Dal 2 agosto al 4 settembre 2009
Come ogni anno l’Associazione compie il periodico viaggio di verifica delle proprie attività, realizzate a favore dei rifugiati politici Tibetani che vivono in India.
Quest’anno l’intervento sarà svolto in due tappe, prima di concludersi con una breve permanenza in Bhutan.
La seconda tappa è in India del Nord, a Dharamsala dove l’Aref lavora avendo come propri referenti: l’Ufficio del Dalai Lama, il Lama Geshe Gedun Choephel e il NyingtobLing Institute.
Quest’anno, al consueto obiettivo di verifica, si aggiunge, sia l’intento di seguire il procedere dei lavori per la Rivista “The Quest” notizie dall’esilio, a cura dei monaci della VIII classe dell’Università Monastica di Gaden, sia l’attivazione del progetto “Memorie speciali dal Tetto del Mondo. Un ponte per il futuro per non dimenticare” in collaborazione con il Doeguling Tibetan Settlement di Mundgod.
L’itinerario in Bhutan avrà anche lo scopo di raccogliere immagini per la prossima mostra fotografica in programma.
Segue l’itinerario di massima del viaggio che, di volta in volta, sarà aggiornato con le attività effettivamente svolte e con le foto, prima di essere completato al rientro in Italia.
Partenza per Mumbai, con volo Qatar nel gelo polare e tutti in tenuta da sci. Mi sfugge la ragione tecnica di una climatizzazione tanto eccessiva.
Così come mi sfugge il senso dei controlli per la nuova peste. Già allo scalo di Dhoa è tutto un fiorire di totem esplicativi con sintomi e contromisure. Poi a Mumbai la kermesse continua con inviti a collaborare pazientemente ai controlli di temperatura necessari. Che ci si attende siano tali, nonostante la difficoltà legata ai numeri elevatissimi di persone in transito. E invece ecco che accade: si compila un modulino in cui si dichiara di non provenire da paesi a rischio, di non avere la febbre e di non averla avuta da poco. Il tutto si riconsegna a un esercito di operatori e operatrici in camice e mascherina … Basterà ad evitare il contagio?!
Domani, prima di pranzo, partenza per Hubli dove i monaci del Gayang Gyalrong Kamtsen già mi stanno aspettando …
lunedì 3 agosto
martedì 3 agosto
Ho dormito un numero di ore da record! Nyima dice di aver bussato alla porta piu’ volte ma senza alcun esito …Nel primo pomeriggio vado alla Gaden Jantse Thoesam Norling School per verificare lo stato dell’arte della Rivista “The Quest“. Immaginavo che fosse in fase di gestazione ma non cosi’ tanto … Pazienza i tempi indiani mi assalgono in tutta la loro caratterizzante determinazione. Non e’ pronto nulla? Lo sara’. Non c’e’ stato modo di attivare la connessione internet? La si attiverà, al piu’ presto. Ngodup Tsering l’insegnante di inglese si impegna a fare del suo meglio e, considerando la situazione, mi sembra gia’ tanto. Prima di partire avro’, comunque, un draft da portare a Dharamsala e lo schema del progetto che – prima o poi – vedra’ la sua realizzazione. Intanto apprendo, con dispiacere, che la mitica Classe VII che aveva ideato la rivista e anche il suo nome, e’ stata “affiancata” da altri alunni della Scuola … I giovani monaci non mi sembrano affatto contenti della variazione ma come opporsi alle decisione dei Maestri? Vedro’ di far rientrare dalla finestra cio’ che e’ uscito dalla porta. E propongo subito di inserire almeno parte della classe nel progetto della Old People’s Home, sperando che almeno qui non ci siano “troppi” intoppi. Le premesse pare ci siano … Gia’ mi aspettano al Monastero, per salutarmi, due gentili signore dal Doeguling Tibetan Settlement, visto che il Representative tornera’ domani. Cosi’ cominciamo a organizzare il progetto nonni-bambini. A loro due sembra piacere molto e ritengono sia facilmente realizzabile. Cosi’ alzo un po’ il tiro … Perche’ non far venire da Mysore il mio caro amico Dhondup Tsering? Per chi non lo sapesse (o non lo ricordasse) e la persona piu’ anziana ad aver partecipato, lo scorso anno, allo sciopero della fame a Delhi, con 8 giorni di digiuno assoluto. Mi e’ impossibile dimenticare la sua rabbia, la sua determinazione e la sua resistenza di fronte ai poliziotti che lo trascinavano via! Lui, 63 anni portati non benissimo, magro da far paura, senza piu’ nemmeno la voce, sembrava un gigante di fronte alla ottusita’ e alla violenza di intere generazioni – passate e future – di nani. Chi sa che non sia possibile rivederlo … Rivederlo proprio qui. E ascoltare come saprebbe trasmettere ai piccoli nati in esilio la forza delle sue parole e il suo coraggio purissimo e incrollabile. Ho approfittato della clemenza di un generatore per scrivere queste poche righe. Qui la corrente va e viene e non sara’ possibile aggiornare questo diario con quotidiana certezza. Ne’, tanto meno, aggiungere foto. Me ne scuso con quanti vorranno seguire questa presenza di Aref in India. Dal 2002, ogni volta mi sembra di non aver imparato ancora nulla. E mi aumenta il desiderio – al di la’ delle difficolta’ immaginabili e degli inevitabili momenti di sfiducia – di continuare a prendere cosi’ tanto da tutte queste persone “speciali” che continuano ad arricchire la mia conoscenza, i miei ricordi e i miei progetti per il futuro.
L’altro TSEWANG DHARGYAL ha qualche anno di piu’ (forse 67) e la moglie dice che non basterebbe un esercito a trattenerlo. A dispetto dell’età e della salute. Lui partirà di nuovo, in qualunque condizione, per ogni possibile prossima iniziativa. Che sia un digiuno, una marcia, anche una semplice testimonianza. Dice che questo è il suo impegno e il mandato che sostiene la sua vita. Lui ci sara’ sempre, insieme a chi voglia lottare o in nome di chi anche soltanto vorrebbe. Con i suoi baffi lunghi e con il suo buffo cappello da cowboy, fasciato di coralli e turchesi. A difesa del suo Paese …
venerdì 7 agosto
MUNDGOD
Giornata densa. Chonyi Dolma del Doeguling Tibetan Settlement arriva presto con la sua Honda “targata” Unit Office of CTRC e cominciamo il nostro giro. Prima a Mundgod paese. Poi alla Loseling Library. Qui prendiamo accordi per il 12 (nel frattempo e’ stato necessario cambiare la data …) in cui (forse) un video operatore sara’ disponibile per la giornata. Colgono l’occasione per mostrarmi un video, prodotto dal Regional Tibetan Youth Congress di Mundgod, intenzionalmente solo in tibetano. Le immagini, pero’, non hanno bisogno di dettagli esplicativi! E sono, decisamente le piu’ dure, incredibili, inaccettabili e assurde di tutte quelle che io abbia viste sinora … Esseri umani considerati spazzatura da parte di altri esseri – teoricamente – umani anche loro.
La visita alla Scuola Elementare contribuisce a farmi tornare un po’ respiro. La visita alla prima classe e’ soft. Un maestro, simpatico, sta facendo lezione di inglese e i piccoli fanno sfoggio della loro competenza. Sono tutti molto svegli e carichi di energie. Tra di loro ritrovo Tenzin Tsejang (sempre splendente) e Tenzin Pema (sempre timidissima).
Nella classe successiva il maestro sta facendo lezione di tibetano. Come sono belli mentre scrivono quei segni in corsivo, per me incomprensibili, sui loro quadernini. Facciamo joining transculturale, mischiando italiano, tibetano e inglese. Il maestro mi chiede di lasciare un messaggio per loro. Scrivo sulla lavagna “Tibet”- una delle poche parole che so scrivere nella loro lingua – e nasce da solo un semplice scambio sul mantenere l’orgoglio di essere tibetani. Solo quando andiamo via Chonyi mi dira’ che questa e’ la classe dei bambini che parteciperanno al progetto della Old People’s Home …
Nella terza classe succede una cosa buffa. Manca la luce e anche il maestro … Cosi’ il Direttore mi chiede di fare io un po’ di lezione. Su cosa? chiedo. Mi dice: racconta loro una storia. Posso anche farmela raccontare? Mi accorda il permesso e cominciamo. Per quanto bizzarro possa sembrare la lavagna si comincia a riempire di piccoli “genogrammi”. Quadri tenerissimi e incompleti di storie familiari in cui sfuggono i nomi, le eta’ restano misteriose e anche il numero dei fratelli fluttua nelle memorie. Siccome e’ arrivata l’ora delia ricreazione continueranno a casa questo lavoro. E sara’ l’occasione per chiedere ai genitori qualcosa di piu che appartiene alla loro storia.
Ultima tappa la ricerca di altri strikers che hanno partecipato allo sciopero di 30 giorni a Delhi. Non sono al Campo ma a Hubli per ragioni familiari. Avrò l’onore di incontrare queste persone cosi’ coraggiose il 13. Subito prima di partire. Il che mi sembra uno dei regali piu’ belli per il mio compleanno. Ma la testardaggine di Chonyi Dolma e’ ormai diventata proverbiale. Quindi decide che, prima pranzeremo insieme e poi andremo alla ricerca di uno dei piu’ giovani strikers. Come in effetti facciamo.
PASANG e’ una persona bellissima. Ha 27 anni e, durante l’intervista che mi “regala”, al racconto si mischiano tante delle sue emozioni, mentre trattiene le lacrime con una dignita’ delicatissima e particolare. Nelle sue parole e nei suoi gesti non c’e’ esibizionismo e non c’e’ retorica. E’ pronto, in modo direi genetico e naturale, a ricominciare una e cento volte: until Tibet will be free!!!
Passang mi fa anche un regalo. Il giorno del mio compleanno mi porterà il video di quelle giornate con le testimonianze di chi ha messo in gioco tutto cio’ che possiede. Altro che certi politici di nostra conoscenza …
sabato 8 agosto
MUNDGOD
Arrivando qui mi aspettavo che, almeno nei contenuti, il numero fosse pronto, così come era negli accordi. Ma, “incredible” India, si sono ridotti all’ultimo secondo,. O forse sono entrati in ansia sapendo che il numero finirà all’Office del Dalai Lama. Comunque siano andate le cose, ormai il tempo è pochissimo. Non si può tornare indietro ma non sarà semplice trasformare l’esistente in un numero dotato di senso.
Anche per me, del resto, è un’esperienza nuova. Non ho altra scelta, dunque, che lasciarmi libera di seguirla secondo un flusso di pensieri e di ritmi che con il nostro efficientismo occidentale non ha assolutamente nulla a che vedere. Il che non è affatto detto che sia una cattiva idea …
Intanto mi regalo … un’immersione nelle cucine comuni. La grandezza di pentole, mestoli e brocche è davvero rimarchevole. Per lavarne e trasportarne una ci si mettono in quattro! Imparo che quella nerissima è per le verdure, mentre quelle più chiare sono per il riso. Non so se mangerei volentieri quello che ne viene fuori ma, chi sa, forse anche sì. Perché l’impegno che ci mettono a “pulirle”, con stracci di dubbio aspetto e a prescindere dai risultati, mette i propositi schizzinosi in secondo piano …
Poi sono attratta dai rumori che provengono dal vicino monastero. Dove un centinaio di piccolissimi e altrettanti preadolescenti, mangiano tutti insieme. La vigilanza è strettissima, il che non impedisce ai più piccoli di approfittare dell’occasione per giocare al tiro degli avanzi di cibo, trasformando anche questa occasione in un gioco, mentre i monaci adulti fanno finta di non accorgersi di niente …
Ormai sono le 18 e i due monaci Migmar Tsering e Sonam Yeshi mi stanno aspettando, come promesso. Saliamo insieme sulla terrazza, io con la Nikon e loro con due pesantissime trombe che, una volta estratte dalla custodie e rese operative si presentano in tutta la loro imponenza. I monaci si astraggono immediatamente dal contesto e iniziano, con grande concentrazione, il loro compito che richiama tutti alla meditazione e alla preghiera. I suoni delle Raktung sono molto intensi e particolari. E l’aria, un po’ rarefatta, si riempie di sonorità cui le mie orecchie non sono abituate e di cui non so nemmeno riconoscere le differenze sottili.
Al termine del rito, prima di riporre le trombe in una stanza speciale, protette dalle preziose custodie damascate, Migmar mi fa fare il breve “esercizio” promesso. Che non credevo fosse così difficile … Nonostante l’impegno, non riesco a tirar fuori altro che un patetico suono che Migmar sembra apprezzare, comunque, sebbene con una simpaticissima ma eloquente risata! Poi mi dice che è arrivato nel 1992 a Mundgod, direttamente dal Tibet e mi racconta un po’ della sua storia. Mentre Sonam Yeshi partecipa allo scambio con tutta una serie di quei sorrisi speciali che hanno il potere di trasmettere più di mille parole.
lunedì 10 agosto
MUNDGOD
Oggi è l’ultimo giorno rimasto per completare il draft della Rivista. Da domani sarò completamente assorbita dagli hunger strikers e dal progetto alla Old People’s House. Perciò rimango piuttosto sconcertata quando apprendo che la Scuola, per motivi a me del tutto incomprensibili oltre che ignoti, è chiusa! Devo aver fatto proprio una bruttissima faccia perché, dopo qualche frenetica telefonata, la Scuola apre comunque i cancelli! Ormai è chiaro che mi vivono come una specie di mina vagante, per fortuna a termine … e quindi mi porterebbero la luna, pur di non farmi agitare troppo. Uno dei due insegnanti di inglese, Lobsang Rinchen è, come al solito, disponibilissimo e sorridente. L’altro, Ngodup Tsering … un po’ meno. Dopo qulche minuto compare anche uno dei due nuovi direttori, Namgyal Gyaltsen. Mentre (quasi) tutti i monaci della mitica Classe VII (2008) si aggirano eccitatissimi per la scuola deserta. Confabulano, programmano, perdono un sacco di tempo ma, almeno, contribuiscono come meglio possono, se non altro con la loro presenza solare ed emozionata.
martedì 11 agosto
MUNDGOD
Una giornata, diciamo, campale … Aperta dalla telefonata di Choenyi che, alle 7,30 di mattina mi dice garrula: “stiamo arrivando, li lasciamo al Monastero e torniamo dopo due o tre ore” A seguire: niente acqua, niente luce, la stanza per gli “ospiti” preparata in stile accampamento e con un letto solo, trasformazione della stessa a tempo di record in dimora accogliente con lenzuola, tappeti, tavolini, fiori, caramelle, frutta e chai thea, accoglienza degli ospiti, fuga a scuola di Nyima (unico interprete possibile), due ore di colloquio in simil anglo-tibetano, ecc.. Senza che nessuno degli imprevisti riuscisse a scalfire l’atmosfera un po’ magica e speciale di un incontro insolito, nato da un desiderio che si è, poi, trasformato in progetto.
Perché Dhondup Tsering, a oggi sessantaquattro anni portati male e Thupten Tsewang, appena ventenne, sono diventati appunto parte del progetto “memorie speciali” e parteciperanno all’incontro di domani con quaranta anziani e altrettanti bambini. Non è ancora del tutto chiara la scaletta della giornata. I due hunger strikers di Delhi 2008, comunque, insieme a Passang il digiunatore dell’anno precedente, condivideranno i loro racconti e le loro memorie. Perché sia chiaro che nella vecchia generazione, così come nella nuova, l’anelito all’indipendenza e il legittimo desiderio di un Tibet Libero non potrà interrompersi mai. Sono sicura che ciò che circolerà domani tra anziani, adulti, monaci, civili e bambini, non saranno chiacchiere e vuote teorie ma solo emozioni. E che queste si ancoreranno nelle esperienze e nei pensieri con una forza moltiplicatrice condivisa.
