2019/03 – AREF International in India

2019/03 – AREF International in India

dal 03 marzo al 13 marzo 2019

AREF INTERNATIONAL realizza la propria attività di:

Cooperazione internazionale

a sostegno dei Rifugiati politici provenienti dal Tibet


di Marilia Bellaterra

Come ogni anno l’Associazione compie il periodico viaggio di verifica delle proprie attività, realizzate a favore dei rifugiati politici Tibetani che vivono in India. Quest’anno l’Associazione sarà rappresentata dal Presidente (Marilia Bellaterra). E per questa occasione l’intervento sarà svolto in una unica tappa: in India del Nord, a Dharamsala dove l’Associazione lavora avendo come propri referenti locali: l’Ufficio del Dalai Lama, il Department of Education (DOE), il Department of Home, il Tibetan Children Village (TCV) e la Jampaling Elders’ Home, dove è in corso un progetto “LO SPAZIO DELLE MEMORIE” che prevede di attuare un collegamento tra gli ospiti della casa e un pari numero di ragazzi del TCV, al fine di preservare le “memorie” di un Tibet Libero e di realizzare uno spazio museale, con foto, video, oggetti e immagini, visitabile da parte del pubblico e punto di riferimento per gli ospiti stessi.

L’Associazione sarà rappresentata dal presidente Marilia Bellaterra e dalla giovane e attiva volontaria Caterina Berliri.

Segue l’itinerario del viaggio


3 marzo  domenica e 4 marzo lunedì
img_e2383Il volo Roma-Delhi è comodo, in quanto diretto. Peccato che riesca a partire solo in serata, in ritardo di ben otto ore, per i noti problemi con il Pakistan … Perciò, all’arrivo non possiamo far altro che constatare la mancanza di qualsiasi volo ancora disponibile, sia per Gaggal che per altre possibili destinazioni. Non ci resta dunque altra opzione, per non perdere uno dei pochi preziosi giorni programmati, che prendere in serata un … pulman, per Dharamsala e affrontare le 11 ore di via crucis.Ne costituiscono cornice l’ascolto a volume da discoteca delle Hits musicali e dei film Bolliwood style, tutte le luci accese all’improvviso e senza una ragione apparente nel corso della notte e la reclinabilità (?) delle poltrone … Chi conosce la mia avversione al mezzo può capire. Ma chi non conosce il “mezzo” indiano, anche se governativo e di classe così detta de luxe (?) non può capire affatto.

5 marzo  martedì
Arriviamo all’alba. Per fortuna senza nessun incidente di percorso e, soprattutto, senza alcuna traccia di neve, o di pioggia come paventato. Ci prendiamo un po’ di tempo per riordinare le idee e poi esploriamo pigramente McLeod Ganj. Fa molto freddo, il che rende piacevole muoversi mentre qualche spicchio di sole regala alle cose una saturazione cromatica particolare. Rivedo, sempre con lo stesso piacere, i luoghi che ormai conosco a memoria: il Namgyal Temple (dove è in corso il rituale “debate” tra monaci), il Kalachakra Temple e il Museo del Tibet. E rivedo, con altrettanto piacere, gli amici di sempre, ancora più preziosi stavolta per il disbrigo delle infinite pratiche necessarie alla nostra permanenza. Non ultima la ricezione del numero 10 della Rivista “The Quest” che, incredibile ma vero, è arrivato a destinazione, in tempo, dall’india del Sud … . Vedo anche, con piacere aggiuntivo le tante locandine che tappezzano le strade, in attesa del 10 Marzo … restano le solite bizzarrie, ogni ano diverse o forse sempre le stesse ma sfuggite all’attenzione: al Coffee Talk improbabili krapfen, una torta alla banana e caffè dal nome conseguente (“banoffe“), alberelli ancora con addobbi natalizi, scimmiette curiose che sembrano aumentare di numero e dimensioni, grovigli di cavi elettrici che sembrano biciclette e tramonti fuori misura. Mi piace che, ovunque, si affacci tenace lo zaino che porta con se i miei oggetti indispensabili, in primis i desideri …


6 marzo – mercoledì
_dsc7337-kkDedico la giornata al disbrigo delle diverse incombenze istituzionali e amministrative. Innanzi tutto l’incontro con il Kalon (Ministro) del Department of Religion and Culture, il Ven. Karma Gelek Youtok, nel suo Ufficio al terzo piano della nuova costruzione, ormai quasi terminata, di fronte alla Library (che sarà anche sede del nuovo Museo del Tibet). Ci eravamo conosciuti già molti anni fa quando era al Department of Education e poi ci eravamo un po’ persi di vista. Ritrovarci è stato un piacere reciproco e l’occasione per un confronto sulla attuale situazione tibetana e sul ruolo di S.S. il Dalai Lama, già al suo 84 compleanno. Segue una visita al Department of Information and International Relations (DIIR) per il rilascio della consueta press card. E un piacevolissimo incontro, al Delek Hospital, con il Direttore amministrativo Dawa Punky. In serata una necessaria visita alla sede del Democratic Party e a quella di Students for a Free Tibet, per mettere a punto i dettagli di utilizzo della bandiera del Tibet che ha viaggiato con me dall’Italia. Con qualche difficoltà visto il peso (4 kg.) e le dimensioni (6 mt. x 4 mt.) … Non sarà possibile tenerla durante la marcia. Ma sono sicura che troveremo il modo di utilizzarla al meglio. Anche grazie a Tashi Lamsang, Segretario generale e, soprattutto a Tenzin Tsundue che, pur impegnato a Delhi per gli eventi locali del 10 Marzo, ha trovato la maniera di far sentire la sua presenza, operativa e affettiva, come in ogni occasione.


7 marzo  giovedì
La_dsc7344-k-w giornata inizia con l’incontro, al Department of Education (DOE) con il Kalon (Ministro) Mrs. Pema Yangchen. Incontro molto lungo e piacevolissimo, sia per ragioni professionali che relazionali. Connesse a una serie di “risonanze” sulle storie personali e delle nostre famiglie, oltre che alla sua grande professionalità e competenza.
Nel pomeriggio c’è stato un incontro, altrettanto gradevole, al Tibetan Children Village (TCV), con il Direttore Mr. Tsultrim Dorjee e con gli studenti che saranno coinvolti, quest’anno, nel progetto “Lo Spazio delle Memorie”
In serata una nuova visita alla sede di Students for a Free Tibet. Secondo me abbiamo trovato una soluzione davvero speciale, che mi fa sentire soddisfatta per la scelta, un po’ curioso, di aver trasportato un “oggetto” così importante. E non solo per dimensioni …

8 marzo – venerdì
Dopo il disbrigo delle ultime incombenze amministrative, inizia la prima giornata al Jampaling Elders’ Home. Con la presenza rassicurante di Rigden, video operatore ufficiale del DIIR. In questo primo incontro sono coinvolti 7 anziani e 10 studenti. Occupiamo la prima mezz’ora, in attesa del loro arrivo, facendo amicizia con questi ospiti speciali, ultimi testimoni viventi di un Tibet libero. E spieghiamo loro il significato del nostro progetto e il senso di voler favorire uno scambio delle “memorie”, perché possano essere un testimone per le nuove generazioni. Gli studenti del Tibetan Children Village frequentano la classe IX, questo, per scelta condivisa con il Direttore, per favorire la possibilità di una prosecuzione del loro impegno anche nei tre anni successivi, termine del loro percorso scolastico nel TCV. In aggiunta alle spiegazioni, sulla natura del progetto, già fornite loro in occasione dell’incontro al TCV, viene dato a ciascuno un foglio guida da compilare con tutte le notizie che verranno accolte nel corso di questa “intervista”. Che alcuni studenti effettueranno singolarmente e altri in coppie. Tutti sembrano un po’ sorpresi dal compito e iniziano con una punta di imbarazzo. Che sarebbe davvero insolita nei “nostri” adolescenti. Ma dopo pochi minuti il clima si illumina e tutti sembrano trarre grande benessere da questa esperienza. Gli anziani per l’opportunità di “trasmettere” una testimonianza e i giovani per quella di ascoltare dalla viva voce delle persone direttamente coinvolte storie tragiche di un passato pieno di perdite e di dolore. Ma anche per l’opportunità di toccare con mano cosa significa la resilienza di chi, dopo 60 anni di occupazione, crede ancora fermamente nelle opportunità che può offrire il futuro. Come se i messaggi tessuti con fatica inesausta dal popolo Tibetano, attraverso la condivisione della propria storia, avessero la potenzialità di produrre davvero il risultato atteso. Quello, cioè, di formare nuove generazioni capaci di non dimenticare e di uniformare le proprie azioni future al proprio pensiero e alle proprie azioni.


9 marzo sabato
Oggi la giornata è dedicata a una pausa di riflessione, agli ultimi preparativi per gli eventi del 60° Tibetan Uprising Day di domani. E per una visita molto gradita: al NingTob Ling per incontrare, dopo qualche tempo, Nawag Lhamo, inossidabile e determinata Direttrice della struttura.


10 marzo – domenica
La giornata inizia con le cerimonia al Namgyal Temple (Tsuglakhang) in occasione del 60° National Uprising Day. C’è la solita folla variopinta e variegata. Anziani, donne, giovani, bambini. Tutti con gli stessi occhi e con le stesse bandiere. Il tempo, ormai 60 ani, non sembra aver incrinato la loro determinazione o il loro spirito. Ma al di sotto di quegli sguardi, affiora un calo legittimo di fiducia che qualche azione interna o esterna possa far invertire la rotta. Segnata, comunque, anche per il resto del mondo. Alla cerimonia erano presenti il Kashag della Central Tibetan Administration, leader di 11 Nazioni, 10 parlamentari e 60 intellettuali cinesi da Taiwan. Il Primo Ministro dr. Lobsang Sangay, nel suo discorso, ha dichiarato l’anno 2019 come “Year fo Commitment” riferendosi all’impegno a che possa aver termine l’oppressione i Tibet, per tutti la prosecuzione della contro l’impunità e per il popolo Tibetano la lotta per la giustizia. Sono stati presenti tra gli ospiti: Sua Eccellenza Seretse Khama Ian Khama, già presidente del Botsawa; Pema Jungney, parlamentare tibetano; Thomas Mann, membro del Parlamento Europeo e Presidente del Tibet Interest Group; Hon Shri Shanta Kumar, già Chief Minister del Himachal Pradesh; Michael Brand, membro del German Bundestag; Lucia Duris Nicholsonova, Deputy Chairman del Slovak National Council; Garnett Genuis, membro del Parlamento di Alberta in rappresentanza del Conservative Party of Canada; Antonella Incerti, membro del Parlamento italiano; Mei Nu Yu, membro del Parlamento, Democratic Progressive Party, Taiwan; Yang Jianli, Citizen Power Initiatives per la China; Sandy Kalyan, membro del Parlamento, Democratic Alliance, South Africa; Alberto de Belaunde, membro del Parlamento, Liberal Party, Peru. Ai discorsi degli ospiti hanno fatto seguito diverse danze e performances musicali nel segno della tradizione.

Naturalmente la parte più emozionante della giornata è stata la Marcia che, al termine della cerimonia partendo dal Namgyal Temple si è snodata lungo la strada per Lower Dharamsala. La marcia è stata organizzata da: Tibetan Youth Congress; Associazione delle Donne Tibetane; Gu Chu Sum; Democratic Party; Students for a Free Tibet. E si è svolta in contemporanea con analoghi eventi anche per i due giorni successivi a Delhi (il 10: Rally da Rajghat a Ram leila Maidan; l’11: Marcia da Khan Market alla sede delle NU; il 12: altri eventi). Alla marcia ha partecipato una folla immensa di Tibetani. Uomini, donne, monaci, anziani. Ma soprattutto giovani e, molto di più che in anni precedenti, bambini … Tutti molto seri e coinvolti, a dispetto della loro età, nell’impegno trasmesso dai propri genitori. Anche quest’anno ho avuto il privilegio di partecipare alla marcia da una delle jeep di Students for a Free Tibet. E, inoltre, anche di guidare, da straniera e “non Tibetana”, lungo il percorso, insieme a Caterina Berliri, gli slogan di protesta. Al termine tutta la folla si è radunata in un grande spiazzo dove hanno avuto luogo interventi dal palco e perfomances musicali degli studenti del TCV. E’ stato un piacere e un onore che, per tutto il corso degli eventi, sia stata “protagonista”, di fronte al palco, la grande bandiera tibetana che, con qualche difficoltà avevo portato fin dall’Italia … Il tempo, fino a ieri incerto, ci ha regalato per tutta la durata della marcia, un sole imprevisto e una temperatura estiva che mi è sembrata di ottimo auspicio. Solo al termine si è alzato un po’ di vento. Che ha reso ancora più emozionante una triplice sorpresa finale: la discesa con il parapendio della bandiera indiana, di una grande striscione dai toni significativi (10 March. China Free Tibet Now) e di una bellissima bandiera del Tibet. Ogni volta questa Marcia è una nuova esperienza. Ogni anno una nuova emozione … Resta invariato l’impegno, ormai ventennale, alla causa del Tibet!


11 marzo – lunedì
Oggi è la seconda giornata al Jampaling Elders’ Home. Lo spazio, nella sala di preghiera, è ampio e poco illuminato. Penso che il video non sarà all’altezza, le foto anche e un po’ mi dispiace. Ma quando arrivano gli anziani ospiti il loro sguardo e i loro sorrisi accendono mille luci e trasformano tutti i colori. Penso a quando erano giovani, come i ragazzi che stanno per incontrare. E mi sembra di sentire, come un brivido gelato, il dolore di tutte quelle speranze archiviate, di quelle perdite senza restituzione, di tutti quei desideri inevasi. Io non saprei sorridere ancora. Dopo 60 anni. E come ogni volta, in circostanze analoghe, mi domando cosa renda possibile sopportare tanto e rialzarsi sempre, dopo ogni inimmaginabile offesa. Loro ne sono stati capaci. E ancora oggi sono qui per trasmettere la loro esperienza a chi pensano possa accoglierla con rispetto e possa utilizzarla per sé, trasmetterla alle generazioni che verranno e rendere il futuro capace di trasformazioni migliorative, degne di questo nome … Per questo, quando i ragazzi arrivano, disordinati, timidi e confusi mi sembra di cambiare scenario. E, forse, non è un caso se i loro report saranno tecnicamente meno esaustivi dei precedenti. Mentre il clima che si crea nel buio della grande sala si riempie, piano piano, di tante vibrazioni. Dando origine a qualcosa di insolito dove la distanza e il rispetto si trasformato in vicinanza e affetto. E le mani dei ragazzi si staccano dalle penne e dagli appunti per condividere abbracci, lacrime e sorrisi. Come se quegli anziani fossero davvero i propri “nonni”, punti di riferimento affettivi e testimoni indimenticabili per nuove storie da raccontare, condividendo con i propri interlocutori futuri analoghe emozioni. Mi ha davvero colpito come la timidezza e reverenza iniziale, con pochi stimoli forniti, con il contesto adatto e con un tempo davvero molto breve, si sia trasformata in un’occasione di incontro così emotivamente coinvolgente per tutti, una vera e propria relazione. Come testimoniano, oltre ad alcune immagini, anche i biglietti (scritti in inglese e in tibetano) che i ragazzi hanno lasciato in dono ai loro nuovi “amici speciali”.
Al termine del pomeriggio una visita e un grazie a Tsultrim Dorjee, Direttore del TCV che, con la sua disponibilità, con la sua flessibilità e con la sua carica di energia positiva, ha reso possibili queste due giornate. In cui 19 ragazzi e 13 anziani hanno messo in comune le proprie emozioni regalando a tutti noi un’esperienza davvero unica e speciale.
La giornata non poteva concludersi meglio. Una cena davvero “nutriente”, con Dicky e Sherab, cui va tutto il mio profondo affetto e tutta la mia gratitudine per essermi amici. Veri. A dispetto del tempo e della distanza.


12 marzo – martedì
Partenza in auto da Dharamsala, lungo una strada che rapidamente abbandona le montagne innevate per snodarsi, piatta e a livello, fino ad Amritsar, dove arriviamo nel primo pomeriggio.
Anche qui devo constatare che nonostante gli anni siano ormai tanti, quasi 20, che l’India mi attira nei suoi innumerevoli percorsi e itinerari, ogni volta è l’occasione per nuove esperienze, pur negli stessi luoghi. Questa volta è un albergo insolito, il “Paradise” che di tale ha solo il nome … O, la visita, per l’ennesima volta al Golden Temple, dove è tangibile la cura particolare di chi crede non solo nelle divinità ma in tutti i loro simboli, riti e rappresentazioni.
O ancora, la visita al Jalianwalla Bagh, nel cuore della città di Amritsar. Dove il 13 aprile migliaia di indiani si radunarono in occasione della festività Sikh di Baisakhi per l’arrivo della primavera. Il raduno sfidava l’articolo della legge marziale che proibiva le riunioni di cinque o più persone in città. Il luogo del ritrovo era un parco circondato su tutti i lati da mura di mattoni e con una sola stretta apertura per l’accesso e l’uscita. Le truppe inglesi e i gurkha marciarono sino al parco guidati dal colonnello e veterano della prima guerra mondiale Reginald Dyer che, senza sparare alcun colpo di avvertimento affinché la folla inerme si disperdesse, ordinò ai suoi uomini di aprire il fuoco. Dato che non esistevano nel parco altre uscite oltre a quella già ingombrata dai soldati, la gente tentò disperatamente di scappare arrampicandosi sui muri e alcuni si gettarono in un pozzo per sfuggire ai proiettili. Furono sparati 1.650 proiettili e in pochi minuti vi furono ufficialmente “almeno 379 morti e oltre 1.200 feriti” mentre le truppe si ritirarono senza fornire ai feriti alcuna assistenza. Per il movimento nazionalista indiano, e per quello gandhiano in particolare, il massacro di Amritsar segnò un cruciale punto di svolta e quando l’India ottenne l’indipendenza venne costruito nel Bagh un monumento ai caduti a forma di fiamma, mentre sono tuttora visibili sui muri del parco i segni dei proiettili sparati. Ad oggi (non ricordo di averlo notato nel corso delle precedenti visite) una curiosa architettura arborea mette in scena un frammento di quella sparatoria folle, quasi a volerla rendere presente nella memoria ma incapace di fare del male …


13 marzo – mercoledì
Volo da Amritsar a Delhi e da Delhi a Roma, con arrivo in serata. Anche quest’anno posso dire che, più che un “viaggio” si è trattato di un blitz …