Coronavirus India, perché il numero dei morti è salito vertiginosamente?
Nelle ultime ore, la situazione del Coronavirus in India sembra diventata particolarmente complessa. I recenti dati diffusi sui decessi da COVID-19, infatti, raccontano di un’improvvisa impennata, in un contesto dove già da qualche tempo si è gridato alla non veridicità completa delle statistiche. Cosa sta succedendo?
Coronavirus in India: cosa sappiamo sull’incremento dei decessi?
Secondo i dati diffusi dal South China Morning Post (19 giugno 2020), nell’ultima settimana risultano esserci il 25% in più di vittime da Coronavirus in India. Un dato che fa particolarmente scalpore, in quanto si tratta di un incremento abbastanza complesso da spiegare.
Al centro delle polemiche riguardo all’improvviso picco statistico ci sono le accuse rivolte alle autorità locali di sottostimare i dati. Problematiche che, bene o male, riguardano tutti i Paesi nel mondo: come si fa a quantificare e motivare se un paziente è deceduto a causa del Coronavirus?
Coronavirus in India: come sono valutati i decessi?
A causa del vertiginoso aumento, in molti prevedono che nei prossimi giorni la percentuale continuerà ad alzarsi. Secondo alcuni perché, in passato, qualcuno non è stato preciso nella condivisione delle informazioni.
Ad esempio, lo scorso maggio, Murad Banaji, un disease modelling expert del Middlesex University of London, ha spiegato che lo stato indiano del Maharashtra ha mostrato molta lentezza nel confermare il numero totale delle vittime da COVID-19. Il motivo? Il cambio del metodo di valutazione per i decessi, appunto. A oggi, il Maharashtra ha annunciato che l’attuale bilancio dei morti è di 5.751, mentre Banaji parla addirittura di 10 mila decessi (South China Morning Post).
Si tratta di un contesto che non riguarda solo il Maharashtra, ma inficia anche nei governi regionali di Delhi, del Bengala Occidentale e del Tamil Nadu, accusati da oppositori politici ed esperti indipendenti di “aver nascosto il numero delle morti inavvertitamente o deliberatamente per ridurre il panico diffuso” (South China Morning Post). Per dovere di cronaca, comunque, è giusto sottolineare che al momento non esistono ricerche scientifiche comprovate che possano dare il numero effettivo dei decessi da Coronavirus in India.
“Competizione tra gli Stati per chi ha meno vittime”
Siamo di fronte a un’incertezza abbastanza comune negli Stati, ma che in India viene alimentata da diversi fronti. Alcuni, ad esempio, parlano di casi di decessi avvenute nelle ambulanze non registrati. Altri, invece, specificano che solo il 70% dei decessi in India è registrato presso i governi statali, e il 22% dal punto di vista medico.
A complicare ulteriormente la questione è uno scenario ‘politico-amministrativo’ abbastanza grottesco, che vedrebbe gli Stati indiani in competizione tra loro per avere la percentuale più bassa delle vittime. “Vogliono segnare punti non contro il virus, ma l’uno contro l’altro”, ha spiegato Yogash Jain, capo della ONG Jan Swasthya Sahyog (South China Morning Post).
Il dibattito non è dell’ultimo pelo, ma è ormai da un mese che si porta dietro fiumi di parole inascoltate. Intorno alla metà di maggio, la CEO di Omincurius Savitha Kuttan aveva segnalato che, mentre si prefiguravano le prime avvisaglie di allenamento della quarantena, “sono emerse nuove preoccupazioni su un possibile riemergere del Coronavirus” (Central Tibetan Administration).
Oltretutto, gli avvertimenti non nascevano a caso, in quanto nei luoghi dove prima il virus sembrava contenuto stavano registrando nuove ondate di contagi. “Dobbiamo intensificare i nostri test – ha detto Kuttan -, la tracciabilità dei controlli e le misure di contenimento”.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante