2019/03 – AREF International in India
dal 03 marzo al 13 marzo 2019
AREF INTERNATIONAL realizza la propria attività di:
Cooperazione internazionale
a sostegno dei Rifugiati politici provenienti dal Tibet
Come ogni anno l’Associazione compie il periodico viaggio di verifica delle proprie attività, realizzate a favore dei rifugiati politici Tibetani che vivono in India. Quest’anno l’Associazione sarà rappresentata dal Presidente (Marilia Bellaterra). E per questa occasione l’intervento sarà svolto in una unica tappa: in India del Nord, a Dharamsala dove l’Associazione lavora avendo come propri referenti locali: l’Ufficio del Dalai Lama, il Department of Education (DOE), il Department of Home, il Tibetan Children Village (TCV) e la Jampaling Elders’ Home, dove è in corso un progetto “LO SPAZIO DELLE MEMORIE” che prevede di attuare un collegamento tra gli ospiti della casa e un pari numero di ragazzi del TCV, al fine di preservare le “memorie” di un Tibet Libero e di realizzare uno spazio museale, con foto, video, oggetti e immagini, visitabile da parte del pubblico e punto di riferimento per gli ospiti stessi.
L’Associazione sarà rappresentata dal presidente Marilia Bellaterra e dalla giovane e attiva volontaria Caterina Berliri.
Segue l’itinerario del viaggio
6 marzo – mercoledì
Dedico la giornata al disbrigo delle diverse incombenze istituzionali e amministrative. Innanzi tutto l’incontro con il Kalon (Ministro) del Department of Religion and Culture, il Ven. Karma Gelek Youtok, nel suo Ufficio al terzo piano della nuova costruzione, ormai quasi terminata, di fronte alla Library (che sarà anche sede del nuovo Museo del Tibet). Ci eravamo conosciuti già molti anni fa quando era al Department of Education e poi ci eravamo un po’ persi di vista. Ritrovarci è stato un piacere reciproco e l’occasione per un confronto sulla attuale situazione tibetana e sul ruolo di S.S. il Dalai Lama, già al suo 84 compleanno. Segue una visita al Department of Information and International Relations (DIIR) per il rilascio della consueta press card. E un piacevolissimo incontro, al Delek Hospital, con il Direttore amministrativo Dawa Punky. In serata una necessaria visita alla sede del Democratic Party e a quella di Students for a Free Tibet, per mettere a punto i dettagli di utilizzo della bandiera del Tibet che ha viaggiato con me dall’Italia. Con qualche difficoltà visto il peso (4 kg.) e le dimensioni (6 mt. x 4 mt.) … Non sarà possibile tenerla durante la marcia. Ma sono sicura che troveremo il modo di utilizzarla al meglio. Anche grazie a Tashi Lamsang, Segretario generale e, soprattutto a Tenzin Tsundue che, pur impegnato a Delhi per gli eventi locali del 10 Marzo, ha trovato la maniera di far sentire la sua presenza, operativa e affettiva, come in ogni occasione.
Nel pomeriggio c’è stato un incontro, altrettanto gradevole, al Tibetan Children Village (TCV), con il Direttore Mr. Tsultrim Dorjee e con gli studenti che saranno coinvolti, quest’anno, nel progetto “Lo Spazio delle Memorie”…
9 marzo – sabato
Oggi la giornata è dedicata a una pausa di riflessione, agli ultimi preparativi per gli eventi del 60° Tibetan Uprising Day di domani. E per una visita molto gradita: al NingTob Ling per incontrare, dopo qualche tempo, Nawag Lhamo, inossidabile e determinata Direttrice della struttura.
11 marzo – lunedì
Oggi è la seconda giornata al Jampaling Elders’ Home. Lo spazio, nella sala di preghiera, è ampio e poco illuminato. Penso che il video non sarà all’altezza, le foto anche e un po’ mi dispiace. Ma quando arrivano gli anziani ospiti il loro sguardo e i loro sorrisi accendono mille luci e trasformano tutti i colori. Penso a quando erano giovani, come i ragazzi che stanno per incontrare. E mi sembra di sentire, come un brivido gelato, il dolore di tutte quelle speranze archiviate, di quelle perdite senza restituzione, di tutti quei desideri inevasi. Io non saprei sorridere ancora. Dopo 60 anni. E come ogni volta, in circostanze analoghe, mi domando cosa renda possibile sopportare tanto e rialzarsi sempre, dopo ogni inimmaginabile offesa. Loro ne sono stati capaci. E ancora oggi sono qui per trasmettere la loro esperienza a chi pensano possa accoglierla con rispetto e possa utilizzarla per sé, trasmetterla alle generazioni che verranno e rendere il futuro capace di trasformazioni migliorative, degne di questo nome … Per questo, quando i ragazzi arrivano, disordinati, timidi e confusi mi sembra di cambiare scenario. E, forse, non è un caso se i loro report saranno tecnicamente meno esaustivi dei precedenti. Mentre il clima che si crea nel buio della grande sala si riempie, piano piano, di tante vibrazioni. Dando origine a qualcosa di insolito dove la distanza e il rispetto si trasformato in vicinanza e affetto. E le mani dei ragazzi si staccano dalle penne e dagli appunti per condividere abbracci, lacrime e sorrisi. Come se quegli anziani fossero davvero i propri “nonni”, punti di riferimento affettivi e testimoni indimenticabili per nuove storie da raccontare, condividendo con i propri interlocutori futuri analoghe emozioni. Mi ha davvero colpito come la timidezza e reverenza iniziale, con pochi stimoli forniti, con il contesto adatto e con un tempo davvero molto breve, si sia trasformata in un’occasione di incontro così emotivamente coinvolgente per tutti, una vera e propria relazione. Come testimoniano, oltre ad alcune immagini, anche i biglietti (scritti in inglese e in tibetano) che i ragazzi hanno lasciato in dono ai loro nuovi “amici speciali”.
Al termine del pomeriggio una visita e un grazie a Tsultrim Dorjee, Direttore del TCV che, con la sua disponibilità, con la sua flessibilità e con la sua carica di energia positiva, ha reso possibili queste due giornate. In cui 19 ragazzi e 13 anziani hanno messo in comune le proprie emozioni regalando a tutti noi un’esperienza davvero unica e speciale.
La giornata non poteva concludersi meglio. Una cena davvero “nutriente”, con Dicky e Sherab, cui va tutto il mio profondo affetto e tutta la mia gratitudine per essermi amici. Veri. A dispetto del tempo e della distanza.
12 marzo – martedì
Partenza in auto da Dharamsala, lungo una strada che rapidamente abbandona le montagne innevate per snodarsi, piatta e a livello, fino ad Amritsar, dove arriviamo nel primo pomeriggio.
Anche qui devo constatare che nonostante gli anni siano ormai tanti, quasi 20, che l’India mi attira nei suoi innumerevoli percorsi e itinerari, ogni volta è l’occasione per nuove esperienze, pur negli stessi luoghi. Questa volta è un albergo insolito, il “Paradise” che di tale ha solo il nome … O, la visita, per l’ennesima volta al Golden Temple, dove è tangibile la cura particolare di chi crede non solo nelle divinità ma in tutti i loro simboli, riti e rappresentazioni.
O ancora, la visita al Jalianwalla Bagh, nel cuore della città di Amritsar. Dove il 13 aprile migliaia di indiani si radunarono in occasione della festività Sikh di Baisakhi per l’arrivo della primavera. Il raduno sfidava l’articolo della legge marziale che proibiva le riunioni di cinque o più persone in città. Il luogo del ritrovo era un parco circondato su tutti i lati da mura di mattoni e con una sola stretta apertura per l’accesso e l’uscita. Le truppe inglesi e i gurkha marciarono sino al parco guidati dal colonnello e veterano della prima guerra mondiale Reginald Dyer che, senza sparare alcun colpo di avvertimento affinché la folla inerme si disperdesse, ordinò ai suoi uomini di aprire il fuoco. Dato che non esistevano nel parco altre uscite oltre a quella già ingombrata dai soldati, la gente tentò disperatamente di scappare arrampicandosi sui muri e alcuni si gettarono in un pozzo per sfuggire ai proiettili. Furono sparati 1.650 proiettili e in pochi minuti vi furono ufficialmente “almeno 379 morti e oltre 1.200 feriti” mentre le truppe si ritirarono senza fornire ai feriti alcuna assistenza. Per il movimento nazionalista indiano, e per quello gandhiano in particolare, il massacro di Amritsar segnò un cruciale punto di svolta e quando l’India ottenne l’indipendenza venne costruito nel Bagh un monumento ai caduti a forma di fiamma, mentre sono tuttora visibili sui muri del parco i segni dei proiettili sparati. Ad oggi (non ricordo di averlo notato nel corso delle precedenti visite) una curiosa architettura arborea mette in scena un frammento di quella sparatoria folle, quasi a volerla rendere presente nella memoria ma incapace di fare del male …
13 marzo – mercoledì
Volo da Amritsar a Delhi e da Delhi a Roma, con arrivo in serata. Anche quest’anno posso dire che, più che un “viaggio” si è trattato di un blitz …