Pechino 2022: il 23 giugno c’è il Global Day of Action per il boicottaggio

Pechino 2022: il 23 giugno c’è il Global Day of Action per il boicottaggio

Un Global Day of Action che riguarderà circa 50 città in tutto il mondo (dalla Nuova Zelanda all’Argentina, dal Giappone al Canada, dall’Australia alla Svezia, passando anche per Roma), al fine di chiedere il boicottaggio delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Pechino 2022.

L’obiettivo? Ricordare alla comunità internazionale che, negli ultimi anni, la Cina si è fatta conoscere per numerose violazione dei diritti umani, e su più fronti: dal Tibet a Hong Kong, dalla Mongolia a Taiwan, ai giornalisti. Boicottare i Giochi di Pechino 2022, secondo gli organizzatori del Global Day of Action, sarebbe una segnale importante per non legittimare questi abusi.

Global Day of Action: si va al CONI (Roma) per chiedere di non partecipare a Pechino 2022

Dopo USA, Norvegia e Canada, adesso tocca anche all’Italia affrontare l’argomento. Di fatto domani, mercoledì 23 giugno 2021, una delegazione di favorevoli al “No Beijing 2022″, formata da Aref International Onlus, Associazione Italia-Tibet, the Heritage of Tibet, Comunità Tibetana in Italia e Associazione Donne Tibetane in Italia, insieme ad altre Associazioni adrenti e firmatarie della petizione, andrà al CONI per consegnare una dichiarazione congiunta ai rappresentanti del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.

Lo scopo non è solo la richiesta di ritiro degli Azzurri dalla competizione olimpica, ma anche informare dettagliatamente gli atleti su quanto sta accadendo all’interno del Paese asiatico. Aref International Onlus realizzerà un reportage dell’evento, che sarà reso disponibile nei prossimi giorni.

Come sottolinea il sito ufficiale del boicottaggio di Pechino 2022, i motivi precisi per cui i prossimi Giochi invernali non dovrebbero tenersi in Cina sono i seguenti:

  • Almeno 2 milioni di musulmani uiguri, kazaki e uzbeki sono detenuti in “campi di rieducazione” sottoposti a torture sistematiche, stupri e rieducazione politica.
  • Il Tibet occupato illegalmente è indicato come il peggior posto al mondo per i diritti, insieme alla Siria.
  • A Hong Kong, il governo cinese ha implementato un draconiano disegno di legge sulla sicurezza nazionale che criminalizza efficacemente le proteste e riduce i diritti umani rimanenti .
  • Le proteste dei mongoli del sud, i cui diritti, lingua e cultura vengono sradicati e repressi con la forza.
  • Detenzione e scomparsa di innumerevoli avvocati, femministe e attiviste cinesi.
  • L’intimidazione e il bullismo geopolitico di Taiwan e l’aggressione e l’espansione oltre confine – nel Mar Cinese Meridionale e nel confine India-Tibet – rappresentano una chiara minaccia alla sicurezza regionale e globale.

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Articolo di Angelo Andrea Vegliante