Quando Chonyi e Tsewang arrivano ci trovano immersi in una discussione particolare in cui ciascuno parla, certo di essere comunque compreso. Li lascio con dispiacere. Ma bisogna dedicarsi agli acquisti: carta colorata, pennarelli, gomme, matite. E biscotti a volontà, sia per i 40 bambini e i 40 nonni che parteciperanno attivamente al progetto, sia per tutti gli altri 110 anziani che ne saranno solo spettatori. Facciamo anche una nuova visita a casa di Passang per definire il suo ruolo di domani, come testimone e Passang mi regala il cd promesso con il report sullo sciopero della fame di luglio 2007 che ha visto 14 persone restare senza cibo per 33 giorni … Al ritorno al Monastero vedo parte del video (e qualche foto di agosto scorso) con Dhondup e Thupten che, nel frattempo, dopo aver mangiato chi sa dove e aver dormito un po’ sembrano in gran forma. Dopo una visita lampo alla Gaden Jantse Thoesam Norling School per dare un’occhiata al procedere dei lavori per la Rivista, e dopo una breve passeggiata è già ora di cena. Chi sa che cosa penseranno i due strikers di questo blitz a Mundgod. Che hanno accettato con lo stesso entusiasmo con cui gli è stato proposto. Seguendo più che il filo della logica, quello del cuore.
mercoledì 12 agosto
Quindi, addio alla traduzione e ben arrivato a un idioma tibetano comprensibile solo per le emozioni e per i gesti. Chonyi e Tsewang hanno aperto le danze, su mio invito, spiegando agli anziani ospiti il senso del progetto. Che, in estrema sintesi, è quello di favorire un collegamento tra persone nate in Tibet e nuove generazioni nate in Esilio. Affinché il prezioso patrimonio del Tibet venga preservato. Idea che aveva molto stupito Chonyi e Tsewang perché, sorprendentemente, nulla di simile era mai stato fatto, sinora, a Mundgod. Nessun contatto con questi anziani “speciali”, né da parte degli attivisti più o meno giovani, né da parte degli adulti, nè dei bambini.
A seguire, un lungo discorso del Direttore. E uno, altrettanto lungo di Dhondup. Bilanciato da quello di Thupten Tsewang, il quale con brevissime frasi centrate e attinenti, commuove tutti. Lo stesso accade cone Passang, eroe locale che, due anni fa, ha affrontato 33 giorni di digiuno. La cosa che mi sembra molto particolare è che questi anziani – altrettanto coraggiosi per aver affrontato la fuga e l’esilio – pur vivendo nello stesso Settlement non lo hanno mai incontrato. Strano paese. Dove per distrazione o per pudore, si può non condividere la quotidianità della lotta e la comunanza dell’impegno …
Al termine, anche io spiego il senso del progetto e racconto (brevemente …) quale sia l’impegno dell’Aref a favore del Tibet e della sua gente. Già durante le presentazioni mi sentivo scomoda dietro a un tavolino, con il microfono e le bottiglie, di fronte a tanti anziani sui tappeti sottili. Ma quando ho cominciato a porre loro le domande in programma l’dea (già maturata) che non avrebbero mai risposto è diventata certezza. Così ho forzato la mano al protocollo e mi sono messa seduta per terra, in mezzo a loro. Il che non ha certo prodotto temi per una pubblicazione scientifica (…) ma almeno ha attivato quello scambio commovente e appassionato che era nei miei desideri.
Così sono arrivate le risposte, prima timidissime e riservate, poi sempre più amichevoli e informali. Da tutti i volti, solcati da rughe profonde, a indicare non solo l’età ma tutte le vicende fronteggiate con coraggio e determinazione, è emersa una lettura sintetica e impietosa del genocidio e della violenza del Governo di Pechino. Oltre a una incredibile capacità di assorbire il dolore, le perdite, i lutti, le sofferenze presenti e passate. E di mantenere l’idea di un “ritorno a casa”, non importa per quale generazione a venire.
La variazione di programma è stata piacevolmente accolta, innanzi tutto dagli anziani, poi da Pasang e da Thupten Tsewang. Dallo staff del Settlement con un certo stupore. Dal Direttore affatto … Anche perché non sapendo o non potendo sedere con noi si è trovato, di fatto, un po’ emarginato.
Dopo una brevissima pausa, nel primo pomeriggio, sono cominciati ad arrivare i bambini. Senza essere stati informati di nulla, nonostante le promesse fatte dai loro insegnanti. Un piccolo manipolo di quaranta piccoli tibetani, dagli 8 ai 10 anni, ordinati e compunti. Niente tavolini stavolta, nemmeno per cominciare. Anche se, non essendo possibile realizzare un “cerchio”, i bambini sedevano da una parte e i nonni dall’altra. Ma noi tutti, finalmente, in mezzo a loro, pronti a incoraggiare i più timidi a partecipare, magari con la scusa di un microfono o di una carezza. Mi ha colpito, come al solito, la tendenza dei nostri interlocutori a seguire uno schema e la mia a seguire gli eventi, adattando il programma alle esigenze del momento. Come mi ha colpito la serietà attentissima dei piccoli, il loro pensiero omogeneo, dedicato e sequenziale, così differente dai tempi puntiformi di concentrazione dei nostri alunni. Anche se la loro con tendenza a seguire il compito piuttosto che il desiderio ha spesso reso necessario stimolarli a scegliere, piuttosto che guidarli a seguire.
Le loro domande, comunque sono state molto toccanti e la loro capacità di approfondimento e di sintesi è stata davvero particolare. Un solo rammarico che, anche per gli anziani, il rispetto formale abbia avuto la meglio, inducendoli a dare più spazio a un Lama, anche lui ospite della Casa, che ha un po’ centralizzato l’attenzione. Anche se le sue risposte sono state quanto mai delicate, attinenti e approfondite.
Al termine mi è sembrato naturale chiedere ai bambini di cantare l’inno nazionale del Tibet, come omaggio agli anziani ospiti della casa. Se lo avessi fatto prima …! Dopo l’inno, sono fiorite spontanea altre musiche e altre canzoni che hanno coinvolto ed emozionato tutti quanti!
Il progetto prevedeva una restituzione da parte dei bambini. Un loro “regalo” a questi adulti preziosi e un giusto cambio per i messaggi da loro ricevuti. Ho trovato davvero bellissimi tutti i disegni. Ciascuno di loro ha espresso non semplicemente un fatto ma un’emozione: come l’immagine perfettamente corrispondente delle lacrime, delle ferite, delle offese e delle ingiurie ricevute. O l’auspicio a un Tibet libero, dove poter tornare e crescere e a seguire attitudini e desideri.
Tutta la giornata è stata videoregistrata a cura di Piti, un monaco del Loseling Monastery, che all’inizio a metà tra il serio e l’annoiato, si è lasciato prendere la mano dagli eventi e ha messo il cuore e la passione in quello che era iniziato come un impegno routinario di lavoro.
L’idea, al termine, dopo i saluti e le foto di rito, era quella di prendersi una pausa (breve) per riordinare le idee, prima della cena “ufficiale” al Doeguling Tibetan Settlement, con tanto di Representative e torta di compleanno … E invece no. A sorpresa è arrivato un invito altrettanto ufficiale, scritto anche in Tibetano, per partecipare, quale ospite d’onore alla cerimonia di premiazione dei migliori studenti del Gaden Jantse Thoesam Norling School. Per forza bisogna andare! E dovrò anche offrire le khata al gruppo degli studenti più anziani che verranno premiati …
Per forza arrivo tardi alla cena. Il representative del Doeguling Tibetan Settlement mi aspetta sulla porta e non ha una bella faccia! Si vede che quei pochi minuti di attesa lo devono aver fatto sentire screditato di fronte ai trenta ospiti dello staff e ai due hunger strikers venuti da Mysore. E forse per questo i soliti discorsi di rito sono un po’ troppo formali. Però tutti gli ospiti che mi offrono le khata in una lunga fila sono, come sempre, pieni di affetto e i regali che ricevo sono, simbolicamente, davvero speciali: una borsa Free Tibet e una t-shirt parecchio barricadera. Si vede che, sebbene con qualche imbarazzo, ormai deve essere diventato chiaro il senso delle mie azioni …
Apprendo, infine, un nuovo uso locale. La torta con le candeline (anche qui in numero random) si mangia prima della cena (!!!) che è abbondantissima ma imparagonabile con le delizie che Jigme e Nyima riescono a prepararmi, sempre diverse, tutte le sere.
Che succederà domani con il party che dovrò organizzare io al Monastero?
giovedì 13 agosto
MUNDGOD
Eccoci alla giornata conclusiva della mia permanenza a Mundgod.
L’inizio si snoda tra le botteghe sovraccariche di Hubli, alla ricerca di cibi adatti ad essere consumati, in piedi, da parte di un pubblico misto di 80 monaci, adulti, anziani, bambini. Cui segue la ricerca (non facilissima) di piatti e bicchieri usa e getta, oltre a quella dei soliti addobbi locali, tra il commovente e il kitsch .
Facciamo appena in tempo a tornare a Mundgod per le 14, ora fatidica in cui il mitico Magazine “the Qest” mi dovrebbe essere consegnato. E il “dovrebbe” è un termine adatto. Visto che, ogni volta, sembra di ricominciare da capo. E siccome mi rendo contro che spiegare a parole le infinite e assurde difficoltà che si frappongono prima del raggiungimento della meta, sarebbe incomprensibile per la nostra mente e quindi inutile, mi astengo. Tanto è il risultato quello che conta. E il risultato è che il numero non è pronto …
Gli ospiti per il “party” arriveranno alle 18, così resto a lavorare con i due insegnanti e con metà della classe fino alle 17,30, Pensando che mi occorrerà solo il tempo per cambiarmi e che troverò già tutto pronto, visto che l’altra metà della classe sta lì da un paio d’ore proprio per questo scopo. Questo perché, dopo 9 anni non sono ancora riuscita a imparare. Che qui il tempo non è un dato di fatto ma una categoria della mente. E che la programmazione e la realizzazione di qualunque cosa seguono percorsi che è difficile assecondare. Infatti arrivo in Monastero … e non c’è nulla!!! Eccezion fatta per alcune mamme e bambini che, graziosamente, hanno ben pensato di essere tanto cortesi da arrivare prima …
Però – anche se mi sfugge il come – in mezz’ora è tutto pronto, me compresa. Mi dispiace solo di non essere stata troppo gentile, per una volta … Ma ogni cosa è andata per il suo verso.
La buona sorte ci ha ranche regalato tre ore di sole, dopo una giornata uggiosa e umidiccia. E mosche e zanzare sono state clementi. Si sono gentilmente astenute. Così ci siamo goduti in santa pace il cibo, buonissimo e abbondante e la torta del solito rosa assurdo e inquietante, come di rito. Anche la scritta sopra mi ha fatto felice. Niente “Happy Birthday Mr. Mariia Bellaterra” ma … Mariliatibet! Quindi, come al solito, più del solito, anzi … che bel compleanno!!! Che party fantastico e surreale, nel giardino di un monastero tibetano, con i palloncini colorati e la bandiera del Tibet attaccata al cancello. Così che tutti i passanti la potessero guardare!!!
Rimane un solo problema. Come me li porterò dietro adesso i 50 regali?!!
La giornata si conclude … stile Montesano quando c’è un progetto in scadenza. Infatti, salutato l’ultimo ospite, ci aspetta il duro lavoro. Quindi si va al Gaden Jantse Thoesam Norling School, dove i due insegnanti, Ngdup e Lobsang ci stanno aspettando, insieme al Direttore della scuola. Che ha dato il permesso speciale di tenerla aperta, proprio per il nostro lavoro.
venerdì 14 agosto
DELHI-DHARAMSALA
DHARAMSALA
All’ineffabile Mrs. Tsewang Dolma, che mi spiega il tutto, la procedura pare logica e perfetta. Quindi, visto che a me sembra folle, mi sento un po’ aliena. Almeno fino a quando non mi reco – sfiduciata – dal segretario generale del Dipartimento Educazione il quale, a detta di Tsewang, dovrà consegnarmi la lista aggiornata per i nuovi bambini. Mi apstto, quindi, altre due ore inutili, passate in chiacchiere vane, con un tibetano testardo, che non porteranno a nessuna conclusione. E invece, a sorpresa, ecco un bellissimo monaco il Ven. Karma Gelek, Secretary dell’Educational dept., il quale intanto mi riceve subito con un fantastico sorriso e poi mi da la sua versione dei fatti. Con la quale mi trovo perfettamente allineata. Infatti è lui il primo a giudicare folle la nuova procedura che, iniziata per controllare eventuali scorrettezze amministrative, si è trasformata in un groviglio burocratico. Difficile da condividere ma impossibile da rifiutare. Per di più, nelle trattative intercorse tra i diversi Dipartimenti e il CTRC, non essendo ancora stato raggiunto un accordo definitivo, è possibile che le nuove regole (invise tanto ai Dipartimenti quanto a me) possano subire nuove variazioni … Lui, comunque, giura di non avere nessuna competenza (come mi pare logico che sia) sui bimbi in attesa di sostegno nei diversi TS. Mi dice che se voglio inaugurare nuove trattative con il suo Dipartimento posso sempre farlo e mi verranno assegnati bambini provenienti da uno qualunque dei TS esistenti. Oppure sottoporre il problema al Segretario generale di tutti i Dipartimenti … che è lo stesso Mr. Ngodup Dorjee da cui era partita tutta la trafila … E, dicendo “mi dispiace tanto per tutto questo”, si fa una bella risata … Il fatto che mi stia molto simpatico e che restiamo amici non risolve, ovviamente, il mio problema. Non resterà, dunque, altro da fare che attendere gli ulteriori sviluppi degli eventi, vistò che il solo pensiero di ritornare dallo stesso punto da cui ero partita mi fa orrore.
All’uscita incontro, a sorpresa, Mrs. Nawang Lhamo che mi fa un sacco di feste e che è felicissima del nostro incontro di sabato prossimo. Ancora prima rivedo, con piacere, la segretaria di cui mi sfugge sempre il nome, amica di Wangyal Lama che si era occupata, senza successo, delle necessarie autorizzazioni per l’interprete a Gurgaon.
Gli impegni “ufficiali” di questa giornata si concludono sotto un diluvio inclemente. Che si trasforma, appena rientro in albergo, in un cielo azzurrissimo, da cui tutti i nuvoloni neri e la densa nebbia scompaiono all’improvviso e spunta pure – incongruo – un raggio di sole …
DHARAMSALA
Oggi è stata davvero una bella giornata … Ho incontrato e rivisto un sacco di amici e mi sono sentita di nuovo (un po’) a “casa” mia.
Il primo appuntamento è stato con Sherab Woiser, il cui mandato al Tibetan Bullettin durerà due anni. L’ho trovato, in splendida forma, al Department of Informationand International Relations, tutto preso dalla sua nuova occupazione che sembra coinvolgerlo moltissimo.
Nello stesso Ufficio incontro Wangyal Lama, che si occupa della distribuzione dei documenti e che mi fa un sacco di feste. E anche Sonam Sangmo, Liason Officer del Tibet Support Group.
Raggiungo, alla fine, Karma Choephel nel suo nuovo Ufficio e prendiamo accordi per le prossime giornate. A cominciare dalla cena “ufficiale” di stasera al Tibet Restaurant.
Ma gli incontri non sono finiti … Innanzi tutto Tsering Choedup, Asia Regional Coordinator del ITSN (International Tibet Support Network) – sempre ospitale e carico di energie – e il fantastico Ven. Ngawang Woebar, Presidente del Gu-Chu-Sum Movement of Tibet. Per strano che possa sembrare non ero mai stata nel loro Ufficio e la visita a quelle stanze così particolari mi toglie, per qualche tempo il respiro. Le foto che sono appese al muro non sono foto sconosciute. Le ho viste centinaia di volte, in decine di posti diversi, su video e pubblicazioni. Ma non mi hanno mai fatto tanta impressione come oggi. Illustrate, una per una, da Ngawang Woebar sembra che prendano una diversa luce e un diverso significato.
E sembra che il sangue di quelle torture subite non sia solo un’immagine statica ma che venga fuori, vivissimo, dalle pareti … Ngawang Woebar mi offre anche un video e mi espone il progetto del gruppo teatrale del Gu-Chu-Sum e dei diversi tour realizzati in diversi paesi.
All’uscita incontro Champa Choedon, la moglie di Wangyal, sempre bellissima e solare. E nell’internet point, addirittura Ngawang Drolkar, al secolo Lyndall Calla-Sherman, la simpatica e bizzarra monaca australiana, conosciuta lo scorso anno a Mundgod … Il mondo è davvero piccolino.
giovedì 20 agosto
R. (proprietario dell’Him Queen): “sei Barbara?” M. (ospite n.1): “No, siamo M.R. e F.B., avete una camera libera?” R.: Una camera? Una camera per Barbara?” M.: “Barbara? chi è Barbara? Noi siamo in due, io e il mio amico.” R.: “Ahhhahaa, e chi di voi due è Barbara?” M.: “Nessuno, io sono M.R. e lui è F.B. e vogliamo sapere se avete una stanza” R.: “E c’è la prenotazione?” M.: “No, per questo vogliamo sapere se avete una stanza libera” R.: “Ma volete una stanza in quest’hotel?” M.: “Sììììì”. R. “Ahhhahaa! Nell’Hotel Him Queen?” M.: “Sììììììììì” R.: “Ahhhahaa! E avete i documenti?” M.: “(speranzoso di potersi avviare verso la conclusione della trattativa improbabile) Certo che li abbiamo” R.: “Ahhhahaa! E posso vedere il documento di Barbara?”.
Se ne sono andati … Non riferirò la frase che hanno lanciato contro R. prima di lasciare il mitico Him Queen. Il proprietario. comunque, non si è scomposto e si è rivolto a me con un sorriso solare. Per fortuna non mi ha chiesto nulla di Barbara e non sapremo mai perché gli fosse venuta in mente. Abbiamo cominciato, così, il balletto del fax. Per l’invio di 20 pagine è stato necessario ricevere … 35 telefonate da Mundgod. E, tra fogli inceppati e strappati male (niente forbici, solo mani …) credo che, almeno un albero, sia venuto meno. E’ poi iniziata la seconda danza. Quella per appurare in quale punto sperduto della grande India fosse il mio pacchettino spedito (lunedì scorso) da Mundgod e contenente quella che io credevo fosse una copia fresca di stampa. Dirò solo che, in capo a una trentina di telefonate (a diversi Uffici di Mundgod, Patankot, Delhi, ecc.), abbiamo, finalmente, appreso che il pacchetto giaceva sconsolato nell’Ufficio Postale di Lower Dharamsala. Perché? Non lo sapremo mai! Dunque, accontentandomi della buona sorte di averne almeno ritrovato le tracce, mi sono precipitata – insieme a Wangyal Lama – ad appropriarmene, prima che l’Ufficio Postale chiudesse i battenti. Beh, che dire, la copia non era quella tipografica ma una copia prodotta in Monastero, quindi con le foto tutte scure. Il che mi avrebbe fatto uscire dai gangheri se non ci fosse stata una lettera di accompagnamento dell’ineffabile Ngodup il quale si prostrava in mille scuse per tutte le difficoltà e i contrattempi causati, esprimendo la sua più profonda e sempiterna gratitudine per tutto quello che aveva imparato dall’esperienza (per la prima volta nella sua vita) di realizzare questa Rivista. Non ci riesco a rimanere arrabbiata con queste persone. Che trovano sempre il modo per farti sentire “a casa” …
Oggi è stata una giornata proprio solare. Non solo dal punto di vista del clima ma, soprattutto, da quello delle emozioni.
Al termine un pranzo molto divertente con Karma Choephel e Nawang Lhamo al Norbulinka, pieno di zanzare e di risate … La giornata si conclude nella nuova casa di Karma Choephel. Più piccola della precedente ma con una vista bellissima sulla valle e con due nuovi cuccioli: Norla di 3 anni e Rizing di 6 mesi, che sono i suoi carinissimi nipotini.
DHARAMSALA
lunedì 24 agosto
giovedì 27 agosto
BHUTAN
Non sono sicura che mi piaccia tantissimo questo paese. Nonostante mi abbia accolto con un sole pieno e con un cielo di un azzurro tanto intenso da reggere il confronto con quello del Ladakh. Ma c’è qualcosa che non mi persuade. Diciamo che è “troppo”? Troppo pulito, troppo ordinato, troppo sofisticato, troppo organizzato. Insomma troppo. Almeno in quel primo assaggio che la guida locale cui sono affidata/consegnata in ostaggio mi ha consentito di fare.
La prima visita mi ha rimesso di buon umore. Perchè nel National Memorial Chorten, lo stupa costruito nel 1974 e dedicato al terzo re Jigme Dorji Wangchuck, era raccolto, in preghiera, un numero sproporzionato di fedeli, in prevalenza anziani e bambini. Tutti nel costume tradizionale che, in versione moderna, fa un po’ ridere ma i versione “antica” presenta talmente tanti colori e varietà da dare quasi alla testa.
Della folla, ragguardevole, ma ordinatissima e (quasi) silenziosa, i giovani non sembrano far parte, occupati altrove nelle loro attività di studio o di lavoro. I bambini, comunque, ci sono e come al solito sono bellissimi. Almeno loro disordinati e irriverenti. Che giocano a fare le prostrazioni, rotolandosi poi in terra dalle risate o che si nascondono dietro ai monaci e agli angoli dello stupa.
Segue una visita “obbligata” ma interessante. La Scuola dove i ragazzi e le ragazze, imparano diverse arti e mestieri: intaglio del legno, lavorazione del rame, pittura, tessitura al telaio, ricamo, disegno, preparazione di statue di terracotta. Anche qui colpisce l’ordine che “regna” sovrano. Tutti lavorano alacremente, senza nemmeno alzare la testa dal banco e, a dispetto dei lavori che sono molto curati e molto belli, non sembrano propriamente sprizzare gioia da tutti i pori … Siccome il fatto delle affinità non deve essere un caso, l’unico con cui faccio amicizia immediata è Jigme, 20 anni, che mi mostra l’album da disegno ufficiale e poi , di soppiatto, una serie infinita di Topolino e Paperino che dice essere la sua passione. Proprio un attimo prima che il maestro lo fulmini con un’occhiataccia che non promette niente di buono …
La seconda visita “obbligata” è meno interessante. Trattasi di casa bhutanese. Originale e ristrutturata apposta perché, visitandola, ci si possa rendere conto dello stile di vita delle passate generazioni. Il tutto (bagno speciale per gli ospiti compreso), è abbastanza amorfo e sfugge la ragione per cui si avvicendino tante file di studenti, accompagnate dai loro maestri.
Segue una visita al mercato della frutta. Che è un mercato … Dove spiccano, coloratissimi i chili locali, in tutte le possibili dimensioni e sfumature dal verde brillante al rosso pieno. La guida mi fa assaggiare qualche spezia strana. Semini misteriosi e profumati di cui non ricordo il nome. Che si infiltrano nelle narici e che lasciano sulle labbra come un formicolio di cui è difficile potersi liberare. Declino, invece l’assaggio del betel che, qui, sembra andare proprio per la maggiore.
La giornata si conclude con una lunga permanenza al Trashi Chhoe Dzong dove è situata la casa de ministri, la Sala dell’Assemblea nazionale, la sala del trono del re e la sede estiva dell’Abate del Bhutan, capo dei monaci Bhutanesi. Che, a un certo punto fa rientro allo Dzong e che, nonostante a vederlo, non sembri niente di che, qui incute un rispetto esagerato. Tanto che il suo nome (Tulku Jigme Chodak) si pronuncia a bassa voce e men che meno può essere indicato con il dito. Apprendo infatti che l’indice non si punta contro nessun essere umano, solo animali e cose.
E, infine, la cena. Una delle peggiori della mia vita. Cena che si svolge in una sala sontuosa dell’Albergo dove alloggio a Changangkha (la parte alta di Thimpu), il Bhutan suites. I camerieri vestiti da parata e bastanti a servire un esercito intero, si affannano a portare piatti con cibi sempre nuovi. Operazione del tutto inutile perché tutto sa, tristemente, di bollito e non è possibile differenziare alcun sapore.
venerdì 28 agosto
BHUTAN – da Thimpu a Wangdi a Punaka
sabato 29 agosto
domenica 30 agosto
BHUTAN – PUnaka e dintorni
La cena, a Punakha, finalmente, e’ “locale-adattata” quindi …buonissima.
lunedì 31 agosto
BHUTAN – Paro e dintorni
I luoghi sono meta di pellegrinaggio continuo da parte di anziani bhutanesi che continuano a circoambulare recitando incessanti mantra. Nemmeno un adulto, nemmeno un giovane. Solo persone anziane e qualche bambino.
Le sale sono tutte pulitissime e illuminate con specifica attenzione alle esigenze architettoniche e di scenografia. Mi colpisce una piccola porzione di pavimento dove, nel legno, e’ impressa l’impronta dei piedi di un monaco che deve aver fatto delle prostrazioni la ragione della sua vita. Del suo nome non si conserva memoria ma la traccia della sua presenza non smette di tramandare, a dispetto del tempo trascorso, una particolare carica di energia e di emozione.
L’arrivo in Albergo e’ sconvolgente. Siamo non solo poco fuori Paro ma proprio fuori dal mondo. Il Village Lodge, infatti nasce come un fungo quasi dal niente in mezzo a una risaia, subito a ridosso di un fiume di media portata. Il che sarebbe ancora niente. L’interno mi lascia interdetta e, se non fosse molto tardi, me ne andrei senza esitare. Sembra un castello dei fantasmi. Modernissimo (e ti pareva!) ma con tutti gli arredi ultra antichi, dalle fogge e dimensioni piu’ disparate: ceste di vimini, stoviglie metalliche, alabarde, armi, un’intera raccolta di oggetti misteriosi e … una maglia ferrata di ferro! La camera, di dimensioni smisurate e incongruenti, ha due balconi, un bagno in perfetto stile zen (con tanto di pietre vive nella scanalatura del pavimento!), candele accese, fiori galleggianti nelle ciotole, due quadri con la ruota della vita avviatati alle pareti e chiavistello di ferro con la catena! Il che sarebbe ancora poco a confronto con l’enorme stanza “multimediale”. Dove un pc dallo schermo ultimo grido (sebbene di lentissima connessione), condivide lo spazio con tre divani di bambu, tre termosifoni elettrici e … un altare di preghiera, completo di tutto. Dalle torma, al porta incensi, alle statue, alle ciotole per le offerte, alle khata. Una cosa cosi’ risulta ardua da potersi immaginare …
mercoledì 2 settembre
BHUTAN-DELHI
giovedì 3 settembre
DELHI
sabato 5 settembre
domenica 6 settembre
ZURIGO-ROMA