Coronavirus, le infermiere tibetane raccontano il proprio lavoro a New York
Sono tra le 400 e le 500 le infermiere tibetane che stanno lavorando a New York contro il nuovo Coronavirus. E lo fanno in situazioni precarie, anche per la propria salute. Il quadro preciso ci arriva proprio da alcune infermiere che hanno deciso di raccontarsi a Phayul.
Le infermiere tibetane contro il Coronavirus: “Alcune di noi in autoquarantena”
Le storie partono dall’ospedale di Bellevue e dall’ospedale Elmhurst, luoghi in cui non solo è registrata la maggior parte dei casi legati al Coronavirus, ma dove troviamo una delle più ampie comunità tibetane locali.
Tra le testimonianze raccolte, abbiamo quella di Dorjee, impegnata al pronto soccorso di Long Island Jewish Medical Center, da cui denuncia infermiere tibetane forse positive al COVID-19: presentano sintomi, ma non hanno ricevuto i test necessari. “Non ho i numeri esatti – spiega -, ma ci sono almeno 15-20 infermiere”. Tra questi, “alcune si sono automesse in quarantena dopo l’esposizione a pazienti infetti dal virus. È possibile che ci possano essere più casi di così”.
Emergenza mascherina anche a New York
Un’altra infermiera tibetana che lavora in uno degli ospedali di New York (voluta restare anonima) ha denunciato un’altra circostanza in bilico: il collasso delle mascherine per Coronavirus. “Alcune di noi stanno accumulando le maschere N-95 usate perché man mano che le cose vanno, nei prossimi giorni potremmo non riceverne nemmeno una al giorno”, ha commentato.
“Temiamo di mettere a rischio le nostre famiglie”
E, infine, c’è l’aspetto mentale, che può generare stress e ansia. Soprattutto quando sei costretto a restare lontano dalla tua famiglia senza creare allarmismi.
“Ci sono molte infermiere che stanno fuori dalle loro case negli hotel senza dire alle loro famiglie le loro condizioni di salute. Temiamo di poter portare a casa il virus e mettere a rischio le nostre famiglie. Ci sono persone che non vedono le loro famiglie da una settimana”. Le parole sono di Tenzin Bhakto, infermiera tibetana al Bellevue Hospital di New York.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante