Coronavirus, “la Cina ha ritardato la diffusione delle informazioni”: cosa sappiamo?
Nelle ultime settimane diverse notizie in Italia hanno rilanciato affermazioni secondo cui la Cina avrebbe ritardato la diffusione delle informazioni sul nuovo Coronavirus a partire dallo scoppio della pandemia a Wuhan. In questo articolo, cercheremo di capire cosa sappiamo.
Coronavirus, Cina e le informazioni nascoste: le inchieste dell’Associated Press
Al centro del dibattito che vede protagonisti Coronavirus e Cina c’è l’Associated Press. La testata giornalistica estera, infatti, ha diffuso due inchieste con le quali sottolinea quanto il governo di Xi Jinping abbia avuto un ruolo centrale nell’arginare la diffusione delle preziose informazioni sul nuovo virus.
Una prima stoccata è arrivata lo scorso 17 aprile. In quell’occasione, l’AP rese noto che, dal 14 al 19 gennaio 2020, la Cina avrebbe nascosto la potenziale epidemia che già circolava nella città di Wuhan. Basti pensare poi che il 20 gennaio 2020 lo stesso Xi Jinping avvertì la nazione del pericolo, ma già da allora (secondo i dati di una ricerca pubblicata su CCDC Weekly) le persone infette erano 3 mila.
A complicare lo scenario ci sono anche alcune dichiarazioni degli esperti, i quali condividono che, se non ci fosse stata l’attesa di quei 6 giorni, si sarebbe potuto evitare il collasso del sistema medico di Wuhan. Altri, inoltre, imputano tale scenario al noto e ferreo controllo della Cina sulla circolazione delle informazioni (anche se il governo ha sempre negato di aver soppresso qualsiasi dato o statistica rilevante).
Coronavirus: nascoste anche la comunicazione sul genoma
Recentemente, il quadro ha assunto toni ancora più inquietanti con la seconda inchiesta a firma Associated Press. La testata torna a parlare della Cina, specificando come, secondo alcune registrazioni, il governo locale abbia ritardato nella diffusione di altre preziose informazioni.
In particolare, la Cina avrebbe celato ciò che sapeva sul genoma del nuovo virus per ben 7 giorni, nonostante già 3 diversi laboratori governativi ne avessero individuato le caratteristiche. Inoltre, per 2 settimane, il governo di Xi Jinping non avrebbe divulgato notizie su pazienti e casi locali.
Il ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella vicenda
La querelle mediatica fatta emergere dall’AP non riguarda solo la Cina, ma anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le registrazioni in mano alla testata, infatti, replicherebbero anche alcune riunioni interne organizzate dall’Agenzia delle Nazioni Unite e raccontano di una OMS a due fasi.
Inizialmente, infatti, l’Agenzia sarebbe stata molto permissiva con la Cina per ottenere maggiori informazioni sul nuovo virus. Dopo di che, a pazienza persa, avrebbe calcato la mano, anche perché già dal 6 gennaio scorso l’OMS lamentava di non aver ricevuto abbastanza notizie dal paese asiatico per valutare il rischio del Coronavirus.
Anche in questo contesto, le accuse riguardano il rigido controllo delle informazioni da parte del governo locale, che sono state rispedite al mittente dallo stesso Xi Jinping, il quale ha dichiarato di aver comunicato dati e statistiche tempestivamente.
Siamo di fronte a uno dei primi capitoli che ci aiuteranno a sciogliere i dubbi su come ha fatto il nuovo Coronavirus a diffondersi così agilmente in tutto il mondo. A fine pandemia, bisognerà raccogliere i pezzi e ricomporre il puzzle.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante