, ho pensato fosse meglio assecondare e volgere in opportunita’ il possibile incidente.
Cosi’ adesso “The Quest” avrà una nuova configurazione. Non più solo i contributi della mitica Classe VII-2008, che ne aveva avuto l’idea, ma quelli di tutti i monaci della Scuola. E va bene. Il mio Editoriale metterà, chiaramente, in evidenza la paternità del progetto e trasformerà il tutto in un’amplificazione del progetto stesso. Inoltre i 12 monaci scriveranno, sia l’articolo principale del numero, che il report sul progetto “memorie speciali”, al quale daranno la loro partecipazione. “Incredible” India …Di pomeriggio rivedo Pema Wangdue che sembra in ottima forma e mi fa, come al solito, un sacco di feste. Lui nemmeno si immagina quanto sia grande per me il piacere di rivederlo ogni volta che torno …Poi ci sono due incontri davvero special i.
 
Due degli hunger strikers di Delhi. Quelli che sono rimasti 30 giorni senza cibo. E che, a sentire la loro testimonianza, ricomincerebbero di nuovo. In ogni momento. A tempo indefinito. Pur di dedicare parte della loro vita – o anche tutta – alla causa del Tibet. Per strano che possa sembrare uno di loro KALSANG DAWA si ricorda di me e di quando lo scorso anno ho partecipato (sebbene con la semplice presenza) allo sciopero del terzo gruppo di digiunatori. Kalsang ha 57 anni e, come attivista incrollabile, ha partecipato a tutte le possibili manifestazioni per il suo Paese. Ha fatto anche la marcia di ritorno al Tibet, per tutti e due i mesi. E conserva negli occhi la tenacia e il desiderio di un ventenne e la determinazione di un popolo intero.

L’altro TSEWANG DHARGYAL ha qualche anno di piu’ (forse 67) e la moglie dice che non basterebbe un esercito a trattenerlo. A dispetto dell’età e della salute. Lui partirà di nuovo, in qualunque condizione, per ogni possibile prossima iniziativa. Che sia un digiuno, una marcia, anche una semplice testimonianza. Dice che questo è il suo impegno e il mandato che sostiene la sua vita. Lui ci sara’ sempre, insieme a chi voglia lottare o in nome di chi anche soltanto vorrebbe. Con i suoi baffi lunghi e con il suo buffo cappello da cowboy, fasciato di coralli e turchesi. A difesa del suo Paese …


venerdì 7 agosto
MUNDGOD

Giornata densa. Chonyi Dolma del Doeguling Tibetan Settlement arriva presto con la sua Honda “targata” Unit Office of CTRC e cominciamo il nostro giro. Prima a Mundgod paese. Poi alla Loseling Library. Qui prendiamo accordi per il 12 (nel frattempo e’ stato necessario cambiare la data …) in cui (forse) un video operatore sara’ disponibile per la giornata. Colgono l’occasione per mostrarmi un video, prodotto dal Regional Tibetan Youth Congress di Mundgod, intenzionalmente solo in tibetano. Le immagini, pero’, non hanno bisogno di dettagli esplicativi! E sono, decisamente le piu’ dure, incredibili, inaccettabili e assurde di tutte quelle che io abbia viste sinora … Esseri umani considerati spazzatura da parte di altri esseri – teoricamente – umani anche loro.

La visita alla Scuola Elementare contribuisce a farmi tornare un po’ respiro. La visita alla prima classe e’ soft. Un maestro, simpatico, sta facendo lezione di inglese e i piccoli fanno sfoggio della loro competenza. Sono tutti molto svegli e carichi di energie. Tra di loro ritrovo Tenzin Tsejang (sempre splendente) e Tenzin Pema (sempre timidissima).

Nella classe successiva il maestro sta facendo lezione di tibetano. Come sono belli mentre scrivono quei segni in corsivo, per me incomprensibili, sui loro quadernini. Facciamo joining transculturale, mischiando italiano, tibetano e inglese. Il maestro mi chiede di lasciare un messaggio per loro. Scrivo sulla lavagna “Tibet”- una delle poche parole che so scrivere nella loro lingua – e nasce da solo un semplice scambio sul mantenere l’orgoglio di essere tibetani. Solo quando andiamo via Chonyi mi dira’ che questa e’ la classe dei bambini che parteciperanno al progetto della Old People’s Home

Nella terza classe succede una cosa buffa. Manca la luce e anche il maestro … Cosi’ il Direttore mi chiede di fare io un po’ di lezione. Su cosa? chiedo. Mi dice: racconta loro una storia. Posso anche farmela raccontare? Mi accorda il permesso e cominciamo. Per quanto bizzarro possa sembrare la lavagna si comincia a riempire di piccoli “genogrammi”. Quadri tenerissimi e incompleti di storie familiari in cui sfuggono i nomi, le eta’ restano misteriose e anche il numero dei fratelli fluttua nelle memorie. Siccome e’ arrivata l’ora delia ricreazione continueranno a casa questo lavoro. E sara’ l’occasione per chiedere ai genitori qualcosa di piu che appartiene alla loro storia.

Ultima tappa la ricerca di altri strikers che hanno partecipato allo sciopero di 30 giorni a Delhi. Non sono al Campo ma a Hubli per ragioni familiari. Avrò l’onore di incontrare queste persone cosi’ coraggiose il 13. Subito prima di partire. Il che mi sembra uno dei regali piu’ belli per il mio compleanno. Ma la testardaggine di Chonyi Dolma e’ ormai diventata proverbiale. Quindi decide che, prima pranzeremo insieme e poi andremo alla ricerca di uno dei piu’ giovani strikers. Come in effetti facciamo.

PASANG e’ una persona bellissima. Ha 27 anni e, durante l’intervista che mi “regala”, al racconto si mischiano tante delle sue emozioni, mentre trattiene le lacrime con una dignita’ delicatissima e particolare. Nelle sue parole e nei suoi gesti non c’e’ esibizionismo e non c’e’ retorica. E’ pronto, in modo direi genetico e naturale, a ricominciare una e cento volte: until Tibet will be free!!!

Passang mi fa anche un regalo. Il giorno del mio compleanno mi porterà il video di quelle giornate con le testimonianze di chi ha messo in gioco tutto cio’ che possiede. Altro che certi politici di nostra conoscenza …


sabato 8 agosto

MUNDGOD
Giornata di tutto riposo. Visto che è anche una festa dedicata a una serie infinita di debate che si svolgono in ogni khamtsen e di puja in onore del Protector del Khamtsen stesso. Quindi approfitto di questa breve pausa, prima del tour de force dei prossimi giorni, per fare foto delle diverse sessioni di preghiera, intercalate dai giochi scatenati e buffi dei monaci più piccoli.Particolarmente ricca la cerimonia al Phara Khamtsen dove ritrovo il Ven. Dara Khentrul, il giovanissimo monaco arrivato dal Tibet che conduceva, lo scorso anno, la preghiera del fuoco. Stavolta seguo la cerimonia anche all’interno del Monastero, una volta che il fuoco è stato spento. E ne seguo i misteriosi rituali, dopo aver conosciuto il Ven. Motok Rimpoche, abate del Monastero. Ai suoni si alternano le preghiere corali e la condivisione del cibo che i monaci effettuano con atteggiamento serissimo e compreso. Come si addice, appunto, a una vera “preghiera”.
Purtroppo, dopo la registrazione dell’intervista a Passang e a Tsering Dolkar, la telecamera si è arresa. E, nonostante l’impegno, molto cortese e professionale, dei monaci del Loseling Monastery, sembra non ci sia proprio nulla da fare. Qualcosa non funziona nel collegamento del display. Quindi, da ora in poi, solo foto. Va bene lo stesso. Purchè l’operatore dello stesso Monastero non faccia brutte sorprese per la giornata del 12 ….
Mi consola un po’ la promessa di un monaco, Migmar Tsering il quale, con un sorriso più entusiasmante della media mi promette una breve lezione individuale di raktung … che sarebbero le lunghissime trombe tibetane. Il training si svolgerà sul tetto di un monastero vicino al Gayang Gyalrong Khamtsen. Il monaco sembra ottimista sugli esiti … Io spero solo che mi resti un filo di fiato!

domenica 9 agosto
MUNDGOD
Oggi la giornata è dedicata, quasi per intero alla redazione della Rivista “The Quest“.  Quindi incontro, alla Gaden Jantse Thoesam Norling School, gli insegnanti che seguiranno il progetto e alcuni dei dodici monaci che, lo scorso anno, hanno avuto l’idea della sua nascita. Certo qui la logica è leggermente diversa, quindi saranno necessari alcuni adattamenti, sia concettuali che tecnici. Non ultimo il fatto che, quando parlo di registrazione della Rivista sembrano cadere tutti dalle nuvole. Mi mostrano anche alcune Riviste di frequente consultazione e della registrazione suddetta non c’è alcuna traccia. Approfondirò e, per il momento, il numero uscirà in una versione, diciamo, provvisoria …Intanto i due leader Ngodup Tsering a Lobsang Rinchen pongono un sacco di problemi che per noi sono abbastanza irrilevanti, tipo riscrivere una ventina di volte le stesse 5 righe cambiando una sola virgola o una mezza parola. Al contrario allibiscono di fronte alla pagina con le norme redazionali e si sentono già pronti per la stampa, ancor prima di aver dato un aspetto minimamente comune a tutto il numero. Nel frattempo arrivano sul tavolo articoli scritti in tutti i possibili formati, di ogni tema e di ogni lunghezza. Dalle tre righe alle 20 pagine, per loro, va tutto bene …

Arrivando qui mi aspettavo che, almeno nei contenuti, il numero fosse pronto, così come era negli accordi. Ma, “incredible” India, si sono ridotti all’ultimo secondo,. O forse sono entrati in ansia sapendo che il numero finirà all’Office del Dalai Lama. Comunque siano andate le cose, ormai il tempo è pochissimo. Non si può tornare indietro ma non sarà semplice trasformare l’esistente in un numero dotato di senso.

Anche per me, del resto, è un’esperienza nuova. Non ho altra scelta, dunque, che lasciarmi libera di seguirla secondo un flusso di pensieri e di ritmi che con il nostro efficientismo occidentale non ha assolutamente nulla a che vedere. Il che non è affatto detto che sia una cattiva idea …

Intanto mi regalo … un’immersione nelle cucine comuni. La grandezza di pentole, mestoli e brocche è davvero rimarchevole. Per lavarne e trasportarne una ci si mettono in quattro! Imparo che quella nerissima è per le verdure, mentre quelle più chiare sono per il riso. Non so se mangerei volentieri quello che ne viene fuori ma, chi sa, forse anche sì. Perché l’impegno che ci mettono a “pulirle”, con stracci di dubbio aspetto e a prescindere dai risultati, mette i propositi schizzinosi in secondo piano …

Poi sono attratta dai rumori che provengono dal vicino monastero. Dove un centinaio di piccolissimi e altrettanti preadolescenti, mangiano tutti insieme. La vigilanza è strettissima, il che non impedisce ai più piccoli di approfittare dell’occasione per giocare al tiro degli avanzi di cibo, trasformando anche questa occasione in un gioco, mentre i monaci adulti fanno finta di non accorgersi di niente …

Ormai sono le 18 e i due monaci Migmar Tsering e Sonam Yeshi mi stanno aspettando, come promesso. Saliamo insieme sulla terrazza, io con la Nikon e loro con due pesantissime trombe che, una volta estratte dalla custodie e rese operative si presentano in tutta la loro imponenza. I monaci si astraggono immediatamente dal contesto e iniziano, con grande concentrazione, il loro compito che richiama tutti alla meditazione e alla preghiera. I suoni delle Raktung sono molto intensi e particolari. E l’aria, un po’ rarefatta, si riempie di sonorità cui le mie orecchie non sono abituate e di cui non so nemmeno riconoscere le differenze sottili.

Al termine del rito, prima di riporre le trombe in una stanza speciale, protette dalle preziose custodie damascate, Migmar mi fa fare il breve “esercizio” promesso. Che non credevo fosse così difficile … Nonostante l’impegno, non riesco a tirar fuori altro che un patetico suono che Migmar sembra apprezzare, comunque, sebbene con una simpaticissima ma eloquente risata! Poi mi dice che è arrivato nel 1992 a Mundgod, direttamente dal Tibet e mi racconta un po’ della sua storia. Mentre Sonam Yeshi partecipa allo scambio con tutta una serie di quei sorrisi speciali che hanno il potere di trasmettere più di mille parole.


lunedì 10 agosto
MUNDGOD

Oggi è l’ultimo giorno rimasto per completare il draft della Rivista. Da domani sarò completamente assorbita dagli hunger strikers e dal progetto alla Old People’s House. Perciò rimango piuttosto sconcertata quando apprendo che la Scuola, per motivi a me del tutto incomprensibili oltre che ignoti, è chiusa! Devo aver fatto proprio una bruttissima faccia perché, dopo qualche frenetica telefonata, la Scuola apre comunque i cancelli! Ormai è chiaro che mi vivono come una specie di mina vagante, per fortuna a termine … e quindi mi porterebbero la luna, pur di non farmi agitare troppo. Uno dei due insegnanti di inglese, Lobsang Rinchen è, come al solito, disponibilissimo e sorridente. L’altro, Ngodup Tsering … un po’ meno. Dopo qulche minuto compare anche uno dei due nuovi direttori, Namgyal Gyaltsen. Mentre (quasi) tutti i monaci della mitica Classe VII (2008) si aggirano eccitatissimi per la scuola deserta. Confabulano, programmano, perdono un sacco di tempo ma, almeno, contribuiscono come meglio possono, se non altro con la loro presenza solare ed emozionata. 


martedì 11 agosto
MUNDGOD

Una giornata, diciamo, campale … Aperta dalla telefonata di Choenyi che, alle 7,30 di mattina mi dice garrula: “stiamo arrivando, li lasciamo al Monastero e torniamo dopo due o tre ore” A seguire: niente acqua, niente luce, la stanza per gli “ospiti” preparata in stile accampamento e con un letto solo, trasformazione della stessa a tempo di record in dimora accogliente con lenzuola, tappeti, tavolini, fiori, caramelle, frutta e chai thea, accoglienza degli ospiti, fuga a scuola di Nyima (unico interprete possibile), due ore di colloquio in simil anglo-tibetano, ecc.. Senza che nessuno degli imprevisti riuscisse a scalfire l’atmosfera un po’ magica e speciale di un incontro insolito, nato da un desiderio che si è, poi, trasformato in progetto.

Perché Dhondup Tsering, a oggi sessantaquattro anni portati male e Thupten Tsewang, appena ventenne, sono diventati appunto parte del progetto “memorie speciali” e parteciperanno all’incontro di domani con quaranta anziani e altrettanti bambini. Non è ancora del tutto chiara la scaletta della giornata. I due hunger strikers di Delhi 2008, comunque, insieme a Passang il digiunatore dell’anno precedente, condivideranno i loro racconti e le loro memorie. Perché sia chiaro che nella vecchia generazione, così come nella nuova, l’anelito all’indipendenza e il legittimo desiderio di un Tibet Libero non potrà interrompersi mai. Sono sicura che ciò che circolerà domani tra anziani, adulti, monaci, civili e bambini, non saranno chiacchiere e vuote teorie ma solo emozioni. E che queste si ancoreranno nelle esperienze e nei pensieri con una forza moltiplicatrice condivisa.

Quando Chonyi e Tsewang arrivano ci trovano immersi in una discussione particolare in cui ciascuno parla, certo di essere comunque compreso. Li lascio con dispiacere. Ma bisogna dedicarsi agli acquisti: carta colorata, pennarelli, gomme, matite. E biscotti a volontà, sia per i 40 bambini e i 40 nonni che parteciperanno attivamente al progetto, sia per tutti gli altri 110 anziani che ne saranno solo spettatori. Facciamo anche una nuova visita a casa di Passang per definire il suo ruolo di domani, come testimone e Passang mi regala il cd promesso con il report sullo sciopero della fame di luglio 2007 che ha visto 14 persone restare senza cibo per 33 giorni … Al ritorno al Monastero vedo parte del video (e qualche foto di agosto scorso) con Dhondup e Thupten che, nel frattempo, dopo aver mangiato chi sa dove e aver dormito un po’ sembrano in gran forma. Dopo una visita lampo alla Gaden Jantse Thoesam Norling School per dare un’occhiata al procedere dei lavori per la Rivista, e dopo una breve passeggiata è già ora di cena. Chi sa che cosa penseranno i due strikers di questo blitz a Mundgod. Che hanno accettato con lo stesso entusiasmo con cui gli è stato proposto. Seguendo più che il filo della logica, quello del cuore.


mercoledì 12 agosto

MUNDGOD
La giornata con nonni e bambini è stata, a dir poco, eccezionale. Niente è andato né per il verso che voleva lo staffa del Doeguling Tibetan Settlement, né per come lo immaginavo io. Dunque lo staff suddetto era presente in veste ufficiale, nelle persone di Mr. Chonyi Dolma e di Mrs. Tsewang, cui si accompagnava il Direttore della Old People’s House. Chonyi, che fino al giorno prima mi aveva scarrozzato per tutta Mundgod, tra le pozzanghere, con una modo da rodeo, la bandana (rumal) in fronte e una chiacchiera senza confini, si è trasformata come per magia. Diventando serissima e ohimè, timidissima … Così non c’è stato verso di farle spiccicare più che poche parole in Inglese, causa attacco di panico irreversibile. Idem per Mr. Tsewang, con l’aggravante che lei, anche in occasioni meno formali era stata sempre piuttosto riservata.

Quindi, addio alla traduzione e ben arrivato a un idioma tibetano comprensibile solo per le emozioni e per i gesti. Chonyi e Tsewang hanno aperto le danze, su mio invito, spiegando agli anziani ospiti il senso del progetto. Che, in estrema sintesi, è quello di favorire un collegamento tra persone nate in Tibet e nuove generazioni nate in Esilio. Affinché il prezioso patrimonio del Tibet venga preservato. Idea che aveva molto stupito Chonyi e Tsewang perché, sorprendentemente, nulla di simile era mai stato fatto, sinora, a Mundgod. Nessun contatto con questi anziani “speciali”, né da parte degli attivisti più o meno giovani, né da parte degli adulti, nè dei bambini.

A seguire, un lungo discorso del Direttore. E uno, altrettanto lungo di Dhondup. Bilanciato da quello di Thupten Tsewang, il quale con brevissime frasi centrate e attinenti, commuove tutti. Lo stesso accade cone Passang, eroe locale che, due anni fa, ha affrontato 33 giorni di digiuno. La cosa che mi sembra molto particolare è che questi anziani – altrettanto coraggiosi per aver affrontato la fuga e l’esilio – pur vivendo nello stesso Settlement non lo hanno mai incontrato. Strano paese. Dove per distrazione o per pudore, si può non condividere la quotidianità della lotta e la comunanza dell’impegno …

Al termine, anche io spiego il senso del progetto e racconto (brevemente …) quale sia l’impegno dell’Aref a favore del Tibet e della sua gente. Già durante le presentazioni mi sentivo scomoda dietro a un tavolino, con il microfono e le bottiglie, di fronte a tanti anziani sui tappeti sottili. Ma quando ho cominciato a porre loro le domande in programma l’dea (già maturata) che non avrebbero mai risposto è diventata certezza. Così ho forzato la mano al protocollo e mi sono messa seduta per terra, in mezzo a loro. Il che non ha certo prodotto temi per una pubblicazione scientifica (…) ma almeno ha attivato quello scambio commovente e appassionato che era nei miei desideri.

Così sono arrivate le risposte, prima timidissime e riservate, poi sempre più amichevoli e informali. Da tutti i volti, solcati da rughe profonde, a indicare non solo l’età ma tutte le vicende fronteggiate con coraggio e determinazione, è emersa una lettura sintetica e impietosa del genocidio e della violenza del Governo di Pechino. Oltre a una incredibile capacità di assorbire il dolore, le perdite, i lutti, le sofferenze presenti e passate. E di mantenere l’idea di un “ritorno a casa”, non importa per quale generazione a venire.

La variazione di programma è stata piacevolmente accolta, innanzi tutto dagli anziani, poi da Pasang e da Thupten Tsewang. Dallo staff del Settlement con un certo stupore. Dal Direttore affatto … Anche perché non sapendo o non potendo sedere con noi si è trovato, di fatto, un po’ emarginato.

Dopo una brevissima pausa, nel primo pomeriggio, sono cominciati ad arrivare i bambini. Senza essere stati informati di nulla, nonostante le promesse fatte dai loro insegnanti. Un piccolo manipolo di quaranta piccoli tibetani, dagli 8 ai 10 anni, ordinati e compunti. Niente tavolini stavolta, nemmeno per cominciare. Anche se, non essendo possibile realizzare un “cerchio”, i bambini sedevano da una parte e i nonni dall’altra. Ma noi tutti, finalmente, in mezzo a loro, pronti a incoraggiare i più timidi a partecipare, magari con la scusa di un microfono o di una carezza. Mi ha colpito, come al solito, la tendenza dei nostri interlocutori a seguire uno schema e la mia a seguire gli eventi, adattando il programma alle esigenze del momento. Come mi ha colpito la serietà attentissima dei piccoli, il loro pensiero omogeneo, dedicato e sequenziale, così differente dai tempi puntiformi di concentrazione dei nostri alunni. Anche se la loro con tendenza a seguire il compito piuttosto che il desiderio ha spesso reso necessario stimolarli a scegliere, piuttosto che guidarli a seguire.

Le loro domande, comunque sono state molto toccanti e la loro capacità di approfondimento e di sintesi è stata davvero particolare. Un solo rammarico che, anche per gli anziani, il rispetto formale abbia avuto la meglio, inducendoli a dare più spazio a un Lama, anche lui ospite della Casa, che ha un po’ centralizzato l’attenzione. Anche se le sue risposte sono state quanto mai delicate, attinenti e approfondite.

Al termine mi è sembrato naturale chiedere ai bambini di cantare l’inno nazionale del Tibet, come omaggio agli anziani ospiti della casa. Se lo avessi fatto prima …! Dopo l’inno, sono fiorite spontanea altre musiche e altre canzoni che hanno coinvolto ed emozionato tutti quanti!

Il progetto prevedeva una restituzione da parte dei bambini. Un loro “regalo” a questi adulti preziosi e un giusto cambio per i messaggi da loro ricevuti. Ho trovato davvero bellissimi tutti i disegni. Ciascuno di loro ha espresso non semplicemente un fatto ma un’emozione: come l’immagine perfettamente corrispondente delle lacrime, delle ferite, delle offese e delle ingiurie ricevute. O l’auspicio a un Tibet libero, dove poter tornare e crescere e a seguire attitudini e desideri.

Tutta la giornata è stata videoregistrata a cura di Piti, un monaco del Loseling Monastery, che all’inizio a metà tra il serio e l’annoiato, si è lasciato prendere la mano dagli eventi e ha messo il cuore e la passione in quello che era iniziato come un impegno routinario di lavoro.

L’idea, al termine, dopo i saluti e le foto di rito, era quella di prendersi una pausa (breve) per riordinare le idee, prima della cena “ufficiale” al Doeguling Tibetan Settlement, con tanto di Representative e torta di compleanno … E invece no. A sorpresa è arrivato un invito altrettanto ufficiale, scritto anche in Tibetano, per partecipare, quale ospite d’onore alla cerimonia di premiazione dei migliori studenti del Gaden Jantse Thoesam Norling School. Per forza bisogna andare! E dovrò anche offrire le khata al gruppo degli studenti più anziani che verranno premiati …

Per forza arrivo tardi alla cena. Il representative del Doeguling Tibetan Settlement mi aspetta sulla porta e non ha una bella faccia! Si vede che quei pochi minuti di attesa lo devono aver fatto sentire screditato di fronte ai trenta ospiti dello staff e ai due hunger strikers venuti da Mysore. E forse per questo i soliti discorsi di rito sono un po’ troppo formali. Però tutti gli ospiti che mi offrono le khata in una lunga fila sono, come sempre, pieni di affetto e i regali che ricevo sono, simbolicamente, davvero speciali: una borsa Free Tibet e una t-shirt parecchio barricadera. Si vede che, sebbene con qualche imbarazzo, ormai deve essere diventato chiaro il senso delle mie azioni …

Apprendo, infine, un nuovo uso locale. La torta con le candeline (anche qui in numero random) si mangia prima della cena (!!!) che è abbondantissima ma imparagonabile con le delizie che Jigme e Nyima riescono a prepararmi, sempre diverse, tutte le sere.

Che succederà domani con il party che dovrò organizzare io al Monastero?


giovedì 13 agosto
MUNDGOD

Eccoci alla giornata conclusiva della mia permanenza a Mundgod.

L’inizio si snoda tra le botteghe sovraccariche di Hubli, alla ricerca di cibi adatti ad essere consumati, in piedi, da parte di un pubblico misto di 80 monaci, adulti, anziani, bambini. Cui segue la ricerca (non facilissima) di piatti e bicchieri usa e getta, oltre a quella dei soliti addobbi locali, tra il commovente e il kitsch .

Facciamo appena in tempo a tornare a Mundgod per le 14, ora fatidica in cui il mitico Magazine “the Qest” mi dovrebbe essere consegnato. E il “dovrebbe” è un termine adatto. Visto che, ogni volta, sembra di ricominciare da capo. E siccome mi rendo contro che spiegare a parole le infinite e assurde difficoltà che si frappongono prima del raggiungimento della meta, sarebbe incomprensibile per la nostra mente e quindi inutile, mi astengo. Tanto è il risultato quello che conta. E il risultato è che il numero non è pronto …

Gli ospiti per il “party” arriveranno alle 18, così resto a lavorare con i due insegnanti e con metà della classe fino alle 17,30, Pensando che mi occorrerà solo il tempo per cambiarmi e che troverò già tutto pronto, visto che l’altra metà della classe sta lì da un paio d’ore proprio per questo scopo. Questo perché, dopo 9 anni non sono ancora riuscita a imparare. Che qui il tempo non è un dato di fatto ma una categoria della mente. E che la programmazione e la realizzazione di qualunque cosa seguono percorsi che è difficile assecondare. Infatti arrivo in Monastero … e non c’è nulla!!! Eccezion fatta per alcune mamme e bambini che, graziosamente, hanno ben pensato di essere tanto cortesi da arrivare prima …

Però – anche se mi sfugge il come – in mezz’ora è tutto pronto, me compresa. Mi dispiace solo di non essere stata troppo gentile, per una volta … Ma ogni cosa è andata per il suo verso.

La buona sorte ci ha ranche regalato tre ore di sole, dopo una giornata uggiosa e umidiccia. E mosche e zanzare sono state clementi. Si sono gentilmente astenute. Così ci siamo goduti in santa pace il cibo, buonissimo e abbondante e la torta del solito rosa assurdo e inquietante, come di rito. Anche la scritta sopra mi ha fatto felice. Niente “Happy Birthday Mr. Mariia Bellaterra” ma … Mariliatibet! Quindi, come al solito, più del solito, anzi … che bel compleanno!!! Che party fantastico e surreale, nel giardino di un monastero tibetano, con i palloncini colorati e la bandiera del Tibet attaccata al cancello. Così che tutti i passanti la potessero guardare!!!

Rimane un solo problema. Come me li porterò dietro adesso i 50 regali?!!

La giornata si conclude … stile Montesano quando c’è un progetto in scadenza. Infatti, salutato l’ultimo ospite, ci aspetta il duro lavoro. Quindi si va al Gaden Jantse Thoesam Norling School, dove i due insegnanti, Ngdup e Lobsang ci stanno aspettando, insieme al Direttore della scuola. Che ha dato il permesso speciale di tenerla aperta, proprio per il nostro lavoro.

Lo spettacolo è alquanto bizzarro. Naturalmente manca la luce e il generatore (che fa un rumore ipnotico e infernale) serve solo a tenere in vita i computer. Quindi niente luce e solo due candele per scrivere sulle tastiere … Inutile dire che il programma di impaginazione è “not properly working” e che nella stampante i fogli si inceppano ogni secondo. Inutile anche dire che la parte introduttiva del progetto “memorie speciali” non è stata scritta. E inutile dire a chi tocca il compito di farlo … I monacelli crollano sulle tastiere, ancora presi nelle loro incomprensibili scritture tibetane, Lobsang dice che torna dopo essersi fato una doccia e, alle 03,30 mi arrendo. I bagagli sono ancora da preparare e la sveglia suona alle 7. Tutti loro torneranno tre un paio d’ore per completare il lavoro e alle 08.00 tutto sarà completato (???)

venerdì 14 agosto

MUNDGOD-HUBLI-DELHI .Infatti, come volevasi dimostrare non è pronto nulla … Resto, sul piede di guerra dalle 8 fino alle 8,30 e poi devo per forza andare. L’accordo è che spediranno sia lo stampato che il file per posta a Dharamsala.

Ma si vede che non era aria di partire. Al ritardo, infatti, si aggiunge un problema con la macchina che, a metà strada, decide di fare un riposino di una mezz’ora. La cui conseguenza è immaginabile: arrivo a Hubli sul filo del tempo per il ceckin e l’impiegato locale, ottuso più un angolo, si rifiuta di lasciarmi partire. Anche se l’aereo (piccolissimo e semivuoto) è ancora in pista e tutti intorno stanno solo sbadigliando. Prenderò il volo successivo … che mi farà arrivare tardissimo all’India Gandhi e ancora più tardi in albergo, per la solita caccia al tesoro della valigia scomparsa. Ogni tanto Vijay, il mio mitico travel agent mi fa irritare, la maggior parte delle volte lo trovo prezioso. Come stavolta. E vedere che mi aspetta, pazientemente all’uscita dell’aeroporto, mi rimette di buon umore. Altrettanto arrivare al Lalit, l’Albergo che mi ha prenotato. Anche se quello che ci trovo dentro è un po’ uno schiaffo alla sconfinata miseria di questo paese.

sabato 15 agosto
DELHI-DHARAMSALA
E’ una delle poche volte che un po’ mi dispiace lasciare Delhi. E non so nemmeno il motivo. Forse è soltanto perché non mi sento troppo sicura di quanto farò a Dharamsala …Dove arrivo nel primo pomeriggio, per la prima volta con un aereo (invece del solito treno) che mi sbarca a mezz’ora di macchina dalla mia nuova casa per i prossimi 10 giorni. E sarebbe stata mezz’ora. Se a 700 metri dall’Albergo un folle locale non avesse deciso di lasciare la sua auto in mezzo alla strada. Il che, per chi non ha familiarità con le strade indiane, nei rivoli di fanghiglia parrebbe un elemento del tutto irrilevante. Ma che, nella pioggia monsonica di benvenuto e nella genetica disorganizzazione indiana, diventa un dramma. Le macchine si accavallano, un tuc tuc finisce fuori strada e rotola per la scarpata, un autobus si intestardisce a voler passare per forza (nella logica locale che chi è più grosso ha la precedenza) e si mette di traverso contribuendo a creare un groviglio, impossibile da districare. Sarà per questo che una specie di vigile locale, arrivato con invidiabile flemma, si siede sul ciglio della strada, con aria assorta e non fa altro che dondolare la testa … Mentre un gruppetto di giovani locali esce dalla macchina e improvvisa un rave. Così, dopo un’inutile attesa tutti scendono e se ne vanno a piedi. Me compresa …L’Him Queen (che apprendo, per la prima volta, vuol dire “Regina delle Nevi”) mi sembra un angolo di paradiso. L’acqua della doccia (di un colore indefinito) e il letto (di una stanza di emergenza, visto che la prenotazione era stata dimenticata …) mi sembrano l’angolo (di Paradiso) accanto!


domenica 16 agosto
DHARAMSALA
E’ possibile stare una giornata intera senza fare niente? Sì …!

lunedì 17 agosto
DHARAMSALA
E’ possibile stare una seconda giornata senza fare (quasi) niente? E perchè no? In effetti qui sembra tutto un po’ fermo. La pioggia battente sta coprendo strade e persone. Con l’aiuto di una nebbia densa da record che nasconde tutte le cose. La corrente va e viene e i generatori ci regalano un incessante ronzio. A metà tra l’ipnotico e il devastante. Va via la voglia di fare qualunque cosa …

Incontro Chimè Youngdun e il simpaticissimo Tsundue. Con la sua solita fascia rossa sulla fronte, energico e positivo come non mai. Non ricordavo che vivesse a lower Dharamsala … il che significa che, tutti i giorni, si fa più o meno 22 chilometri a piedi, tra andata e ritorno. Il che sarebbe anche niente se la strada fosse più o meno in pianura, invece che con un dislivello di 750 metri. Per forza è così forte e magrolino … altro che palestra! Chimè è ospitale come non mai e, facendo anche esercizio di lingua italiana, mi porta in giro un po’ dappertutto. Intanto a prendere la nuova card per il cellulare, poi una chiave per il collegamento internet (che però non funziona), poi dal suo amico Prem Sagar, energico e determinato. Proprio quello che lo scorso anno era insieme agli altri attivisti il giorno dell’apertura dei giochi olimpici. Ecco perché mi pareva una faccia conosciuta. Infine mi accompagna alla Library per risolvere la questione dei versamenti Aref. L’amministrazione centrale ha, infatti, deciso che, a partire da quest’anno, i bonifici andranno effettuati sul conto di Dharamsala e solo successivamente smistati ai diversi Settlement. Inoltre ogni quota andrà inoltrata al Dipartimento di competenza: Famiglia, Educazione, Welfare, Salute, anziani, ecc. Insomma un delirio. Tanto per semplificare le interazioni già complicate con le banche!!! E per far arrivare un po’ meno soldi alle persone interessate, visto il passaggio tra tre banche invece che due … Mi astengo dal descrivere, in dettaglio, il tempo necessario a spiegarsi con i membri dello staff locale. E, soprattutto il tempo necessario per completare l’estenuante trattativa di fare un versamento unico invece che 5 (!!!) separati. Alla fine, però, la sorte mi sorride e mi mette sulla strada di una donna intelligente, Mrs. Tsewang Dolma e di un tal Ngodup Dorjee, Secretary del department of Home, altrettanto operativo e sveglio. In pochi minuti capiscono tutto e mi danno tutte le coordinate e le indicazioni necessarie. Mentre dalla finestra aperta entrano folate di una bambagia mai vista, tanto fitta da far sfocare i nostri contorni …In conclusione di serata, quando Chimè si prepara a partire per Delhi per ritirare i Visti del il gruppo che verrà a settembre in Italia, incontro Michela Chiesi. Sapevo che sarebbe arrivata ma non ne ricordavo il motivo. Anche lei – come me nel 2001 quando sono venuta a conoscere Tsering – è qui per trascorrere un po’ di tempo con un ragazzino del TCV “sostenuto a distanza” …


martedì 18 agosto
DHARAMSALAE dire che ho sempre odiato la pioggia. Ma non so se per saggezza o per disperazione mi ci sto abituando e, quasi, mi piace. D’altra parte non ci sarebbe altra scelta … Però non fa tantissimo freddo e l’acqua che si infila ovunque non è troppo disturbante perché, come noto, è straordinariamente temperata. Il che non significa che una bella giornata di sole mi sarebbe sgradita ma intanto mi esercito, nel caso continuasse così anche in Bhutan … tanto per non farmi rovinare il passaggio! Il programma odierno prevede: incontro con Karma Choephel e con il Central Tibetan Relief Committe (CTRC) per le questioni amministrative legate alle sponsorizzazioni. Karma da qualche mese non è più Speaker del Parlamento Tibetano in esilio, essendo scaduto il suo mandato. Il che, almeno per quanto mi riguarda, gli ha fatto bene. Infatti è molto più rilassato e libero di esprimere la propria solidarietà al movimento indipendentista. Che, in funzione della sua posizione istituzionale, non poteva esplicitare. Mi riferisce degli incontri con Jimiang Norbu e dei progetti di cui gli ha parlato Tsundue. Ovviamente mi invita alla solita cena in famiglia a casa sua e mette in programma un incontro con il Karmapa per sabato prossimo e, subito dopo, la visita al NyingtobLing da Nawang Lhamo. Seguono le ulteriori trattative con il CTRC che, in perfetto stile indo-tibetano sono allucinanti. La gentilissima Tsewang Dolma mi accompagna dall’amministrativo e non basta un’ora per spiegare la necessità di codici bancari, per noi indispensabili e a loro sconosciuti. Alla fine non resta che arrendersi e sperare nella buona sorte che, forse, consentirà al giovane segretario di ottenere qualche dato in più da parte del Direttore della State Bank of India … Poi si scatena il delirio. Come noto c’è stata una variazione nelle regole e, in pratica, nessuno ci capisce più niente. L’unica cosa chiara è che i soldi dovranno essere accreditati sul conto del CTRC. Il quale poi li spedirà ai diversi Tibetan Settlement (il Doeguling TS di Mundgod, tra questi). I quali consegneranno alle famiglie … la rimanenza. Infatti ogni passaggio in più prevede spese bancarie aggiuntive che, non potendo gravare sugli sponsor, graveranno sugli sponsorizzati!Ma la cosa più misteriosa resta chi deciderà la waiting list e chi avrà l’onere di inviare alle Associazioni interessate gli elenchi aggiornati delle persone sotto la soglia di povertà prevista. Il Representative di Mundgod mi aveva detto che il compito spettava al CTRC. Qui la versione che mi viene data è differente e può essere sintetizzata come segue: I diversi TS inviano gli elenchi di loro competenza al CTRC. Qui un Comitato apposito (composto dal segretario generale di ciascuno dei Dipartimenti competenti: Home, Education, Healt, ecc.) valuta le condizioni di povertà e restituisce gli elenchi, siglati per approvazione, ai TS invianti. I quali inviano i nominativi approvati alle Associazioni per la ricerca di sponsor. Semplice, no? Nel frattempo il bambino – di competenza del Dipartimento Educazione – sarà diventato nonno. E ricadendo, quindi nel Dipartimento che si occupa di anziani, presumo dovrà essere sottoposto a nuova valutazione …

All’ineffabile Mrs. Tsewang Dolma, che mi spiega il tutto, la procedura pare logica e perfetta. Quindi, visto che a me sembra folle, mi sento un po’ aliena. Almeno fino a quando non mi reco – sfiduciata – dal segretario generale del Dipartimento Educazione il quale, a detta di Tsewang, dovrà consegnarmi la lista aggiornata per i nuovi bambini. Mi apstto, quindi, altre due ore inutili, passate in chiacchiere vane, con un tibetano testardo, che non porteranno a nessuna conclusione. E invece, a sorpresa, ecco un bellissimo monaco il Ven. Karma Gelek, Secretary dell’Educational dept., il quale intanto mi riceve subito con un fantastico sorriso e poi mi da la sua versione dei fatti. Con la quale mi trovo perfettamente allineata. Infatti è lui il primo a giudicare folle la nuova procedura che, iniziata per controllare eventuali scorrettezze amministrative, si è trasformata in un groviglio burocratico. Difficile da condividere ma impossibile da rifiutare. Per di più, nelle trattative intercorse tra i diversi Dipartimenti e il CTRC, non essendo ancora stato raggiunto un accordo definitivo, è possibile che le nuove regole (invise tanto ai Dipartimenti quanto a me) possano subire nuove variazioni … Lui, comunque, giura di non avere nessuna competenza (come mi pare logico che sia) sui bimbi in attesa di sostegno nei diversi TS. Mi dice che se voglio inaugurare nuove trattative con il suo Dipartimento posso sempre farlo e mi verranno assegnati bambini provenienti da uno qualunque dei TS esistenti. Oppure sottoporre il problema al Segretario generale di tutti i Dipartimenti … che è lo stesso Mr. Ngodup Dorjee da cui era partita tutta la trafila … E, dicendo “mi dispiace tanto per tutto questo”, si fa una bella risata … Il fatto che mi stia molto simpatico e che restiamo amici non risolve, ovviamente, il mio problema. Non resterà, dunque, altro da fare che attendere gli ulteriori sviluppi degli eventi, vistò che il solo pensiero di ritornare dallo stesso punto da cui ero partita mi fa orrore.

All’uscita incontro, a sorpresa, Mrs. Nawang Lhamo che mi fa un sacco di feste e che è felicissima del nostro incontro di sabato prossimo. Ancora prima rivedo, con piacere, la segretaria di cui mi sfugge sempre il nome, amica di Wangyal Lama che si era occupata, senza successo, delle necessarie autorizzazioni per l’interprete a Gurgaon.

Gli impegni “ufficiali” di questa giornata si concludono sotto un diluvio inclemente. Che si trasforma, appena rientro in albergo, in un cielo azzurrissimo, da cui tutti i nuvoloni neri e la densa nebbia scompaiono all’improvviso e spunta pure – incongruo – un raggio di sole …


mercoledì 19 agosto
DHARAMSALA

Oggi è stata davvero una bella giornata … Ho incontrato e rivisto un sacco di amici e mi sono sentita di nuovo (un po’) a “casa” mia.

Il primo appuntamento è stato con Sherab Woiser, il cui mandato al Tibetan Bullettin durerà due anni. L’ho trovato, in splendida forma, al Department of Informationand International Relations, tutto preso dalla sua nuova occupazione che sembra coinvolgerlo moltissimo.

Nello stesso Ufficio incontro Wangyal Lama, che si occupa della distribuzione dei documenti e che mi fa un sacco di feste. E anche Sonam Sangmo, Liason Officer del Tibet Support Group.

Raggiungo, alla fine, Karma Choephel nel suo nuovo Ufficio e prendiamo accordi per le prossime giornate. A cominciare dalla cena “ufficiale” di stasera al Tibet Restaurant.

Ma gli incontri non sono finiti … Innanzi tutto Tsering Choedup, Asia Regional Coordinator del ITSN (International Tibet Support Network) – sempre ospitale e carico di energie – e il fantastico Ven. Ngawang Woebar, Presidente del Gu-Chu-Sum Movement of Tibet. Per strano che possa sembrare non ero mai stata nel loro Ufficio e la visita a quelle stanze così particolari mi toglie, per qualche tempo il respiro. Le foto che sono appese al muro non sono foto sconosciute. Le ho viste centinaia di volte, in decine di posti diversi, su video e pubblicazioni. Ma non mi hanno mai fatto tanta impressione come oggi. Illustrate, una per una, da Ngawang Woebar sembra che prendano una diversa luce e un diverso significato.

E sembra che il sangue di quelle torture subite non sia solo un’immagine statica ma che venga fuori, vivissimo, dalle pareti … Ngawang Woebar mi offre anche un video e mi espone il progetto del gruppo teatrale del Gu-Chu-Sum e dei diversi tour realizzati in diversi paesi.

All’uscita incontro Champa Choedon, la moglie di Wangyal, sempre bellissima e solare. E nell’internet point, addirittura Ngawang Drolkar, al secolo Lyndall Calla-Sherman, la simpatica e bizzarra monaca australiana, conosciuta lo scorso anno a Mundgod … Il mondo è davvero piccolino.


giovedì 20 agosto

DHARAMSALA
Una giornta buffa. Tra l’assurdo e il sorprendente. Come ormai dovrei essere abituata ad aspettarmi stando qui … L’inizio è un girovagare pigro tra le botteghe (ormai decuplicate) di Dasa e un caffè al JJI Exile Brother’s. Alla mamma dei ragazzi del gruppo musicale sono ricresciuti i capelli (dopo il taglio di solidarietà alla causa del Tibet, lo scorso anno) ed è bellissima! Non tanto per i lineamenti ma per la luce e la forza che sprigiona dai suoi occhi e dal suo sorriso. Appena uscita ricevo la telefonata di Ngodup, il maestro di Mundgod il quale mi dice che … non riesce a spedire, via fax, il Magazine “The Quest”. E io ho appuntamento per domattina alle 10 con Tenzin Taklha per consegnargli almeno in draft della rivista! Mi astengo dal dettagliare quanto accaduto dalle 13 alle 18. Mi soffermo solo sull’inizio e sulla fine che mi ha visto, finalmente in possesso dell’agognata pubblicazione! Un breve aneddoto innanzi tutto, ma giusto per far comprendere le difficoltà di un’operazione “complessa” (?) come l’invio di un documento di 20 pagine. Dunque, arrivo trafelata in Albergo per risolvere il problema di Ngodup e mi trovo di fronte alle seguente scena, che seguo per intero, essendo impossibilitata ad interromperla. Tre persone della Reception, proprietario incluso, sono schierate dietro il banco di fronte a due ospiti, appena arrivati da Delhi. Regalo uno stralcio della conversazione, che assicuro essere testuale (e, parzialmente anche registrata, per chi ne volesse la prova …)!

R. (proprietario dell’Him Queen): “sei Barbara?” M. (ospite n.1): “No, siamo M.R. e F.B., avete una camera libera?” R.: Una camera? Una camera per Barbara?” M.: “Barbara? chi è Barbara? Noi siamo in due, io e il mio amico.” R.: “Ahhhahaa, e chi di voi due è Barbara?” M.: “Nessuno, io sono M.R. e lui è F.B. e vogliamo sapere se avete una stanza” R.: “E c’è la prenotazione?” M.: “No, per questo vogliamo sapere se avete una stanza libera” R.: “Ma volete una stanza in quest’hotel?” M.: “Sììììì”. R. “Ahhhahaa! Nell’Hotel Him Queen?” M.: “Sììììììììì” R.: “Ahhhahaa! E avete i documenti?” M.: “(speranzoso di potersi avviare verso la conclusione della trattativa improbabile) Certo che li abbiamo” R.: “Ahhhahaa! E posso vedere il documento di Barbara?”.

