domenica 10 agosto
MUNDGOD
La giornata è trascorsa tutta in viaggio, in un susseguirsi di sali e scendi dai diversi voli. Prima da Delhi a Mumbai e poi da Mumbai a Hubli. Da dove, con una macchina improbabile e con un autista che si ferma ogni 10 minuti per pulire il vetro (in assenza di tergicristallo) parto alla volta di Mundgod. Che arriva quasi all’improvviso, in un unico sprazzo di sole e in una calma pacificatrice. Calma ben diversa dal frastuono assordante dell’ultima visita a gennaio, in occasione degli insegnamenti del Dalai Lama.
Naturalmente non c’è traccia del PAP … Anche quest’anno bisognerà fare i salti mortali per bypassare i controlli della polizia locale? Ci penserò al momento opportuno. Per adesso mi godo le braccia dei miei amatissimi monaci, che mi corrono incontro, preceduti da Nyima e da Yeshi. Il quale, parlando come al solito il suo dialetto cinese, mi spiega tutto quello che è successo da gennaio. E io, come al solito capisco tutto quello che dice e gli rispondo in italiano. Certa che anche lui mi capisca nel dettaglio. E che parli la mia stessa lingua. Non solo quella dei gesti ma quella del cuore.
lunedì 11 agosto
MUNDGOD
Esperite tutte le pratiche burocratiche, insieme a Mr. Palsang vado a visitare la casa dove vivono un centinaio di anziani di Mundgod. Non ci sono parole che bastino a descrivere l’esperienza. E nemmeno le immagini potrebbero dare conto delle emozioni fortissime prodotte da questa visita. Quasi 100 persone, uomini e donne, in precarie condizioni di salute.
Mi è stato molto difficile fare delle foto. E le pochissime scattate, non solo per semplice imperizia, non riescono lontanamente a rendere l’idea. Nonostante i lavori di manutenzione (tra cui il rifacimento del tetto con nuove tegole al posto delle precedenti lastre di eternit) gli spazi non sembrano “adatti”. Sarà il disordine che regna sovrano, l’umidità onnipresente, la totale mancanza di privacy per gli ospiti. Con stanzette buie a 2-3 posti, tutte in circolo su un cortile interno. Triste, anche se ci crescono piante e fiori. I mobili sono tutti malandati, sia gli armadi di ferro arrugginiti, che i tavolinetti che completano il semplice arredo.
La giornata si conclude con la visita alla Pre Primary School dove il nuovo Leader del Camp 3 mi accoglie con una grande festa, pari a quella dei 60 bambini della piccola scuola. Io mi ricordo quasi di tutti loro. Anche se sono cresciuti e se ci sono nuovi arrivi. Non pensavo che anche loro si ricordassero di me e che fossero – davvero – cosi’ contenti di rivedermi!
martedì 12 agosto
MUNDGOD
Quest’anno i bambini sponsorizzati dall’Associazione arrivano direttamente al Monastero. Sono tanti, accompagnati dai familiari e tutti curiosi e impazienti. Tra questi la timidissima Tenzin Youtso, che non sorrideva mai … stavolta con lei c’e’ il padre, un omone grande e grosso che ride in continuazione e che mette allegria a tutti, figlia compresa!
mercoledì 13 agosto
MUNDGOD
Ho il permesso “speciale” di Jigme Gyaltsen di fare foto a raffica della classe dei piccolissimi che stanno facendo esercizio di scrittura nella lingua della loro terra. La maggior parte di loro viene dall’Arunachal Pradesh, alcuni dal Nepal e dal Bhutan. Stanno stretti stretti nei loro banchi e intingono, con grande impegno, i bastoncini di legno nell’inchiostro blu per il loro esercizio quotidiano. E per il quotidiano impegno a mantenere viva la memoria di quel prezioso linguaggio.
Visitando le classi superiori ho una gradita sorpresa. Gli studenti della classe VII (quella di Lek Khando) si trova, al momento, senza insegnante. Diventa così molto facile “rompere il ghiaccio” e, dopo alcune foto rituali, in cui tutti sono molto seriosi, cominciamo a parlare di Tibet … e cominciano a fioccare le domande., anche personali. Uno di loro, Kongpo Lobsang Yeshi, ad esempio mi chiede di spiegargli quali siano le mie emozioni ogni volta che mi trovo in India e quando sono stata in Tibet.
Poi, con un po’ di timidezza residua, mi mostrano delle pagine spillate e sgualcite. E’ il loro giornale e il nome “The Quest” mi sembra che rappresenti bene il senso dei loro desideri. Da lì in poi il passo è breve. Io, di solito, mi entusiasmo in fretta e, in più, c’è anche il loro di entusiasmo, che è contagioso. Decido, quindi, che farò in modo di dare una mano a che queste pagine – che al momento sono piene solo di contenuti scolastici e a carattere religioso – diventino, sul serio, uno spazio di ricerca. E che diventino la voce di questi giovani ragazzi, raccogliendo le informazioni sociali e politiche che riguardano il Tibet.
C’e’ solo un ostacolo, la connessione internet che non è disponibile e se la leadership vorrà dare il proprio consenso al progetto. Intanto faccio amicizia con il secondo leader della Scuola, collega di Geshe Jigme Gyaltsen, Geshe Tenzin. Vedremo domani …
giovedì 14 agosto
MUNDGOD
Oggi è la data fissata per l’inaugurazione del “pavement” nella Pre Primary School del Camp 3. Ad essere sincera non mi aspettavo davvero tanto! Tutti i bambini e tutte le maestre mi accolgono in due lunghe file che arrivano dalla strada fino all’ingresso delle classi. E di fronte a tutti ci sono due piccolissimi che indossano i vestiti “invernali” del Tibet, con tanto di cappelli di pelliccia! Poi, tra decine e decine di khata, addirittura il taglio del nastro, di fronte al cippo che porta la targa di marmo con i nomi dell’Aref e degli sponsor! E lo stesso cippo, coperto da una tendina, a vederlo nel contesto reale sembra anche carino ..
Devo ringraziare, innanzi tutto Kelsang Thupthen, un giovane e attivissimo tibetano che, non solo, funge da traduttore ma che mi aiuta a realizzare un progetto, con i bambini, che senza di lui sarebbe stato impossibile. Il progetto, come mostreranno le foto, prevede che i bambini, con l’aiuto dei loro insegnanti, colorino degli slogan: “We want “our” games”, “Free Tibet” e “Help us to play in “our” Country”. E che poi si dispongano, tenendosi per mano, a formare i cinque cerchi olimpici …
L’evento, preparato al momento, riesce benissimo, al di la’ delle aspettative. I bambini partecipano con attenzione inversamente proporzionale alla loro giovanissima età, cantano l’inno tibetano con tutta la voce che hanno e quando di fronte alla bandiera del Tibet gridano “Pod Gyalo!!” e “Free Tibet!!” sembra davvero che spunti un nuovo raggio di sole tra le nuvole scure di questa terra d’esilio.
Al termine i piccoli sono affamati e si passa al pasto. Molto frugale, lo stesso di tutti i giorni: riso bollito e lenticchie. A loro sembra, comunque, buonissimo e quello che avanza richiama altri piccoli ospiti …
Naturalmente il ringraziamento più grande va a tutti i 65 bambini. Che sono la voce e la speranza di un paese, il Tibet, così tenacemente oppresso e così duramente tormentato.
Di pomeriggio torno alla Scuola dei Monaci, come da programma e, con mia grande soddisfazione il leader della Scuola Geshe Tenzin, è d’accordo al progetto, che prevede, innanzi tutto, l’attivazione di una connessione internet. Quindi, insieme all’insegnante Ngodup c’è un nuovo incontro con i giovani monaci della classe VII per definire le strategie del nuovo Magazine, che sarà preparato con cadenza bimestrale. E che avrà lo stesso nome del numero già pubblicato: “The Quest”.
Ancora una volta, quindi, grazie! Al leader e all’insegnante. Ma soprattutto grazie a questi coraggiosi giovani monaci che hanno deciso di contribuire, a loro modo, al “Never Give Up” del Dalai Lama: Lobsang Shadup (Losel), Tenzin Ngodup, Tsawa Lobsang Yeshi, Tenzin Delek, Tenzin Dorjee, Tsering Paljor, Kelsang Tashi, Lobsang Thupten, Lobsang Dargay, Kongpo Lobsang Yeshi e Lek Khando (Nyima). A tutti loro il mio augurio più sincero che il loro sforzo abbia successo, allo stesso modo che la loro vita.
venerdì 15 agosto
MUNDGOD
Oggi è una giornata tranquilla. Non ci sono impegni “sociali” e persone da visitare. Faccio, insieme a Lek Khando, una pigra passeggiata fino al Camp 3 e vedo di nuovo, con grandissima felicità, Pema Wangdue che siede al suo piccolo posto di vendita. Incontrare questo arzillo vecchietto, ogni anno, per me è fonte di grande gioia e di grande speranza. Specie quando penso che lo scorso anno, alla sua veneranda età ha affrontato il viaggio fino a Delhi, per dare il suo contributo alla causa del Tibet, partecipando allo sciopero della fame!!!
sabato 16 agosto
Faccio quattro passi intorno al Monastero e incontro Mr. Tsering Wangdue, il Secretary del Gaden Jantse Administration Office. Io, distratta per come sono, non lo avrei mai riconosciuto se non avesse fermato lui la macchina per salutarmi festosamente. Mi invita a seguirlo al suo Ufficio per offrirmi un the e per farmi vedere una foto che “mi” riguarda. Infatti, proprio all’ingresso dell’Office, accanto alle news e alle foto di HHDL c’è quella della delegazione italiana, me compresa, insieme a Jetsun Pema e Gunther Cologna di AIT. La delegazione (in quanto sponsor) era stata ospite all’inaugurazione, da parte di HHDL, insieme a Jetsun Pema, nel mese di Gennaio scorso dell’Hostel del TVC.
domenica 17 agosto
MUNDGOD
Cena al Lubum Monastery, ospite di Gedun Gyatso …
lunedì 18 agosto
MUNDGOD
martedì 19 agosto
MUNDGOD
Nel tornare al Monastero sono attratta dai suoni consueti di una preghiera. La pujia, che si svolge al Para Kangtsen accanto al Gajang Gyalrong, è per me nuovissima. Si tratta di una Jen Sig, cioè una preghiera del Fuoco, condotta da Dara Kendhul, un giovanissimo Rimpoche.
La preghiera è dedicata alle anime che vivono ormai solo dell’odore del cibo e alle quali le numerosissime offerte vengono, quindi, dedicate gettandole tra le fiamme. Le offerte sono molte numerose e per ciascuna di essa c’è un complesso rituale.
Dara Kendhul esegue tutte le fasi del rito con grandissima concentrazione, di fronte a tutti i monaci del suo Monastero e aiutato da quattro di loro.
La puja dura molto a lungo. Gli aromi dei cibi si mischiano a quello dell’olio usato per aumentare la combustione. Presto le fiamme si sollevano, producendo un forte calore e il fumo avvolge tutti i presenti. Tanto che, nella seconda parte del rito compaiono, per il Lama officiante un bel paio di occhiali che gli consentono di procedere.
La parte delle cerimonia all’aperto termina dopo un paio d’ore, per proseguire, poi all’interno del Tempio.
La sera, dopo una nuova visita al Tibetan Officer, mi aspetta una lunghissima passeggiata intorno al Campo che ha il potere di ammorbidirmi i pensieri e di prepararmi alla partenza con uno spirito un po’ più tranquillo.
mercoledì 20 agosto
MUNDGOD
La preparazione dei bagagli, come al solito è frenetica. In quanto intercalata dalle numerose visite di tutte le persone che vogliono salutare, chiedere, offrire. Partire da qui non mi piace mai. Anche se alcune delle cose che avvengono mi scombinano un po’ i pensieri.
Il programma prevede una preghiera lunghissima in mio onore alle 11,30. Niente di speciale ma forse perchè sto andando via, mi sembra proprio bella.
Al termine, la parte più difficile. Il condividere con tutti la decisione di Nyima di lasciare il monastero. I due monaci anziani sembrano non aver ancora realizzato l’evento. I cinque monaci giovani si entusiasmano all’idea e al maestro non resta che sorridere forzatamente, mal celando l’imbarazzo per il mio aver reso pubblica e non piu’ ritrattabile una decisione che aveva ostacolato in ogni modo. Solo Nyima non sa dove guardare. Non ancora civile, non più monaco. Quel monaco che non si è mai sentito di essere davvero, ma che è stata, sinora la sua unica possibile identità e sicurezza. Io ho fatto tutto quello che ho potuto per sostenere i suoi desideri. Mi auguro che la scelta sia stata una scelta giusta davvero.
Poi i saluti e, oltre alla foto “rituale” di gruppo, tutti vogliamo fare anche una foto singola. Sarà che l’attaccamento occidentale, per questa volta, ha avuto la meglio su quello locale …
In macchina verso Hubli siamo, come al solito, un po’ troppo allegri. Ciascuno per le sue buone ragioni. Il maestro per riprendere il controllo della situazione. Nyima per nascondere la paura. Io il dispiacere e qualche incertezza. L’unico tranquillo e ingenuamente felice è un compagno di classe di Nyima che ha voluto per forza accompagnarmi. Dopo avermi fatto anche un regalo. Dice che il mio entusiasmo per la Rivista lo ha contagiato e che non aveva altro modo per dirmi grazie. Grazie a te Lobsang Yeshi! Dopo Yeshi Lungtok e dopo Nyima non ho mai conosciuto un monaco così ingenuamente affettuoso, ispirato e carino.
Dopo vari incidenti di percorso, riesco a partire per miracolo e alle 16,30 sono a Bangalore. Che non mi ispira per niente. Tranne per la preziosa presenza di Luigi che mi “accudisce” con grande affetto e disponibilità, aiutandomi a semplificare una lunga serie di incombenze.
Infine contatto in serata gli “Om Buds” e con Tenzin decidiamo di incontrarci domani mattina a Koranmangala insieme alla sua band, al Tibetan Youth Hostel.