Coronavirus, “l’altra pandemia”: quali sono i rischi psicologici?
Oltre il Coronavirus, ma come conseguenza di esso. Come abbiamo imparato a comprendere nel numero 10 della rivista THAIS, il nuovo virus ci ha messo di fronte (finalmente) a diverse sfide sociali per le quali servono soluzioni precise ed energiche, senza voltare le spalle dall’altra parte.
Uno dei temi coinvolti in questa singolare campagna della riscoperta dei valori è il rischio psicologico da pandemia, come depressione e ansia. Problematiche che, da quando è iniziato il ferreo lockdown, sono sensibilmente aumentate.
Coronavirus, Ordine degli psicologi: “Stress da pandemia”
La ricerca dell’Istituto Piepoli, commissionata dall’Ordine degli psicologici, ci aiuta a dare un primo quadro della situazione. Dall’inizio della quarantena, il 63% degli italiani soffre di una condizione tra insonnia, mal di testa, mal di stomaco, ansia, panico e depressione, definendosi “molto o abbastanza stressato”. Il 43%, invece, ha consapevolizzato di vivere in “un livello massimo di stress”.
Coronavirus e rischi psicologici, ricercatori: “Situazione mai vista prima”
“Suicide risk and prevention during the COVID-19 pandemic” è il titolo di un articolo pubblicato sull’autorevole rivista scientifica The Lancet Psychiatry che mostra quali fattori incidono nell’aumento dei disagi emotivi durante il nuovo Coronavirus. Alla ricerca hanno preso parte ben 42 esperti mondiali, che hanno inoltre formato la International COVID-19 Suicide Prevention Research Collaboration.
Il report sottolinea che vi sono 8 fattori psicologici, sociali ed economici legati alla pandemia che, per esempio, influiscono in maniera netta: malattie mentali; esperienze di crisi suicide; fattore economico; violenze domestiche; abuso di alcool; isolamento, solitudine, lutto; accesso alle cure; irresponsabilità dei media nel raccontare i fatti senza toni moderati.
“Questa è una situazione mai vista prima – hanno commentato gli esperti (Repubblica) -. La pandemia causerà stress e renderà molte persone vulnerabili. Le conseguenze per la salute mentale probabilmente resteranno per un tempo più lungo e avranno un picco più tardi rispetto all’attuale pandemia. Tuttavia la ricerca e l’esperienza delle strategie nazionali ci danno una base forte per la prevenzione. L’aumento dei suicidi non è inevitabile, a patto che si agisca subito”. Tutto ciò, inoltre, non riguarda solo chi soffre già di sofferenza psicologica precarie, ma può inficiare anche su chi non ha mai sviluppato sintomi.
Coronavirus in Italia: ecco il numero gratuito di supporto psicologico
In questo caso, l’Italia ha risposto presente. Da lunedì 27 aprile 2020, infatti, il Ministero della Salute e la Protezione Civile hanno attivato un numero gratuito di supporto psicologico: 800.833.833. Disponibile tutti i giorni dalle 8 alle 24, è raggiungibile anche dall’estero: 02.20228733.
Anche l’Ordine degli Psicologi del Lazio ha reso noti alcuni dei numeri da poter contattare gratuitamente per sostegno psicologico:
- Sipem Sos Lazio: 800.938.870;
- Psicologia per i Popoli: 351.7841411 (Martedì- Mercoledì e Giovedì dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 17:00);
- Psicologi Centro Alfredo Rampi: 800.68.50.25 (Psicologi Centro Alfredo Rampi).
Se stai invece cercando un professionista vicino la tua città o all’interno della tua regione, puoi trovarlo grazie a un pratico elenco promosso dall’Ordine degli Psicologi.
Coronavirus, un grido soffocato: “Questa quarantena ci mancherà”
Negli ultimi giorni, i social network sono il megafono per diverse testimonianze di persone che stanno esprimendo tristezza all’idea di abbandonare la quarantena. Non un grido d’allarme, ma più una sottotraccia psicologica che sottolinea la paura di molti di non riuscire a tornare alla vita di prima.Secondo alcuni psicologici, per acquisire una nuova routine necessitiamo in media di 21 giorni. Noi, ormai, siamo in lockdown da quasi due mesi. Per alcuni, questa situazione produrrà un leggero scombussolamento. Su altri, però, la situazione potrebbe diventare grave.
Lo sa bene Federico Ambrosetti, psicologo e psicoterapeuta che, in un’intervista a Mashable Italia, descrive lo scenario attuale: “Se per molti questo significa gestire, con difficoltà, la ‘mancanza’ di qualcosa o l’accettazione di convivenze forzate e prolungate, per alcuni la quarantena può rappresentare, paradossalmente, una condizione capace di favorire uno stato di equilibrio mentale“.
Un equilibrio mentale divenuto routine quotidiana, “fatta di gesti, azioni, movimenti che, proprio perché ripetuti in maniera costante nei giorni, hanno assunto una funzione ‘rassicurante'”, da comfort zone. Spezzarlo bruscamente, per alcuni, potrebbe causare gravi incertezze alla base dello stesso equilibrio mentale.
Coronavirus, l’importanza del Sostegno a Distanza
In questo contesto, dove nessuno è escluso dal poter essere vittima dei ‘demoni mentali’, l’efficacia delle misure da parte dei professionisti del settore sono imprescindibili. Importante, inoltre, è l’apporto da parte delle iniziative solidali, che ancora una volta risultano essenziali per aiutare il prossimo.
Ad esempio, da diversi anni, Aref International Onlus ha attivato il Sostengo a Distanza (SAD) per aiutare le persone che si trovano in difficoltà economiche, politiche e sociali. Non una semplice donazione, ma la realizzazione di un rapporto umano di tipo paritario. Perché, oggi, siamo tutti chiamati a giocare la nostra partita contro gli effetti negativi del nuovo Coronavirus.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante