Arrestati più di 1000 manifestanti tibetani
Venerdì 23 febbraio la polizia Cinese ha arrestato più di 1000 Tibetani, monaci e laici, nella provincia di Sichuan. Questi stavano manifestando contro la costruzione di una diga che distruggerebbe sei monasteri e 2 villaggi. Ai detenuti è stato detto di portare ciascuno il proprio tsampa, alimento base tibetano che permette di sopravvivere per lunghi periodi. “La richiesta di portare il proprio tsampa e la propria biancheria è segnale che non saranno rilasciati presto” ha detto una delle fonti.
Giovedì 22 febbraio le autorità cinesi hanno inviato forze speciali nella regione di Kardze per arrestare più di 100 tibetani tra residenti laici e monaci dei monasteri di Wonto e Yena. Molti di loro, picchiati e feriti, sono poi stati portati all’ospedale della Contea di Dege. Venendo a sapere di questo arresto di massa, diversi tibetani originari dell’Upper Wonto si sono presentati ai centri di detenzione per chiedere il rilascio dei detenuti. Anche loro sono stati arrestati.
L’ambasciata cinese a Washington ha commentato con un’unica frase: ”La Cina difende gli interessi e i diritti legittimi del popolo cinese conformemente alla legge”.
La diga di Gangtuo
Dal 14 febbraio la popolazione locale stava protestando per fermare la costruzione della centrale idroelettrica di Gangtuo. Il 15 febbraio almeno 300 tibetani si sono riuniti davanti al Municipio della Contea di Dege per richiedere l’interruzione dei lavori della diga, parte di un enorme complesso idroelettrico a 13 livelli sul fiume Drichu (Jinsha in cinese) che si prevede raggiungerà la capacità di 13,920 megawatt. La costruzione di questo impianto comporta la distruzione di due villaggi (Upper Wonto e Shipa) e di 6 monasteri della zona: Yena, Wonto, Khardo, Rabten, Gonsar e Tashi.
il giorno di Chotrul Duchen, o Giorno dei Miracoli, commemorato il 24 febbraio, il monastero di Wonto era deserto. Ha riferito una delle fonti: “In passato i monaci del monastero di Wonto dirigevano grandi raduni di preghiera e svolgevano tutte le attività tradizionali. Questa volta i monasteri sono vuoti e silenziosi. È triste vedere monasteri di rilevanza storica pronti a essere demoliti. La situazione è la stessa per il monastero di Yena”.
La Comunità Internazionale
Nel corso della scorsa settimana, i tibetani in tutto il mondo hanno manifestato davanti alle ambasciate cinesi, tra cui quella di New York e quella svizzera. Ha detto Kai Müller, dell’ICT: “Gli avvenimenti in Dege sono un esempio delle politiche distruttive di Pechino in Tibet. Il regime cinese calpesta i diritti dei tibetani e distrugge irrimediabilmente e senza farsi scrupoli i loro preziosi beni culturali”. E ha aggiunto: “Le infrastrutture e i progetti di sviluppo di Pechino sono una minaccia non solo per i tibetani, ma anche per la sicurezza regionale, in particolar modo per quanto riguarda le forniture di acqua ai paesi dell’Asia coinvolti”.
Human Rights Watch sta monitorando la situazione, ma ottenere informazioni dai territori tibetani è estremamente difficile. “Chi diffonde informazioni e video all’esterno dovrà affrontare detenzione e tortura. Persino telefonare a familiari espatriati è un motivo per essere arrestati.”
Qui l’articolo completo pubblicato da Radio Free Asia il 22 febbraio 2024.