Se ne sono andati … Non riferirò la frase che hanno lanciato contro R. prima di lasciare il mitico Him Queen. Il proprietario. comunque, non si è scomposto e si è rivolto a me con un sorriso solare. Per fortuna non mi ha chiesto nulla di Barbara e non sapremo mai perché gli fosse venuta in mente. Abbiamo cominciato, così, il balletto del fax. Per l’invio di 20 pagine è stato necessario ricevere … 35 telefonate da Mundgod. E, tra fogli inceppati e strappati male (niente forbici, solo mani …) credo che, almeno un albero, sia venuto meno. E’ poi iniziata la seconda danza. Quella per appurare in quale punto sperduto della grande India fosse il mio pacchettino spedito (lunedì scorso) da Mundgod e contenente quella che io credevo fosse una copia fresca di stampa. Dirò solo che, in capo a una trentina di telefonate (a diversi Uffici di Mundgod, Patankot, Delhi, ecc.), abbiamo, finalmente, appreso che il pacchetto giaceva sconsolato nell’Ufficio Postale di Lower Dharamsala. Perché? Non lo sapremo mai! Dunque, accontentandomi della buona sorte di averne almeno ritrovato le tracce, mi sono precipitata – insieme a Wangyal Lama – ad appropriarmene, prima che l’Ufficio Postale chiudesse i battenti. Beh, che dire, la copia non era quella tipografica ma una copia prodotta in Monastero, quindi con le foto tutte scure. Il che mi avrebbe fatto uscire dai gangheri se non ci fosse stata una lettera di accompagnamento dell’ineffabile Ngodup il quale si prostrava in mille scuse per tutte le difficoltà e i contrattempi causati, esprimendo la sua più profonda e sempiterna gratitudine per tutto quello che aveva imparato dall’esperienza (per la prima volta nella sua vita) di realizzare questa Rivista. Non ci riesco a rimanere arrabbiata con queste persone. Che trovano sempre il modo per farti sentire “a casa” …

Dopo il vortice, Wangyal mi ha offerto un buonissimo ginger tea e muffin e l’operazione si è felicemente conclusa. Non prima di essere piombati, del tutto a sorpresa, a casa di Tenzin Dawa, la cui dolcissima mamma ci ha offerto i migliori biscottini locali mai mangiati in tutti questi anni.

venerdì 21 agosto
DHARAMSALA
Alle 10 sono al Temple, in perfetto orario, per l’appuntamento con Tenzin Taklha. Il quale è puntualissimo, gentilissimo, sorridentissimo, efficientissimo e … molto ospitale. Si legge tutte le pagine del Magazine, si informa del progetto “Memorie speciali” e dice che la Rivista è molto interessante, ben fatta e, in sintesi, un’ottima idea! Magari non è proprio esattamente quello che pensa ma sono sicura che ci si avvicina abbastanza. Tanto che mi chiede mille dettagli in merito a quando gli spedirò la copia definitiva, perché possa consegnarla a Sua Santità il Dalai Lama. E, magari, gliela darà davvero … Si dice, anche, sicuro che “The Quest” potrà diventare, presto, bimestrale. Speriamo che il suo augurio sia di buon auspicio per i fantastici 12 monaci della Classe VIII e per i loro due maestri! Il Namgyal Temple, dallo scorso anno, è trasformato. Fervono i lavori di ristrutturazione ed è pieno di tensostrutture che serviranno per le nuove tende di protezione nello spazio esterno. Però i “vecchi” Tibetani sono sempre gli stessi. Nonnine con il volto solcato da mille rughe che, imperturbabili procedono nelle loro prostrazioni. E nelle loro preghiere. E che fanno un po’ rabbia e un po’ tenerezza. Mi ci vuole un caffè. Che prendo nel gradevolissimo “Caffè Tolk”, di nuova costruzione, lungo la strada del Temple, con una fantastica vista sulla vallata e … un collegamento wireless (quasi) perfettamente funzionante. Di cui approfitto con grande piacere, in cambio dell’internet point sporchissimo e buissimo, dove vado di solito. E che ha l’unico pregio di essere a un passo dell’Him Queen. E qui, tra una pagina e l’altra, passo una mezz’ora molto gradevole con … Lyndall Caillat-Shearman. Sì, proprio lei, la simpatica monaca Ngawang Drolkar proveniente dall’Australia che incontro, di nuovo, a Mcleod Ganji per la seconda volta.

sabato 22 agosto
DHARAMSALA
Oggi è stata una giornata proprio solare. Non solo dal punto di vista del clima ma, soprattutto, da quello delle emozioni.
Il primo incontro è stato davvero particolare. Non sono in grado di spiegare la ragione per cui il mio feeling con il Karmapa era sempre stato piuttosto scarso. Forse per il suo essere così riservato e schivo, quasi incapace di sorridere, soprattutto di farlo con il cuore. Quindi l’idea di questo incontro (il terzo) non mi allettava per nulla. Ma sembrava poco carino rifiutare l’offerta di un’udienza privata, per rispetto di Karma Chophel che me la aveva offerta. Sono arrivata al Monastero dove vive piuttosto malvolentieri e altrettanto malvolentieri sono entrata nella stanza, all’ultimo piano, dove il Karmapa ci aspettava in piedi …La sensazione di un incontro speciale è stata immediata. Ed è rimasta per tutti i 40 minuti abbondanti dell’udienza. Nel corso della quale ho dovuto fare del mio meglio per rispondere alle tante domande che il Karmapa mi ha rivolto. sulle attività dell’Associazione Senza il suo solito disinteresse (o almeno da me percepito come tale) e senza nemmeno uno sbadiglio … Ha voluto conoscere in dettaglio tutte le attività che vengono svolte, sia in India che in italia. Mostrando particolare curiosità e interesse per il progetto delle “memorie speciali”. Al termine, la khata che mi ha offerta, credo sia la più bella che ho mai ricevuta. Come pure la statua, splendente, di White Tara. Mentre la mala, in sè semplice, è diventata speciale per l’affetto della sua carezza, per il soffio leggero e intenso che ha dedicato a quella che avevo al polso e per il lungo tempo in cui la sua fronte è rimasta appoggiata alla mia. E anche il suo “grazie per il tuo prezioso lavoro”, ripetuto tre volte, con un grande sorriso mi è parso del tutto sincero e niente affatto formale. L’incontro, quindi, mi ha un po’ confuso. E mi sono domandata dove fosse l’errore. Se nella mia precedente valutazione o in quella attuale. L’incontro, poi, nel giardino con una monaca dal sorriso infinito – sua sorella – mi ha fatto considerare che, come tutti cambiamo nel tempo, anche lui è cambiato. Se ha sostituito, piano piano, la riservatezza e la paura, con una capacità, intensa, di stare in contatto con le persone .E’ seguita una visita al Norbulinka, che pensavo di conoscere a perfezione. Ma non avevo mai cisto la preparazione delle statue, grandissime in rame e piccolissime in argento. Tutte preparate a mano, con un paziente lavoro di martello. E tutte secondo il solito schema estremamente preciso dell’iconografia buddhista.La tappa successiva è stata al NyingtobLing, dove Nawang Lhamo, più solare del solito, ci ha accolti con grande simpatia e mille sorrisi. Che non mi si sono spenti dentro nemmeno di fronte a Tempa … ormai magrissimo e con un’igravescente debolezza anche alle braccia. Ho inoltre appreso che, nonostante le reiterate richieste, la famiglia non partecipa affatto a quanto – poco o tanto che sia – fa per lui l’Istituto. Cosa resta da fare se non adoperarsi, almeno, perchè possa ricevere una sedia a rotelle adatta alle sua esigenze attuali e, soprattutto, a quelle future? Mi accordo, dunque, con Nawang Lhamo in tal senso e, mentre parliamo, arriva Tashi Phurpa, bagnato come un pulcino, avvisato all’ultimo momento del mio arrivo! E’ sempre riservato, timidissimo e con un sottile velo di tristezza nello sguardo. Mentre, stavolta, il suo sorriso mostra un vuoto … due denti di meno, proprio davanti, a causa di una caduta. Ci mancava anche questa. Chiedo a Nawang di provvedere e concordo per inviare a lei la sponsorizzazione, invece che al Monastero.

Al termine un pranzo molto divertente con Karma Choephel e Nawang Lhamo al Norbulinka, pieno di zanzare e di risate … La giornata si conclude nella nuova casa di Karma Choephel. Più piccola della precedente ma con una vista bellissima sulla valle e con due nuovi cuccioli: Norla di 3 anni e Rizing di 6 mesi, che sono i suoi carinissimi nipotini.


domenica 23 agosto
DHARAMSALA
Un tempo così non l’ho mai visto! Nebbia velocissima dalla valle e scrosci di pioggia ogni mezz’ora. Il tutto sotto un sole pieno e in un cielo azzurrissimo e trasparente! La giornata è stata pigra e di tutto riposo. Le ultime commissioni da fare e le ultime persone da incontrare. Qualche monaco: tra questi Ngawang Woeber, sempre determinato e Pasang Gyatso, sempre cerimonioso e lento. E qualche amico: tra questi Jampa Choedon e una fantastica Tenzin Choedon, ogni anno più bella e luminosa. Iscritta alla IV classe, bravissima in Inglese e con un comportamento attento, rispettoso e delicato, come se avesse 15 anni invece di 9.

lunedì 24 agosto

DHARAMSALA-DELHI
Partenza anticipata, per varie ragioni, anche climatiche. Lungo incontro, in mattinata con Tsering Choedup e breve interazione con la dolcissima moglie di Karma Choephel. Diciamo che l’Hotel Le Lalit è, in tutto e per tutto, un po’ esagerato? E va bene, si vede che avevo accumulato i meriti necessari …

martedì 25 agosto
DELHI-KOLKATA
Mi sono riconciliata con Delhi e con i suoi abitanti. Quindi mi dispiace un po’ partire. Cosa che avviene alle 19,30 con tutta la calma e l’accudimento necessari.
Arrivare a Calcutta, o Kolkata che dir si voglia, è più forte di qualunque previsione. Uno spettacolo così massacrante e violento non lo “volevo” immaginare. Perciò, per la prima volta, mi vergogno di stare in questo Albergo. L’Hotel Hindusthan International (HHI) che basterebbe da solo a modificare mezza città. Chi sa se domani, alla luce del giorno le immagini saranno meno violente. Non lo credo, comunque. E non so se sono pronta …

mercoledì 26 agosto
KOLKATA-PARO 
No, alla luce del giorno le immagini sono le stesse. Se è possibile un po’ peggiorate. Anche perché evito accuratamente di recarmi nei posti “istituzionali” suggeriti dalla solerte guida. Almeno non in tutti. Fanno eccezione i due ponti, quello vecchio e quello nuovo che attraversano l’Hooghly River. Uno percorso solo dalle macchine e l’altro da migliaia di persone che, con le loro merci, lo attraversano in una fila infinita. Vietato, in tutti e due, fare le foto. Il perché non mi è chiaro ma mi adeguo. Anche in funzione del fatto che le macchine e le postazioni di polizia sono ogni cinquanta metri …
La visita alla casa di Santa Teresa di Calcutta è di rito. Quindi ci vado. E seguo il rito. Che prevede: la tomba, la stanza e un minuscolo spazio dove sono affollate le immagini della sua vita dal 1910 all’anno della sua morte (1997). Oggi si celebra il suo “compleanno” e quindi, intorno alla sua tomba c’è una piccola folla di politici, di medici e di fedeli, insieme a una rappresentanza delle “sue” suore. Lo spazio è ristretto e si respira a fatica, tra i mille suoni assordanti che entrano a fgorza dalle finestre aperte sulla strada. Tutto intorno i suoi messaggi e le sue parole: “The fruit of prayer is Faith, the fruit of Faith is Love and the fruit of Love is Service. The fruit of Service is Peace” … magari, prima o poi, diventasse vero! Visito alcuni Templi, che non mi piacciono affatto e che non mi trasmettono nessun calore. Il primo è jainista, il secondo dedicato alla Dea Kali, il terzo un marmoreo mausoleo al pantheon Induista che ha richiesto 26 anni per essere costruito! Il tutto sotto una pioggia battente e calda, appiccicaticcia e fastidiosa.La guida mi trascina poi in un posto strano. Dove si preparano i festeggiamenti per un rito Indu di prossima realizzazione. Una specie di baraccopoli dove in decine e decine di tende uomini più o meno esperti (donne nessuna) preparano enormi statue, impastando il fango. Alcune sono orribili. Altre sorprendenti, non solo per la maestria degli autori ma anche per la perfezione dei tratti che le fanno sembrare “vere”. Accanto, piccole bottegucce di vasellame rituale. Brocchette, ciotole, piattini. Costruiti in terracotta e passati dentro una tinta d’oro. Con la mano destra di uomini che sembrano marziani. Tutti scuri, bagnati di pioggia fino al midollo e con una sola mano luminosa e dorata … Infine la visita più toccante. Giustamente preceduta da alcuni Ghat, arriva la Shishu Bhavan … Cioè l’Orfanage of the Missionier of Charity. vale a dire una casa (piccola) su tre piani dove circa 150 bambini – in età tra i pochi mesi e i 15 anni – trascorrono la loro giornata. In attesa di guarire (se sono malati) o di qualcuno che se ne prenda cura e che li vogli adottare. Alcuni sono disabili. Non gravissimi ma in una condizione resa tragica dal fatto stesso che il loro “danno” (psicoficsico, neurologico e/o sensoriale) ne rende ancora più difficile, se non impossibile l’adozione. Tutti i bambini sono pulitissimi e molto curati, con competenza e affetto. L’unica cosa che manca – oltre alla famiglia – è lo spazio. Rimango impressionata dal numero elevato di piccoli che riescono a stare stipati insieme. E tutti occupati in qualche attività programmata. Gioco o pasto o lavoro che sia. Se ne prendono cura un numero ragguardevole di social workers e qualche riabilitatore. Più un piccolo manipolo di volontari. Che vengono attentamente registrati e accolti qualunque sia il tempo che intendono dedicare questo prezioso lavoro: alcuni mesi, un giorno o anche solo un’ora … Per la visita mi accoglie una suora molto professionale e competente a un’operatrice giovane e con il sorriso più radioso che io abbia visto in tutta la mia vita. Tornare in Albergo è davvero duro. Il confronto è così stridente che mi risulta impossibile liberarmi dalla vergogna.

Il volo per PARO è in pratica tra poche ore e dovrò raggiungere l’aeroporto entro le 5 di mattina.

giovedì 27 agosto
BHUTAN
Non sono sicura che mi piaccia tantissimo questo paese. Nonostante mi abbia accolto con un sole pieno e con un cielo di un azzurro tanto intenso da reggere il confronto con quello del Ladakh. Ma c’è qualcosa che non mi persuade. Diciamo che è “troppo”? Troppo pulito, troppo ordinato, troppo sofisticato, troppo organizzato. Insomma troppo. Almeno in quel primo assaggio che la guida locale cui sono affidata/consegnata in ostaggio mi ha consentito di fare.

Il programma “turistico” era confezionato a dovere: riposino in Hotel, per riprendersi (???) dal viaggio, Library (ma è una fissazione?), Museo delle tradizioni popolari, un paio d’ore di pausa pranzo, Negozio di tessuti locali. Ma dalla mia faccia la guida deve aver capito che non era aria e si è convinta (abbastanza) in fretta a cambiare tutto, adattandosi ai miei tempi e alle mie esigenze. Soffrendo solo un pochino per il primo lunch saltato a piè pari. Così da Paro siamo arrivati direttamente a Thimpu (2.294 mt. di altezza), in una bellissima vallata, piena di boschi, sulla sponda del Thimpu Chhu. E abbiamo cominciato a girare.
La prima visita mi ha rimesso di buon umore. Perchè nel National Memorial Chorten, lo stupa costruito nel 1974 e dedicato al terzo re Jigme Dorji Wangchuck, era raccolto, in preghiera, un numero sproporzionato di fedeli, in prevalenza anziani e bambini. Tutti nel costume tradizionale che, in versione moderna, fa un po’ ridere ma i versione “antica” presenta talmente tanti colori e varietà da dare quasi alla testa.
Della folla, ragguardevole, ma ordinatissima e (quasi) silenziosa, i giovani non sembrano far parte, occupati altrove nelle loro attività di studio o di lavoro. I bambini, comunque, ci sono e come al solito sono bellissimi. Almeno loro disordinati e irriverenti. Che giocano a fare le prostrazioni, rotolandosi poi in terra dalle risate o che si nascondono dietro ai monaci e agli angoli dello stupa.
Segue una visita “obbligata” ma interessante. La Scuola dove i ragazzi e le ragazze, imparano diverse arti e mestieri: intaglio del legno, lavorazione del rame, pittura, tessitura al telaio, ricamo, disegno, preparazione di statue di terracotta. Anche qui colpisce l’ordine che “regna” sovrano. Tutti lavorano alacremente, senza nemmeno alzare la testa dal banco e, a dispetto dei lavori che sono molto curati e molto belli, non sembrano propriamente sprizzare gioia da tutti i pori … Siccome il fatto delle affinità non deve essere un caso, l’unico con cui faccio amicizia immediata è Jigme, 20 anni, che mi mostra l’album da disegno ufficiale e poi , di soppiatto, una serie infinita di Topolino e Paperino che dice essere la sua passione. Proprio un attimo prima che il maestro lo fulmini con un’occhiataccia che non promette niente di buono …
La seconda visita “obbligata” è meno interessante. Trattasi di casa bhutanese. Originale e ristrutturata apposta perché, visitandola, ci si possa rendere conto dello stile di vita delle passate generazioni. Il tutto (bagno speciale per gli ospiti compreso), è abbastanza amorfo e sfugge la ragione per cui si avvicendino tante file di studenti, accompagnate dai loro maestri.
Segue una visita al mercato della frutta. Che è un mercato … Dove spiccano, coloratissimi i chili locali, in tutte le possibili dimensioni e sfumature dal verde brillante al rosso pieno. La guida mi fa assaggiare qualche spezia strana. Semini misteriosi e profumati di cui non ricordo il nome. Che si infiltrano nelle narici e che lasciano sulle labbra come un formicolio di cui è difficile potersi liberare. Declino, invece l’assaggio del betel che, qui, sembra andare proprio per la maggiore.
La giornata si conclude con una lunga permanenza al Trashi Chhoe Dzong dove è situata la casa de ministri, la Sala dell’Assemblea nazionale, la sala del trono del re e la sede estiva dell’Abate del Bhutan, capo dei monaci Bhutanesi. Che, a un certo punto fa rientro allo Dzong e che, nonostante a vederlo, non sembri niente di che, qui incute un rispetto esagerato. Tanto che il suo nome (Tulku Jigme Chodak) si pronuncia a bassa voce e men che meno può essere indicato con il dito. Apprendo infatti che l’indice non si punta contro nessun essere umano, solo animali e cose.
E, infine, la cena. Una delle peggiori della mia vita. Cena che si svolge in una sala sontuosa dell’Albergo dove alloggio a Changangkha (la parte alta di Thimpu), il Bhutan suites. I camerieri vestiti da parata e bastanti a servire un esercito intero, si affannano a portare piatti con cibi sempre nuovi. Operazione del tutto inutile perché tutto sa, tristemente, di bollito e non è possibile differenziare alcun sapore.


venerdì 28 agosto
BHUTAN – da Thimpu a Wangdi a Punaka

Sarebbe poco corretto dire che questi posti sono meno che bellissimi. Ma … non riesco a trovarci dentro nessuna emozione. Non so, esattamente, per quale motivo. Sara’ l’ordine eccessivo o uno scarso feeling con le politiche locali. Ma la sensazione che ricevo e un po’ surreale. Come se fossi circondata da un esercito di marionette, efficienti e organizzate. Che mi tolgono un po’ il respiro. L’unico momento emozionante e’ stata la visita al Chime’ Monastery. Dove un piccolo esercito di persone anziane – stagliate come rocce sotto una quercia smisurata – trascorrono 2 giorni senza mangiare e senza dire una parola. Sembrano, allo stesso tempo, fragilissime e forti fuori ogni misura. Non e’ strano questo paese?

sabato 29 agosto

BHUTAN – da Trongsa a Buntang

Una giornata frenetica, piena di Dzong (piu’ o meno antichi) e di chilometri percorsi in macchina. Pero’ in mezzo a questo affastellarsi di nomi, storie, notizie e panorami svizzeri, e’, finalmente, arrivata una perla inattesa. Tra Zhemgang e Bumthang, a Trongsa – nella torre – il museo piu’ mozzafiato che io ricordi di aver mai visto. Una stanza per ciascuno degli otto piani con statue e thanka antichissime ma in perfetto stato di conservazione e di restauro. Presentate con una scenografia attentissima e coinvolgente. In ordine crescente di importanza e di pathos. Fino all’ultima sala, con la rappresentazione del Corpo, della Mente e della Parola, sormontate da un mandala sospeso nell’aria aperta a purissima al culmine della torre. Uno spettacolo mozzafiato che, decisamente, contribuisce non poco a riconciliarmi con questo Paese …

domenica 30 agosto

BHUTAN – PUnaka e dintorni

Ancora Dzong e Temple, in ordine esponenziale. Che sono talmente ordinati da confondersi nella memoria. Al ritorno, dovrò mettere a posto pensieri, appunti e mappe. E collegarli con il numero impressionante di foto che, come al solito, non si sono potuta esimere dal fare ...
Faccio un elenco e basta? Iniziamo con il Jakar Dzong. Segue il Jambay Monstery e poi il Kurjry Monaster. E poi il Tamzhing Monastery … Tutti. piu’ o meno uguali. Manco Pico della Mirandola riuscirebbe a stare dietro a questo carosello. Quindi rinvio ogni commento a quando, almeno, sara’ possibile inserire qualche foto …Una piccola pausa nel pomeriggio me la concedo. Giusto il tempo per fare un acquisto sciocco. La tipica sciarpa buthanese, usata pero’ solo dagli uomini. Mi piace perche’ e’ lunghissima, di seta grezza e, mi dice la guida, si ammorbidisce sempre di piu’ a ogni nuovo lavaggio. Mi fido? Al momento sembra fatta di pietra!

La cena, a Punakha, finalmente, e’ “locale-adattata” quindi …buonissima.


lunedì 31 agosto
BHUTAN – Paro e dintorni

Oggi, per fortuna, solo Dzong antichi e pochissimo restaurati.: il Semtokha Dzong, tra questi, finalmente costruito non l’altro ieri ma nel 1627: segue il Kyichhu Monastery, anche questo costruito nel VII secolo da Songsen Genpo e, in conclusione, visitata alle rovine del Drukgyal Dzong. Che, per la mia felicita’, praticamente e’ a pezzi. Non e’ che qui ci siano le mezze misure … Apprendo pero’, con un po’ di sconforto, che il fatto non e’ da attribuirsi a una mancanza di cura. Ma esclusivamente alla considerazione che i turisti … apprezzano le cose antiche piu’ di quelle moderne o restaurate. In ogni caso la precisione con cui sono tenuti questi monasteri e’ davvero particolare. Ed e’ pari al rispetto che i (rari) visitatori mostrano nei confronti di ogni luogo, anche se non di culto.
I luoghi sono meta di pellegrinaggio continuo da parte di anziani bhutanesi che continuano a circoambulare recitando incessanti mantra. Nemmeno un adulto, nemmeno un giovane. Solo persone anziane e qualche bambino.
Le sale sono tutte pulitissime e illuminate con specifica attenzione alle esigenze architettoniche e di scenografia. Mi colpisce una piccola porzione di pavimento dove, nel legno, e’ impressa l’impronta dei piedi di un monaco che deve aver fatto delle prostrazioni la ragione della sua vita. Del suo nome non si conserva memoria ma la traccia della sua presenza non smette di tramandare, a dispetto del tempo trascorso, una particolare carica di energia e di emozione.

L’arrivo in Albergo e’ sconvolgente. Siamo non solo poco fuori Paro ma proprio fuori dal mondo. Il Village Lodge, infatti nasce come un fungo quasi dal niente in mezzo a una risaia, subito a ridosso di un fiume di media portata. Il che sarebbe ancora niente. L’interno mi lascia interdetta e, se non fosse molto tardi, me ne andrei senza esitare. Sembra un castello dei fantasmi. Modernissimo (e ti pareva!) ma con tutti gli arredi ultra antichi, dalle fogge e dimensioni piu’ disparate: ceste di vimini, stoviglie metalliche, alabarde, armi, un’intera raccolta di oggetti misteriosi e … una maglia ferrata di ferro! La camera, di dimensioni smisurate e incongruenti, ha due balconi, un bagno in perfetto stile zen (con tanto di pietre vive nella scanalatura del pavimento!), candele accese, fiori galleggianti nelle ciotole, due quadri con la ruota della vita avviatati alle pareti e chiavistello di ferro con la catena! Il che sarebbe ancora poco a confronto con l’enorme stanza “multimediale”. Dove un pc dallo schermo ultimo grido (sebbene di lentissima connessione), condivide lo spazio con tre divani di bambu, tre termosifoni elettrici e … un altare di preghiera, completo di tutto. Dalle torma, al porta incensi, alle statue, alle ciotole per le offerte, alle khata. Una cosa cosi’ risulta ardua da potersi immaginare …
La cena, pero’, e’ talmente deliziosa che riesce a cancellare ogni possibile resistenza.

martedì 1 settembre

BHUTAN
Finalmente una giornata intera dedicata a un unico Monastero. Con un sole sfolgorante e mille profumi. Il Taktshang Monastry (Tiger Nest’), luogo di meditazione di Guru Rimpoche’, sembra irraggiungibile e quasi irreale. Incollato per come e’ alla roccia, quasi per sbaglio, a oltre 3.000 metri di altezza. Che Guru Padmasambava ci sia arrivato, o meno, volando su una tigre o che i segni nella roccia siano, o meno, le impronte dei demoni che avrebbe eliminato (…) non cambia il fascino particolare di questo luogo. Raggiungibile, per una parte del percorso, anche a cavallo. Ma solo in salita perche’ la pendenza e’ tale che e’ consigliabile scendere con le proprie gambe. Naturalmente, come prevedibile, durante il percorso si incontra di tutto: donne con i denti rossi e neri per il betel che, spulciandosi tra di loro, vendono collanine, ragazzi che si dedicano al tiro a segno, uomini e donne anziane che si fanno tutto il percorso a piedi recitando mantra. E diciamo che camminare a questa altezza (1.500 metri pi’ o meno) non e’ un’impresa da poco. specie perche’ lo strada e’ strettina e lo strapiombo diventa sempre piu’ consistente. Gli scalini di pietra facilitano non poco il compito ma non del tutto. Tanto che un giovanissimo monachello, con il secchio della carne e del riso fa, proprio alle mie spalle, un volo che mi leva il respiro. Il secchio ricade, incredibilmente intatto, tre scalini pi’ aventi e lui, poverino, rotola a un passo dal bordo e si sbuccia dalla testa ai piedi. Cerchiamo di disinfettarlo al meglio e usiamo tutti i cerotti in nostro possesso e, ipotizzando che non abbia niente di rotto, portiamo quasi in braccio a una piccola costruzione dove bruciano le candele votive e dove si ferma aun po’ a riposare. Una volta raggiunto il ponte con la cascata e la grotta delle Daikini, il monastero, in pratica e’ a portata di mano. Ricostruito (tanto per cambiare) a causa di un incendio che lo aveva distrutto e, quindi, tutto pulitissimo e luccicante. Che, in questo luogo, praticamente sospeso in aria, lascia piuttosto interdetti.

mercoledì 2 settembre
BHUTAN-DELHI

Lascio questo paese. Ho aspettato il tempo necessario a riconciliarmi con questa Svizzera dell’est. Il tempo non è servito del tutto. E la bellezza mozzafiato dei paesaggi non è riuscita a creare un ancoraggio sufficientemente forte con tutto il resto.
Quindi l’arrivo a Delhi, per la prima volta da che mi ricordi, è non solo gradito e rassicurante ma anche liberatorio.

giovedì 3 settembre
DELHI

Pare che si possa stare, benissimo, un giorno senza far assolutamente nulla che riguardi il dovere …

venerdì 4 settembre

DELHI
Idem

sabato 5 settembre

DELHI-ZURIGO

Non vorrei essere ripetitiva
Stavolta, comunque, l’idea di tornare a casa non mi regala nessun piacere particolare. E, dopo un’altra giornata libera e pigra, la calda notte di Delhi mi resta incollata addosso. Con tutti i suoi odori e con tutte le sue emozioni.

domenica 6 settembre
ZURIGO-ROMA

Anche Roma, comunque, non è male … Specie in questa domenica mattina senza traffico e con un filo di vento fresco che profuma, appena, di fine estate.